Bergamo: l’aio nel metaverso
L’aio nell’imbarazzo godette di un successo immediato sin dalla prima al Teatro Valle a Roma il 4 febbraio del 1824 e non è difficile comprenderne i motivi.
Donizetti ebbe a disposizione un libretto formidabile – che Jacopo Ferretti aveva tratto da una fortunatissima commedia omonima del conte Giovanni Giraud – sul quale, nonostante gli usuali tempi convulsi nella composizione, realizzò un lavoro che pur ancora legato alle influenze rossiniane comincia a far intravvedere l’evoluzione estetica e formale che avrebbe caratterizzato sua produzione successiva.
A favore gioca anche l’argomento “pruriginoso” dell’opera, capace comunque di passare indenne sotto le forche della censura pontificia, probabilmente anche perché il preposto all’ufficio censorio era il poeta Giuseppe Gioacchino Belli che di Ferretti era consuocero oltre che co-fondatore dell’Accademia degli Elleni.
L’Aio torna in scena al Donizetti Opera nell’edizione critica curata da Maria Chiara Bertieri in un allestimento fortunatissimo che ne disvela tutta la modernità.
Francesco Micheli – e col lui il drammaturgo Alberto Mattioli – proietta la vicenda nel 2042 in un mondo in cui il metaverso ha sostituito la vita reale azzerando i rapporti interpersonali perduti nei viluppi del “virtuale”, situazione apparentemente perfetta per il vecchio Marchese Antiquati che può così salvare i due figli dai “pericoli” dell’amore e delle donne rinchiudendoli in un universo domestico ripiegato su se stesso e “vero” solo se visto attraverso occhiali per la realtà aumentata.
Durante l’overture, grazie ai sapidi video di Studio Temp insieme alle animazioni – divertentissime tra simboli grafici e loghi di social network realizzate da Emanuele Kabu – si scoprono le ragioni della misoginia del Marchese che, politico di successo, si era visto tradito e abbandonato dalla moglie fuggita con un vichingone barbuto.
Ovviamente i rampolli faranno da sé, Enrico il maggiore sveglio sposandosi in segreto con Gilda la ragazza del palazzo di fronte con la quale ha pure un figlio, Pippetto il minore grullo trescando con la vecchia serva di casa.
Su tutti il precettore Gregorio che condurrà con saggezza e ironia le vicende fino al felice scioglimento.
Gli elementi scenici di efficace essenzialità e in continuo movimento sono firmati da Mauro Tinti mentre di Giada Masi i bei costumi futuribili; Peter van Praet realizza un efficace disegno di luci.
Ci si diverte parecchio grazie alla regia mercuriale di Micheli che sembra strizzare l’occhio a Big-Bang Theory quanto a tempi teatrali trovando perfetta integrazione con le animazioni-capolavoro di Kabu, e poi ci sono i raider, i pacchi di “Ammazza Prime”, “FaceGram” a parodiare con gusto la nostra quotidianità.
L’esuberanza del gesto della giovane bacchetta Vincenzo Milletarì non sempre collima con la risposta dell’Orchestra Donizetti. La lettura del direttore tarantino è sostanzialmente corretta per quanto riguarda la forma, tutto quadra e ogni tassello va al suo posto ma talvolta sono il guizzo dinamico o il piccolo scarto di metronomo a mancare; verranno col tempo, lo studio e l’esperienza.
Alex Esposito disegna un Don Gregorio cesellato a bulino, forte di una voce sempre più brunita e rotonda e di una recitazione da attore consumato e attento a non eccedere mai, così come l’inossidabile Alessandro Corbelli – una lezione di canto, di dizione e di tecnica teatrale – è Marchese Antiquati dalla presenza carismatica e galvanizzante.
Accanto ai due senatori i giovani Allievi della Bottega Donizetti.
Francesco Lucii nei panni del Marchese Enrico convince sotto sotto l’aspetto attoriale ma la voce soffre di un vibrato strettissimo e di qualche incursione nei seni nasali.
Bravo davvero Lorenzo Martelli, capace di dare vita al tonto Pippetto con bella misura e vocalità sicura.
Canta davvero bene Marilena Ruta, Gilda dal fraseggio duttile e dalle agilità facili.
Bene anche Caterina Dellaere, che risolve con mordente ironia le voglie della cameriera Leonarda, e Lorenzo Liberali nel doppio ruolo di Simone e Bastiano.
Buona la prova del Coro Donizetti Opera preparato da Claudio Fenoglio.
Successo pieno per tutti.
Alessandro Cammarano
(26 novembre 2022)
La locandina
Direttore | Vincenzo Milletarì |
Regia | Francesco Micheli |
Scene | Mauro Tinti |
Costumi | Giada Masi |
Lighting design | Peter van Praet |
Video | Studio Temp |
Animazione | Emanuele Kabu |
Drammaturgo | Alberto Mattioli |
Personaggi e interpreti: | |
Il marchese Giulio Antiquati | Alessandro Corbelli |
Gregorio Cordebono | Alex Esposito |
Il marchese Enrico | Francesco Lucii |
Madama Gilda Tallemanni | Marilena Ruta |
Il marchese Pippetto | Lorenzo Martelli |
Leonarda | Caterina Dellaere |
Simone / Bastiano | Lorenzo Liberali |
Orchestra Donizetti Opera | |
Maestra al fortepiano | Hana Lee |
Coro Donizetti Opera | |
Maestro del Coro | Claudio Fenoglio |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!