Charles Valentin Alkan, il genio ritrovato
Parlare di Ottocento francese senza parlare di Charles Valentin Alkan significa escludere inopinatamente uno degli indubbi protagonisti della vita musicale dell’epoca, le cui influenze sui contemporanei (tra cui fondamentali le relazioni con Chopin e Liszt) e sulle generazioni dei gallici più giovani (come Franck e Saint-Saëns) basterebbero a giustificare la curiosità nei confronti della vasta e varia produzione del compositore. Troppo spesso, però, questo autore viene ridotto ad un funambolo della tastiera, compositore di brani spacca-mani dal virtuosismo circense, un giudizio tagliente che odora ancora di primo Novecento, epoca in cui il linguaggio pianistico, pur raggiungendo vette di difficoltà, si distingue per un grado di raffinatezza ed essenzialità in aperta opposizione alle sovrabbondanze ottocentesche (“ossa e muscoli” cercava Bartók, che pure dalla pesante scrittura romantica aveva preso il via).
Quanti nostri pareri sono inconsapevolmente influenzati da giudizi sommari radicatisi negli ambienti di università e conservatori proprio in quegli anni e tramandatisi di professore in allievo fino ad oggi (c’è ancora chi sostiene che Schumann non sappia orchestrare, che Čajkovskij presenti i temi senza ombra di elaborazione, che Donizetti sia un compositore da un tanto al chilo)? Senza saltare alla conclusione contraria, quel gridare al capolavoro spesso più alla ricerca della gloria personale che di rendere giustizia al valore dell’opera in questione, basterebbe veramente tornare alla parte e ad un ascolto scevro di preconcetti per rivalutare enormemente la musica di Alkan. Chiunque dia un ascolto approfondito alla Grande Sonate op. 33 “Le Quatre Âges”, ai Preludi op. 31 (soprattutto alla meravigliosa e suggestiva Chanson de la folle au bord de la mer), alla Sonatina op. 61, agli Studi op. 35 e soprattutto 39, alla Sonata per violoncello e pianoforte op. 47 e a molti altri lavori si renderà conto che molto si nasconde sotto la superficie di ottave, salti e folli volate.
Mi si perdoni per questa lunga introduzione, ma mi sembrava necessaria per chiarire quanto il lavoro di Vincenzo Maltempo sia importante. Il pianista beneventano, vero specialista dell’autore, ha infatti pubblicato in questo 2020 “Lo strano caso di Charles Valentin Alkan – Vita e musica di un genio dimenticato”, un imponente volume di oltre 450 pagine interamente dedicato al compositore francese. Il libro, edito per Florestano Edizioni, si attesta subito come un pezzo di bibliografia essenziale per chiunque sia interessato non solo ad Alkan, ma a tutto l’ambiente parigino dell’800, che Maltempo dipinge con efficacia nelle numerose divagazioni che permettono di abbracciare anche la spinosa questione dell’antisemitismo in Francia o le radici culturali della famiglia Morhange/Alkan (comodamente esemplificata da un pratico albero genealogico in appendice). Non sono pochi i difetti di libro, in realtà. L’interessantissimo contenuto non è seguito da una cura formale all’altezza: anche una rapida lettura dimostra la necessità di una più attenta correzione di bozze, che ha lasciato sul campo numerosi refusi oltre a ripetizioni di frasi e citazioni a distanza di capitoli. Particolarmente sconveniente la gestione degli esempi su pentagramma che, copiaincollati direttamente dalle parti molto spesso senza chiavi ed armatura, rendono assai difficile comprendere l’effettivo aspetto musicale senza desumere in qualche modo la tonalità del passaggio. È sicuramente troppo presto per chiamare una seconda edizione di un libro pubblicato a febbraio, ma spero che tra qualche anno il successo e l’interesse sia divulgativo che accademico per questo testo possa motivare una ristampa più accorta (e magari con una prefazione di spessore) che ci lasci un volume di riferimento per tutti gli studiosi, gli appassionati e i curiosi per i decenni a venire.
Questo perché il libro merita – e veramente. Non soltanto Maltempo esplora approfonditamente la vita di Alkan, inserendolo nel panorama a lui contemporaneo attraverso divagazioni storiche e i commenti e le testimonianze di amici e figure a lui vicine, ma si preoccupa di indagarne l’eredità in oltre 20 pagine dedicate alle influenze su compositori e pianisti da Busoni a Ciccolini. Non pago, dopo un’estesa introduzione Maltempo si lancia ad esaminare uno per uno tutti i brani con l’occhio dell’interprete, dal più ampio affresco alla più concisa pagina d’album, includendo trascrizioni, musica da camera, il repertorio per organo e pianoforte a pedaliera, fino alla non vasta ma affascinante produzione vocale. A completare l’opera un’appendice con le testimonianze più rilevanti riportate per esteso in Italiano, il citato albero genealogico, tutti i domicili di Alkan con tanto di cartina d’epoca, il catalogo aggiornato dell’autore, bibliografia e discografia di riferimento. Un lavoro che oltre a testimoniare l’entusiastico impegno di Maltempo nel farsi campione di questo e altri compositori relegati all’ombra, aprirà a molti diversi scenari inaspettati su Alkan, la Francia e il pianoforte romantico.
Alessandro Tommasi
(11 ottobre 2020)
Info:
Autore | Vincenzo Maltempo |
Editore | Florestano Edizioni |
Pagine | 464 |
Pubblicazione | 2020 |
ISBN/EAN | 9788831486033 |
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