CD: Luca Quintavalle illumina Eberl
Se avesse accettato di completare il Requiem K 626, impedendo che fosse lasciato in mano al grigio Sussmayr, Anton Eberl avrebbe dato diversa impronta all’estremo incompiuto mozartiano; la storia andò diversamente ma oramai è storia.
Che sia stato o meno suo allievo l’affetto e l’apprezzamento di Mozart nei confronti di Eberl sono ampiamente documentati, tanto che il Salisburghese non si adombrò mai quando più di un editore cialtrone fece passare per sua più di una composizione dell’oggi meno celebrato collega, che tuttavia al suo tempo godette in vita di una fama pari a quella dello stesso Mozart, di Haydn e di Beethoven.
La stima non fu mal riposta, visto che la produzione di Eberl presenta la caratteristica comune solo ai grandi, ovvero fare propria la lezione del passato e comporre nel presente proiettandosi nel futuro.
Per la Brilliant Classics Luca Quintavalle, clavicembalista di rango, abbandona lo strumento d’elezione per incidere al fortepiano – il passaggio dalla corda pizzicata a quella percossa è naturale e benvenuto soprattutto nella nuova generazione – l’integrale delle Sonate del compositore viennese, restituendo loro il posto preminente che meritano nel panorama della musica pianistica non solo del Primo Ottocento, ma più in generale dell’intera produzione del Diciannovesimo secolo.
Complice un fortepiano – copia di Paul McNulty da un originale del 1805 di Walter & Sohn fornito da Marco Barletta – dal suono austero, talora arcigno ma capace di regalare armonici croccanti e morbidezze inaspettate, Quintavalle mette in luce, pagina dopo pagina, la genialità di Eberl, capace di stupire con modulazioni inattese, sovvertimenti delle forme codificate, impasti geniali; il tutto con una costante ricerca di un suono mai fine a se stesso, giustamente percussivo ma senza ossessioni, ricco ma con misura.
Alcuni momenti sono profetici della musica che verrà – anche molti anni dopo – come il Finale-presto assai della Grand Sonata Op. 27, guarda caso dedicata a Luigi Cherubini o l’Allegro agitato, teatralissimo, della Grand Sonata Characteristique Op. 12, la favorita di chi scrive, eppure profondamente figlie della loro epoca, così come deve essere.
Un CD meditato dalla prima all’ultima frase e registrato assai bene che può occupare un posto privilegiato nella discoteca di addetti ai lavori e appassionati.
Alessandro Cammarano
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