Carmela Remigio racconta “Donne all’Opera”
Francesca Ascioti, cantante lirica e fondatrice dell’Enea Barock Orchestra, per dire di no alla violenza sulle donne ha ideato Donne all’Opera. Il Concerto è stato registrato a porte chiuse all’Auditorium Parco della Musica, martedì 30 marzo e verrà trasmesso prossimamente sulle reti della Rai RadioTelevisione italiana. Ascioti ha riunito sei cantanti di livello internazionale e un’orchestra tutta al femminile di 22 elementi, guidate dalla maestra Valeria Montanari, tutte loro si ritrovano assieme questa prima volta nel segno della musica barocca per eseguire arie del repertorio operistico barocco del primo Settecento con musiche di Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel, Johann Adolf Hasse, Domenico Scarlatti e Alessandro Giacomelli Ospiti e testimonial dell’evento Maria Grazia Cucinotta ed Elisa Di Francisca.
«Donne all’opera – commenta la direttrice artistica Francesca Ascioti – nasce per far riflettere e far reagire tutte le donne vittime di violenza, attraverso la musica, vero unico linguaggio universale. Violenza significa non avere parole, e l’incapacità di ascolto, la solitudine. A questo male purtroppo così diffuso, noi vogliamo rispondere con un canto di rivolta perché crediamo che la musica sia anche libertà» – Per la prima volta, il gruppo Enea Barock Orchestra sarà tutto al femminile, per intonare canti di ribellione, di pace e di incoraggiamento per dire “basta”. «I lunghi mesi di isolamento per la pandemia – commenta Giovanni Nardulli, Vice Presidente di RiDiamo Onlus – hanno reso ancor più drammatico il bilancio della violenza domestica sulle donne, a cui spesso assistono impotenti i figli. Per questo, RiDiamo ha voluto fortemente questo evento, sostenendo la nascita e l’organizzazione di Donne all’Opera. Il nostro auspicio, in futuro, è portare questo bellissimo concerto ed il suo forte messaggio – per renderlo ancora più forte – in teatri pieni di pubblico.».
Il concerto ha il nobile obiettivo di sostenere le Onlus WeWorld e Vite senza paura, impegnate a sviluppare progetti dedicati alle donne che hanno subito violenza, e sollecitare proposte innovative per l’azione di prevenzione e tutela a favore di chi ha subito un abuso; un fondamentale sostegno psicologico alle vittime e campagne di sensibilizzazione per mezzo di iniziative culturali e momenti di riflessione sul tema. Questo evento è stato possibile grazie all’importante sostegno di alcuni sponsor quali: Eni gas e luce, Gruppo San Donato, Legance – Avvocati Associati e RiDiamo Onlus. Partner: Musica per Roma, Comune di Roma Municipio II, Comune di Roma, CONI, Fondazione Musica per Roma. Sponsor Tecnici: Cristò Couture, Materia in Evoluzione di Francesca Calvi, Per Lei Gioielli, Piper Club, Original BBQ Joe, Look Bijoux. Tamburo Rosso e Petroselli.
Le sei interpreti, arrivate a Roma da quattro diversi angoli del mondo, sono Anna Bonitatibus e Vivica Genaux, mezzosoprani, Carmela Remigio Patrizia Ciofi e Paola Valentina Montanari soprani e il contralto Francesca Ascioti. Il concerto è stato registrato nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.
Le prove del concerto, però si sono svolte al Piper Club di via Tagliamento a Roma. Davvero una sede singolare per un concerto barocco. Il Piper club nacque il 17 febbraio del 1965 quando Giancarlo Bornigia, Alberigo Crocetta e Alessandro Diotallevi presero in gestione un locale nel quartiere Trieste, destinato ad essere utilizzato come cinema.
I tre soci decidono di trasformarlo: lo riempiono di attrezzature all’avanguardia per l’epoca, lo decorarono con opere di artisti alle prime armi che animavano la scena artistica mondiale: Claudio Cintoli, che realizzò un pannello murale (il Giardino per Ursula), Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Mario Schifano e Piero Manzoni. Diventò la discoteca più famosa d’Italia, ha lanciato, fra i tanti, Patty Pravo, Mia Martini e sua sorella Loredana Bertè, Renato Zero
Chissà se Crocetta Bornigia e Diotallevi avrebbero mai immaginato che la musica barocca sarebbe risuonata fra quelle mura, nel “tempio” della musica beat e rock dei ruggenti anni ’60.
Abbiamo incontrato una delle sei artiste a pochi minuti dalla registrazione all’Auditorium, per farci raccontare perché hanno accettato di partecipare al concerto e quali emozioni hanno provato.
Il soprano Carmela Remigio era a Roma, pochi giorni prima di recarsi a Parma per cantare nella Certosa di Parma, con Marianna Pizzolato, lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi accompagnate dall’Orchestra Toscanini diretta da Enrico Onofri, in streaming il 2 il 3 aprile.
