Pier Luigi Pizzi, eterno ragazzaccio del teatro non solo d’opera, firma in toto un allestimento di grande rigore storico ma al medesimo tempo scevro da ogni calligrafismo.

Non ogni modernizzazione di un’opera storica risulta efficace, ma la riuscita trasposizione di Jetske Mijnssen di questo frammento di storia romana di Händel nella New York contemporanea ricorda che la natura umana e la brama di potere sono eterne, assumendo semplicemente forme diverse.

Il risultato è eccellente e, in linea con lo stile molto piacevole e divertente della penna di Mattioli, permette di percorrere con gioia oltre quattro secoli di storia del melodramma.

Ottavio Dantone, che della Haydn è Direttore Principale, riesce a portare felicemente a termine la sfida, restituendo un’esecuzione di fatto del tutto filologica e al contempo senza “tradire” la natura della compagine orchestrale, il tutto mettendo quanto più possibile a proprio agio la compagna di canto.

Cavalleria rusticana e Pagliacci tornano in scena al Teatro Comunale di Modena in coproduzione con la Fondazione Teatri di Piacenza, il Teatro Galli di Rimini e il Teatro dell’Opera di Sofia.

Il Teatro Verdi di Pisa, arrivato a conclusione di un’intensa stagione operistica, ha salutato la sala strapiena e festante con una Tosca sì applauditissima, ma non interamente convincente.

Lo spettacolo magnifico, sinora il migliore della stagione, molto deve all’impeccabile direzione di un maestro come Rinaldo Alessandrini, massimo conoscitore del repertorio barocco.

L’allestimento del Cervantes ha optato per un’estetica classica, fedele ai costumi e alle ambientazioni dell’epoca. In questo senso, il teatro ha compiuto un ulteriore passo avanti nella qualità delle proprie produzioni.

La narrazione scelta da Yamal das Irmich, regista della nuova produzione di Elektra al teatro Filarmonico di Verona, punta sulla modernità della tragedia di Hofmannsthal non meno che della partitura straussiana.

Alle Murate Art District gli Amici della Musica di Firenze ci offrono l’ultimo appuntamento di Ritratti, spazio dedicato a compositori contemporanei invitati ad affiancare, in un immaginario dialogo tra passato e presente

Immersa in una dimensione onirica, bagnata dai frangenti del ricordo, l’ultima opera di Verdi è dominata, nella concezione di Damiano Michieletto, da un senso di malinconia e di morte.

Monumento alla civiltà strumentale e musicale del periodo barocco, i Six Concerts avec plusieurs instruments, così il titolo originale, furono composti da Johann Sebastian Bach per il margravio Christian Ludwig von Brandeburg durante il periodo 1718-1721 quando Bach era Kapellmeister alla corte del principe Leopold di Anhalt-Köthen.

La Norma di Vincenzo Bellini che è stata allestita al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per quattro repliche, a partire dal 9 marzo scorso, dopo 45 anni ha riportato al pubblico questo capolavoro e lo ha fatto con una realizzazione musicale trionfale, […]

L’operazione di trasposizione, per quanto difficilissima, è stata condotta con estrema cura, in modo da non scontentare chi ama il film ma anche da far divertire chi quel cult non lo conosce.

Molto coerentemente, anche la regia ha offerto una lettura più asciutta e drammatica, mettendo l’accento sullo scontro politica-vita personale.