Cesare Lievi: «Vi racconto il mio Tristan und Isolde»
Ieri sera abbiamo assistito alla Prima del Tristan und Isolde (QUI la nostra recensione), titolo inaugurale dei Budapesti Wagner Napok 2018 al Müpa. Oggi incontriamo Cesare Lievi, regista gentiluomo, intellettuale raffinato e autore del riuscitissimo allestimento, che ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.
- Qual è la sua visione generale del Tristan?
Tristan und Isolde è un’opera sull’amore carnale, sull’Eros inteso nella più pura delle sue accezioni; il tema di Amore e Morte era già ben presente in Kleist, che non si limita a rappresentarlo ma arriva a viverlo; infatti si legherà a una donna che accetterà di farsi uccidere da lui che subito dopo si toglierà a sua volta la vita. Inoltre è lo specchio fedele della società in cui nasce, ovvero di quella borghesia tedesca per la quale il sesso, o meglio il parlare di sesso era un tabù. Wagner mettendo in parole e musica questo grumo di passioni inespresse dà al pubblico la possibilità di rispecchiarsi in esse attraverso l’azione teatrale. Veda, se il Tristan fosse stato scritto da un francese ne sarebbe uscito un vaudeville o un’operetta; Wagner invece ne fa una tragedia, un, mi passi il termine, peep show
drammatico, proprio per il suo coté culturale.
- Alla fine Tristan è un dramma familiare.
È una tragedia borghese, che avviene in uno spazio chiuso, domestico. Prendiamo ad esempio Re Marke, figura singolare che potrebbe uccidere gli amanti e inspiegabilmente non lo fa.
- Nel suo allestimento l’elemento liquido, l’acqua costituisce il Leitmotiv principale; quali le ragioni di questa scelta?
L’elemento marino è fortemente presente nel corso di tutta l’opera, soprattutto nel rpimo e nel terzo atto. Nelle proiezioni abbiamo un mare calmo, navigabile, mentre nel secondo l’azione si sposta sott’acqua; elemento che dà la vita può contemporaneamente toglierla impedendo la respirazione…pensi alle ultime parole di Isolde… Nel terzo atto siamo invece sul fondo del mare, brullo e desolato come una prateria.
- L’altro Leitmotiv è il divano, non a caso viola…
Esattamente, e anche qui abbiamo voluto differenziarlo in tre momenti principali infatti è solido e rassicurante nel primo atto, in bilico nel secondo, a sottolineare la dicotomia fra ragione e passione, pensando che Wagner qui riserva alle atmosfere sospese della notte le pulsioni e al giorno la razionalità e l’ordine e infine smembrato nel terzo.
- I richiami alla “venezianità” dell’opera ritornano anche nelle citazioni di Mariano Fortuny, altro veneziano di adozione…
Esattamente, nei tessuti e nei decori. Tristano risente moltissimo dell’indefinitezza dell’atmosfera lagunare, soprattutto nella scena notturna.
Alessandro Cammarano
(Budapest, 8 giugno 2018)
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