Bologna: problemi e risorse del parlare di musica nella tavola rotonda del «Saggiatore Musicale»

Come raccontare la musica, come spiegarla a voce o in uno scritto è un tema centrale per l’attività dei didatti in campo musicale, dei musicologi, dei critici e dei divulgatori in genere. La tavola rotonda «Traducimi la musica in parole: una sfida didattica e divulgativa», che si è tenuta il 23 novembre a Bologna nel corso del Ventitreesimo Colloquio di Musicologia del «Saggiatore Musicale», ha riunito sette docenti di chiara fama, professori emeriti e ordinari di diversi importanti atenei italiani, onusti di titoli, incarichi e pubblicazioni: Andrea Battistini, Lorenzo Bianconi, Paolo Gallarati, Giorgio Pestelli, Fabio Rossi, Luca Serianni e Giuseppina La Face Bianconi, chiamata a coordinare gli interventi. I luminari si sono espressi dal punto di vista delle discipline di loro competenza, dalla Storia della musica alla Musicologia, dalla Pedagogia musicale alla Drammaturgia musicale, dalla Storia della lingua italiana alla Linguistica alla Letteratura italiana, dipingendo un quadro composito e ricchissimo di spunti attorno alla complessa questione della verbalizzazione, continuamente affrontata da chi parla di musica.

La musica è un’arte asemantica, è impossibile riferirla a un preciso sistema di significati; si svolge nel tempo e quindi non è apprezzabile immediatamente nella sua totalità come è invece, per esempio, la pittura. Da tali caratteristiche discendono le principali difficoltà nel tradurla in parole; ma farlo è necessario, come afferma La Face Bianconi (docente di Pedagogia musicale), «per conseguire due obiettivi essenziali: cogliere la forma dell’opera; comprendere i significati che in essa e nella sua recezione si sono sedimentati. In estrema sintesi, il traguardo al quale la verbalizzazione mira è la comprensione musicale. Questa comporta che si sappia dominare “dall’alto”, magari al semplice ascolto, la struttura di un brano musicale; che si riferisca la composizione al contesto di produzione e di fruizione; che se ne scoprano le funzioni, le relazioni con gli altri saperi, il senso».

Dalla ricchezza di contenuti dei contributi che si sono susseguiti nell’arco di un pomeriggio a Palazzo Marescotti Brazzetti, magnifica sede del Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater Studiorum bolognese, traiamo qui soltanto qualche indicazione. Per cominciare, i suggerimenti di Giorgio Pestelli (Storia della musica) che ha rilevato come alcune musiche siano più facili da descrivere, per esempio i Quadri di un’esposizione di Musorgskij, e altre addirittura impossibili, come En blanc et noir di Debussy, sottolineando che, comunque, descrivere è altra cosa rispetto al penetrare all’interno dell’opera musicale. Pestelli ha sottolineato l’importanza precipua di studiare la forma, codificata o meno, della composizione di cui si vuol parlare, di individuarne il centro (che non si trova per forza a metà, ma è spesso in altra posizione) e di ascoltarla e riascoltarla per verificare la concordanza nella propria trattazione tra i due mondi in gioco, gli stessi cui Proust si riferisce nella sua Recherche: quello in cui si sente e quello in cui si scrive.

La scelta del lessico si rivela sovente problematica, nel tradurre la musica in parole, e Luca Serianni (Storia della lingua italiana) ha osservato come alcuni termini tecnici siano universalmente trasparenti, mentre altri non sono così risaputi: il significato di Adagio o Allegro è chiaro anche al profano, mentre la differenza tra melodia e armonia non sempre lo è. Di fatto, una certa quota di tecnicismi è inevitabile, nel parlare di musica; pazienza, dice Serianni, l’importante è il dosaggio tra i vari componenti della trattazione. La radice del problema, peraltro, sta nel livello troppo basso di alfabetizzazione musicale in Italia, come ha puntualmente rilevato La Face Bianconi (Storia della musica e Pedagogia musicale).

Paolo Gallarati (Musicologia e Storia della musica) ha offerto un esempio concreto ed efficace del parlare di musica simulando una lezione sulla Sonata op. 31 n. 2 di Beethoven a studenti del primo anno del Dams, non alfabetizzati musicalmente, in preparazione dell’esame obbligatorio di Storia della musica. Un altro modo di tradurre la musica in parole è stato illustrato da Lorenzo Bianconi (Drammaturgia musicale) che ha ricordato Jérôme-Joseph Momigny e le sue analisi del Quartetto K 421 di Mozart e della Sinfonia n. 103 di Haydn. Momigny, compositore e teorico della musica vissuto tra Belgio e Francia, è noto soprattutto per il suo Cours complet d’harmonie et de composition d’après une théorie neuve et générale de la musique pubblicato all’inizio dell’Ottocento; lì si trovano la sua dettagliata analisi del K 421 e il suo esperimento sul drammatico primo movimento del lavoro mozartiano: Momigny fece corrispondere un testo poetico alla melodia principale, come se il brano fosse una sorta di aria d’opera con le parole taciute ma sottese.

Il programma del Colloquio di Musicologia bolognese, svoltosi nell’arco di tre giorni, comprendeva anche una tavola rotonda sul teorico della musica tedesco Hugo Riemann, nel centenario della morte, e una gran copia di relazioni libere, affidate sia a studiosi di vasta esperienza sia a giovani, su una serie altrettanto ampia di argomenti riguardanti i più diversi aspetti della musica, dal Rinascimento ai giorni nostri, fino alle composizioni per il cinema e ad altri fenomeni del Novecento.

«Il Saggiatore Musicale», che ha organizzato il Colloquio, è un’associazione nata nel 1993 che ha sede nel Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e «si propone come scopo la promozione di iniziative culturali, editoriali, didattiche e formative nel campo della musicologia». Pubblica l’omonima rivista semestrale di Musicologia e la rivista digitale di Pedagogia e Didattica musicale «Musica Docta», oltre a organizzare numerose attività come presentazioni, rassegne, meeting, dibattiti. Da sottolineare l’interesse che rivolge alla divulgazione musicale, conferma di un significativo mutamento di rotta della musicologia italiana rispetto a un passato non troppo lontano, quando buona parte degli studiosi e degli accademici guardava alle attività divulgative con sufficienza e distacco.

Patrizia Luppi

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia del «Saggiatore Musicale»

22-24 novembre 2019
Palazzo Marescotti Brazzetti, Bologna

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