Bolzano: in Toteis il mito si scontra con la realtà
Il mito si scontra con la realtà e viceversa. Lo fa attraverso una figura nota nel Sud Tirolo, Viktoria Savs, che nella prima guerra mondiale si travestì da uomo per combattere nelle file dell’esercito austro-ungarico perdendo una gamba in battaglia. La donna diventò anche un’icona del nazionalsocialismo, ma anche una figura controversa tra i suoi stessi compatrioti. Pensare e realizzare un’opera su un personaggio così pieno di sfaccettature è stata un’impresa ardua. Ma Toteis, su musica di Manuela Kerer e libretto di Martin Plattner, eseguita in prima italiana allo Stadtheater / Teatro comunale di Bolzano a cura della Fondazione Haydn Stiftung, è un lavoro che pur nella sua complessità di scrittura e realizzazione, funziona perfettamente dal punto di vista drammaturgico-musicale. Il titolo doveva già essere rappresentato nel capoluogo sudtirolese nel 2020 ma la pandemia ha costretto a rimandarne l’allestimento.
Il punto di forza è la musica di Manuela Kerer, nata a Bressanone e ovviamente molto coinvolta nel descrivere una storia della sua terra dal contenuto politico-sociale. Da una parte utilizza lo Sprachgesang di derivazione wagneriana rapportato ovviamente al linguaggio dei nostri tempi. Lo fa anche insistendo su lettere (come s, p e h) a inizio parola descrivendo una balbuzie più interiore che fisica. Lo stile strumentale affonda nelle sperimentazioni del secondo novecento, con una tensione che punta molto sull’alternanza tra note lunghe, tenute dagli archi, e figurazioni ritmiche nervose di tutti gli strumenti, con un uso dell’elettronica limitato. Alle percussioni poi è affidato il compito di descrivere da un punto di vista sonoro anche l’ambiente della vicenda. Infine non manca un richiamo alle tradizioni popolari con i suoni dei danzatori di Schuhplatter, abitualmente gioiosi, ma non in questo contesto.
Al librettista Plattner va dato il merito di aver capito le intenzioni di Kerer, e di aver descritto una storia ambientata nel 1967 dove non si vuole giudicare la protagonista, ma le leggende nate intorno a lei, che a un certo punto sono smascherate grazie un tuffo nel passato. E in questo la regia di Mirella Weingarten riesce a trovare felicemente le chiavi di tutta la vicenda: la montagna non è un luogo idilliaco, ma un monito tragico con le macchie di sangue che non scompaiono con il tempo. I camerati che si radunano attorno a Viktoria sono descritti come mummie, e i pochi barlumi di umanità, come la barista che serve l’odiata pasta italiana, il disadattato Hansl e il padre di Viktoria che si scaglia contro la guerra, non riescono a conferire raggi di luce alla lettura della storia.
Tutti i cantanti hanno raccolto la sfida con estrema professionalità mettendo in mostra ottime capacità vocali a partire da Isabel Seebacher, il soprano che ha interpretato Viktoria con un forte senso di drammaticità, al controtenore Bernhard Landauer eccellente Hansl e al mezzosoprano Verena Gunk credibile nelle parti della barista Karola e della giovane Viktoria. Walter Kobéra, direttore musicale della Neue Oper Wien, dal podio ha tenuto in mano la complessità della partitura con apparente naturalezza, evidenziando al meglio le sfumature dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Ottimo il successo di pubblico per questo terzo titolo inserito nella rassegna Oper.a Larger than life dedicata al teatro in musica dei nostri giorni.
Michele Manzotti
(16 marzo 2022)
La locandina
Direttore | Walter Kobéra |
Regia e scene | Mirella Weingarten |
Costumi | Julia Müer |
Lighting design | Norbert Chmel |
Regia del suono | Christina Bauer |
Personaggi e interpreti: | |
Viktoria | Isabel Seebacher |
Karola/Vikerl | Verena Gunz |
Luis/Peter | Alexander Kaimbacher |
Hansl/Charlotte | Bernhard Landauer |
Eugen | Klemens Sander |
Schuhplattler | Christian Balzamà, Martina Lazzari, Sarah Merler, Matteo Sala |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | |
Wiener Kammerchor | |
Maestro del coro | Bernhard Jaretz |
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