Quella tra opera e cinema è un’attrazione fatale in cui – come in ogni rapporto passionale che si rispetti – momenti di intensa complicità si alternano ad altri in cui il desiderio di reciproca distruzione si mostra con prepotenza.
Quella di Brazzale, Franco e Onori è “la” storia del jazz perché è un punto fermo: 110 anni (suppergiù) di tendenze musicali, personaggi geniali, antropologia della musica, stili, spirito del tempo, esperienze culturali e di mercato (e influenze reciproche), editoria cartacea e discografica.
Solo un veneziano con assidue frequentazioni bolognesi avrebbe potuto scrivere un pamphlet sugli eccessi del teatro d’opera suo contemporaneo con tanta elegante ironia e cogliendo con sagacia tutti gli eccessi di un certo repertorio barocco più incline alla meraviglia fine a se stessa che non al rigore imposto dalle regole.
La leggerezza della verità – intendendo i due termini nella loro accezione più alta – è la cifra che caratterizza l’ultima fatica letteraria di Alberto Mattioli che dopo un’appassionata digressione felina torna al suo primo grande amore, tanto grande che se si trovasse a dover scegliere se rinunciare all’opera o ai gatti – sono parole sue – sacrificherebbe gli adorati mici.
In questa collana, nata per avvicinare i piccoli lettori all’ascolto musicale attraverso illustrazioni, rime giocose e musica ben eseguita (hanno già partecipato l’OPV e I Virtuosi italiani), si aggiunge quest’anno un nuovo albo illustrato dal titolo “Un pianoforte, un cane, una pulce e una bambina”, ispirato alla raccolta “Album pour les tout-petits” (1913) di Mel Bonis.
Ispirata dal neonato genere della non-recensione racconterò oggi un paio di cose di un libro che – prendi e lascia, un atteggiamento cui ben si presta per la sua natura antologica – riposa felicemente sul mio comodino da mesi. Il compito è gravoso: anzitutto, per obbligo di onestà. Verso chi legge e verso chi ha scritto questo libro. Spiegherò tra qualche riga il perché.
Parlare di Ottocento francese senza parlare di Charles Valentin Alkan significa escludere inopinatamente uno degli indubbi protagonisti della vita musicale dell’epoca, le cui influenze sui contemporanei […] e sulle generazioni dei gallici più giovani […] basterebbero a giustificare la curiosità nei confronti della vasta e varia produzione del compositore.
«Mozart e Verdi parlano all’uomo, Beethoven parla dell’uomo, si esprime senza nessun edonismo per compiacere l’ascoltatore […]»; cosi Riccardo Muti nell’intervista-dialogo con Benedetta Saglietti – storica della musica di rara sagacia – in apertura di La Quinta Sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann che la Saglietti stessa pubblica per Donzelli Editore.
Si può essere diva pur non essendolo? La risposta è sì, e Daniela Mazzuccato ne è la prova provata; lo si scopre nel delizioso volume edito da Mgs Press “Daniela Mazzuccato. La regina dell’operetta” che Rino Alessi – dopo quelli su Piero Cappuccili, Carlo Cossutta, Giuseppe Patanè e Bonaldo Giaiotti – le dedica.
Sette saggi – più due appendici archivistiche – riportano l’attenzione sulla figura di Giovanni Battista Perucchini, che nell’arco della sua non breve vita di attenzione negli ambienti musicali non solo veneziani ne ebbe parecchia, ed a ragion veduta.
Fra le vittime di una situazione che induce il turista a ridimensionare l’entità delle sue ferie estive è anche il percorso transfrontaliero tra Pirano e Padova nel nome di Giuseppe Tartini di cui si celebra il duecentocinquantesimo anniversario della morte.
A cinquant’anni dalla scomparsa, sono state numerose le iniziative che hanno celebrato la figura di Mario Castelnuovo-Tedesco, nato a Firenze il 3 aprile del 1895 in una famiglia di banchieri ebraica di origine senese e morto a Beverly Hills in California, il 17 marzo del 1968, anno cruciale per i destini dell’umanità.
L’invidia è al centro del volume di Salvatore Capodieci, psichiatra e psicoterapeuta, che ha dato alle stampe nella collana Vivae voces di Lateran University Press il bel saggio su Re Salomone e il fenomeno dell’invidia, Psicologia e Bibbia in dialogo
S’intitola La bacchetta di Puccini l’imponente volume che Antonio Orlandini, storico della musica di Cento, in provincia di Ferrara, dedica a Gaetano Bavagnoli (Parma, 1879–Milano, 1933).
Basso ostinato, finora inedito vede finalmente la luce pubblicato dalla Società Editrice di Musicologia dopo un paziente lavoro di collazione dei dattiloscritti a cura di Oreste Palmiero, bibliotecario e musicista anch’egli vicentino.
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