Bolzano: Radames e Lohengrin, dittico d’antan

A voler dare un titolo al dittico che Oper.a.20.21 – Fondazione Haydn di Bolzano e Trento – ha scelto per inaugurare la stagione 2020 si potrebbe tranquillamente optare per qualcosa del tipo “Quando il contemporaneo diventa antiquariato”.

Radames di Peter Eötvös – qui alla sua prima italiana (sic) – è del 1976 mentre Lohengrin di Salvatore Sciarrino reca la data del 1982; due pezzi che risentono inesorabilmente del peso degli anni e del periodo storico che ne caratterizza la composizione, il che non sarebbe necessariamente un male, se non li si rappresentasse all’interno di una stagione che oramai da qualche fa del contemporaneo il fulcro attorno a cui ruota la sua proposta artistica.

Il lavoro di Eötvös, scritto in uno dei momenti di massima crisi del teatro d’opera inteso come centro di produzione di spettacoli – con un’assenza di fondi che ne fece paventare il tramonto definitivo – presenta qualche spunto di attualità ed è tutto sommato godibile nella vena d’ironia che lo percorre, con l’unico cantante che il teatro si può permettere per mettere in scena un’improbabile Aida cotringendolo a interpretare entrambi i protagonisti – visto che è un controtenore – vessato da tre registi che lavorano ognuno per sé.

Per quanto attiene a Sciarrino il suo Lohengrin mostra anch’esso i segni del tempo. Se venisse proposto in una retrospettiva dedicata al compositore siciliano, risalterebbe senz’altro come una delle sue produzioni meglio riuscite tanto è in grado di veicolare allo spettatore il senso di angoscia schizofrenica che assale Elsa dopo essere stata abbandonata dallo sposo e si estrinseca in un’imitazione dei suoni della natura e un’orchestrazione che rimanda a strutture madrigalistiche: qui appare invece un’opera d’antan.

Ci sarebbe ancora qualcosa da dire sull’idea di rappresentare questo dittico “contemporaneo” con il pubblico non in sala ma seduto – assai scomodamente ­– su una tribunetta che occupa metà del palcoscenico del Teatro comunale mentre all’altra metà è riservata l’azione scenica.

L’impianto ideato Dirk Hofacker – autore anche dei costumi – e illuminato da Samuele D’Amico serve perfettamente i due impaginati creando per Radames uno spazio non finito e funzionale all’idea di precarietà che l’opera suggerisce, mentre nel Lohengrin tutto si restringe tra le pareti di una camera di ospedale psichiatrico – claustrofobica e mutevole – che accoglie i vaneggiamenti strazianti di Elsa.

Bruno Berger-Gorski si rende protagonista di due ottime prove registiche cogliendo tutta l’ironia del lavoro di Eötvös, che viene trattato con tempi teatrali-televisivi che ricordano quelli delle sit-com, e mostrando di aver pienamente compenetrato l’essenza più intima dell’opera sciarrinana rendendo palpabile l’orrore dell’abbandono e del rifiuto che conduce la protagonista alla follia.

La direzione di Yannis Pouspourikas coniuga con grande intelligenza il dettato musicale con quello registico restituendo all’ascolto un narrato che rifugge da qualunque ricerca di artificiosità concentrandosi invece sull’essenza profonda della musica.

Straordinariamente bravi i cantanti attori impegnati nella produzione.

Il controtenore polacco Rafał Tomkiewicz è Radames di irresistibile comicità e al contempo capace di cogliere il lato tragico del personaggio costretto a sdoppiarsi e quindi a perdere la sua vera natura.

Céline Steudler è un mostro di bravura e se in Radames convince nei panni della regista d’opera che fornisce ossessivamente al povero controtenore indicazioni dinamiche spesso in contraddizione tra di loro e i Lohengrin che rivela tutta la sua arte. La Steudler gioca con la voce, rende i fruscii e i suoni della natura con facilità impressionante e dirompente forza drammatica fino ad ottenere effetti di straniante bellezza.

Ottime le prove di Alexander Kaimbacher (Regista di teatro e Coro), Javid Samadov (Regista di film e Coro), Salvador Pérez (Cameraman e Coro), Damien Liger (Direttore di scena) e Marion Noëlle (vestitrice).

Applausi cordiali al termine.

Alessandro Cammarano
(18 gennaio 2020)

La locandina

Direttore Yannis Pouspourikas
Regia Bruno Berger-Gorski
Scene e costumi Dirk Hofacker
Luci Samuele D’Amico
Radames
Personaggi e interpreti:
Regista d’opera Céline Steudler
Regista di teatro Alexander Kaimbacher
Regista di film Javid Samadov
Attore/Radames Rafał Tomkiewicz
Cameraman Salvador Pérez
Direttore di scena  Damien Liger
Vestitrice Marion Noëlle
Lohengrin
Personaggi e interpreti:
Elsa/Lohengrin Céline Steudler
Coro Alexander Kaimbacher, Salvador Pérez, Javid Samadov
Apparizione Lohengrin Rafał Tomkiewicz
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

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