Biennale Musica 2018: Le chant de la matière vola altissimo

Un viaggio alle radici del suono in cui si parte dalla percussione, intesa come molteplicità di declinazioni, per ritornare a forme primigenie della materia sonora, ma anche un addentrarsi nella produzione del suono attraverso un uso geniale e “in progress”dell’elettronica, scavando alle origini del “rumore” e della sua percettibilità.

Già nel titolo le intenzioni di Michelangelo Lupone e Laura Bianchini, fondatori di quel pilastro della sperimentazione musicale che è il CRM – Centro Ricerche Musicali sono evidenti; “Le chant de la matière”, definisce perfettamente il perimetro, amplissimo, entro il quale il CRM si muove e che qui trova sua piena espressione nei quattro pezzi proposti da Lupone e Bianchini in un programma di esemplare simmetria fra elettronica e percussioni aumentate e in unione con un percorso visuale che, illuminando gli strumenti aumentati presenti in scena, un Feed-Drum® e tre SkinAct, inquadra ulteriormente la natura del suono stesso che si fa colore e viceversa, in un processo di osmosi sensoriale.

In prima esecuzione assoluta Laura Bianchini propone la versione per computer di Luna doppia, che nei suoi nove minuti di suoni diafani ma densi e infinitesimi slanci dinamici nei quali la pregnanza dell’evocazione è costantemente presente, parla di luce fuggevole che si riflette su una superficie mobile e mutevole. Il computer si fa mezzo e fine nelle mani di Silvia Lanzalone.

In Terra (2017), composto dalla Bianchini su commissione del Festival Aujourd’hui Musique, Perpignan il Feed-Drum® assurge a strumento globale attraverso cui sperimentare con contatti differenti i limiti estremi della membrana in vibrazione. Philippe Speisser, eccelso percussionista, mostra, anche grazie ad uno schermo che rimanda al pubblico una ripresa dall’alto dello strumento, la costruzione stessa del suono. Il Feed-Drum® è accarezzato in tutta la sua superficie con un panno rosso, colore tutt’altro che casuale, percosso con dita e bacchette seguendo un disegno che riporta alle notazioni musicali antiche ma anche alla pittura, il tutto a produrre un suono di primitiva intensità e al contempo proiettato in una dimensione futura.

Una poetica complessa fa da filo conduttore a Canto di madre (1997) di Michelangelo Lupone. Suoni liquidi, ritmi di nenie infantili, una tavolozza sonora ricca di colori ora decisi ora tenuissimi, che entrano in punta di piedi nella percezione dell’uditorio per dilagare improvvisi a creare sensazioni di totale straniamento.

Pezzo forte del programma il monumentale Coup au vent (2015), in cui Lupone, complice Speisser e una regia del suono calibratissima, supera il concetto stesso di percussione, trasformando i tre SkinAct, che cambiano colore, grazie alla mutevole e pregnante retroilluninazione delle membrane, in strumenti capaci di sonorità polimorfe, in cui percosso e percussore si scambiano i ruoli fino a divenire un unicum. Speisser si fa a sua volta strumento in una performance che diviene danza e rito. La ricerca qui veleggia alta in un percorso di esemplare e coinvolgente circolarità, che parte dal suono primo e che ad esso ritorna dopo un percorso  affabulante di elaborazione, variazione e riproposizione.

Pubblico concentrato e partecipe, successo pieno e meritatissimo.

Alessandro Cammarano
(2 ottobre 2019)

La locandina

Philippe Spiesser strumenti aumentati Feed-Drum®, SkinAct
Silvia Lanzalone Live electronics
Programma
Laura Bianchini Luna Doppia  versione per computer
Terra per Feed-Drum®
Michelangelo Lupone Canto di madre per computer
Coup de vent per tre SkinAct

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