Bonaventura Aliotti, Il trionfo della morte(e dell’oratorio)

Da Palermo a Palermo, così si potrebbe sintetizzare la parabola artistica e di vita di Bonaventura Aliotti, compositore, organista e maestro di cappella itinerante nell’Italia della tarda Controriforma.

Francescano minore conventuale “Padre Palermino” – così chiamarono Aliotti i suoi contemporanei – si fa ambasciatore dell’oratorio, nato ufficialmente nel 1600 con La rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri da Palermo, dove il genere era profondamente radicato nella tradizione compositiva sin 1650, anno di nascita dell’Abramo di Giovanni Conticini.

Aliotti lascia la Sicilia alla volta di Padova nel 1675, divenendo prima organista e poi secondo maestro di cappella alla basilica di Sant’Antonio, per la quale compone il suo primo oratorio, La morte di Sant’Antonio. Ne seguiranno altri dieci, di cui solo quattro sono giunti sino ai giorni nostri.

Da Padova Aliotti approda brevemente a Venezia – dove per altro le posizioni di rilevo nella musica erano saldamente in mano d’altri poco propensi a cedere il passo – per giungere poi a Ferrara, corte illuminata, dove trova mecenati e pubblico, oltre che colleghi come Legrenzi e Melani coi quali intrattiene fitti contatti.

Come in una lunga arcata Padre Palermino termina i suoi giorni nella sua Palermo – non prima di un proficuo passaggio a Spoleto – dove assume l’incarico di maestro di cappella della Cattedrale.

Del periodo Ferrarese, il più fruttuoso per il compositore, è Il trionfo della morte per il peccato di Adamo, eseguito nel 1677 alla chiesa della Confraternita della Morte dove era organista e attorno alla quale si incentrava la gran parte della produzione oratoriale della città.

Il trionfo della morte è un confronto continuo dei due personaggi principale, Adamo ed Eva, non solo con il peccato ma anche con la scoperta dell’amore, tra dubbi e tormenti. La Morte e la Ragione intervengono a metterli in guardia, così come Dio e Lucifero.

La registrazione, bellissima, che ne fa per la Accent l’ensemble Les traversèes baroques, mette in luce tutte le caratteristiche della composizione attraverso la ricerca di un suono luminoso e una lettura nitida e capace di mettere in risalto la drammaturgia del libretto.

La direzione di Étienne Meyer, ottimamente assecondato dai suoi strumentisti, è incentrata su una convincente idea di narratività capace di non perdere mai di tensione e allo stesso momento in grado di aprirsi a squarci di morbida sensualità.

Ottimi i solisti, con in testa Capucine Keller – Eva dalla voce ammaliante – e Vincent Bouchot – Adamo incisivo –.

Molto bene anche Renaud Delaigue impegnato come Iddio e Lucifero, ovvero le due facce di una stessa medaglia, Pauline Bündgen – Morte – e Emmanuel Vistorky – Senso –; tutti, con l’aggiunta di Lise Viricel, prestano le loro voci ai cori di Virtù, di Angeli e di Demoni.

Da  ascoltare e meditare.

Alessandro Cammarano

Bonaventura Aliotti
Il trionfo della morte
Les Traversées Baroques
Etienne Meyer
Accent, 2019

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