- In questo anno drammatico e complicato lei ha lavorato, per fortuna. Ma questa nuova esperienza è qualcosa di differente, però: un concerto con sei interpreti femminili, per una causa nobile. Cosa le ha dato questo concerto Donne all’Opera?
È vero in questo anno ho avuto la fortuna di continuare a fare il mio lavoro, certamente in condizioni molto particolari senza quel coinvolgimento emotivo così importante per il nostro lavoro, che ci dona il pubblico. L’organizzatrice di questo evento la collega Francesca Scioti, un contralto, ci ha coinvolte con il suo entusiasmo parlandoci del progetto e lasciando a noi la scelta sui personaggi femminili da portare in scena, eroine che noi, quando possiamo fare il nostro lavoro in palcoscenico, facciamo vivere in scena nelle loro sofferenze e nei loro sentimenti. Tutto questo ci fa comprendere forse più a fondo queste figure di donne complesse problematiche, con vite difficili spesso schiacciate dagli uomini, e penso che avvicinarsi a queste eroine ci ha messo in condizione di capire il problema e con grandissima partecipazione abbiamo aderito al progetto. Io adoro la musica barocca e l’idea di debuttare alcuni brani dell’Alcina di Haendel è stata una spinta ulteriore. Questo concerto mi ha chiarito che noi donne siamo brave e, se vogliamo, sappiamo mettere insieme le energie e riusciamo a creare qualcosa di grande. E’ un progetto molto ambizioso questo dell’Enea Barock Orchestra; riuscire a farci arrivare a Roma da ogni angolo del mondo, chi dall’Inghilterra, chi dalla Francia, chi dalla Spagna e da ogni angolo d’Italia. Non è stato facile in questo momento di restrizioni dovute alla pandemia. Però bisogna essere determinate, e le donne lo sono quando vogliono ottenere dei risultati e noi abbiamo tenuto fede al progetto anche per dire che l’opera lirica è a sostegno delle donne in difficoltà.
- Come è andata la registrazione? Eravate all’Auditorium ma senza pubblico. Che effetto le fa cantare rivolta ad una sala vuota?
È stata una giornata molto lunga; le regole imposte sono molto rigorose, l’obbligo di indossare la mascherina nei momenti in cui non eravamo impegnate a cantare; non poter stare vicine nei duetti crea qualche difficoltà dal punto di vista musicale, problemi che ritrovo in tutti i concerti e le opere che ho fatto in questi mesi. Stiamo vivendo un momento davvero difficile, poi si ha sempre la sensazione di non rispettare le regole a dovere e si ha sempre molta paura: una cosa da non sottovalutare. Cantare senza pubblico è una cosa alla quale faccio fatica ad abituarmi. Mi sono capitate due produzioni, nel corso di questo anno, nelle quali abbiamo cantato con le sale piene. Arianna a Nasso a Martina Franca, al Festival della Valle d’Itria, e il Rinaldo di Haendel al Maggio Musicale di Firenze. E’ stato molto bello risentire il calore del pubblico, anche se vedere una sala mezza vuota da una strana sensazione però almeno sai che c’è qualcuno che ascolta e vibra con te nell’ascolto e nelle emozioni che stai portando in scena. La presenza del pubblico per noi musicisti – ci tengo a dirlo – è la nostra energia, la nostra risorsa e la spinta ad andare in scena per emozionare, con il nostro canto e con la musica, è il “nostro pubblico”, il pubblico dell’opera lirica.
- Vedremo questo concerto in tv; quest’anno anche in streaming si trovano tante opere, concerti. Potrà essere una occasione positiva per il futuro? pensa che ci sarà un pubblico rinnovato, quando finalmente si riapriranno teatri e sale da concerto.
Vero in questi lunghi mesi le trasmissioni di musica in streaming sono tantissimi, li ho guardati anch’io, per ascoltare alcune opere, per seguire i direttori e i miei colleghi. Devo dire, però, che la tristezza che si prova ad entrare in scena senza ricevere l’accoglienza del pubblico è tanta e l’atmosfera è fredda. Questo però può servire a noi, musicisti, a valutare e a fare meglio e ad emozionarci di più ad immedesimarci ancora di più. Comunque sì, ben vengano perché queste registrazioni sono documenti però, io ritengo che l’opera e la musica devono essere vissute e consumate in quel dato momento. Un’esecuzione dal vivo è qualcosa di vivo, appunto, ti fa emozionare in quel preciso attimo e ti dona sensazioni diverse da quelle di una registrazione in cd o dvd, ascoltate da casa. Potrebbe diventare un accompagnamento musicale ai momenti della vita di ciascuno, lo streaming, ma non è il modo giusto per comprendere a fondo l’emozione dell’opera e della musica.
Annarita Caroli
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