Colugna: Sokolov demiurgo con Mozart, Schumann e tanti bis

Ospite fisso delle stagioni musicali alla Fondazione Luigi Bon in provincia di Udine, sono sei anni consecutivi che il decano del pianoforte, così viene chiamato l’insuperabile Grigory Sokolov, tiene un recital da tutto esaurito nella sala concerti della città dell’arte e della musica di Colugna, una bomboniera dall’acustica ideale per i repertori cameristici. Luce soffusa, come d’abitudine per il maestro di Leningrado, per un concerto introdotto dal professore Roberto Calabretto che con una prosa lucida e coinvolgente, ha fornito al pubblico tutti gli elementi utili per calarsi al meglio all’ascolto di un originale programma.

Mozart e Schumann, autori storicamente distanti se si considera che il primo nasce cent’anni prima della morte del secondo, ma musicalmente vicini nelle sensibilità che il tedesco romantico ha sempre dimostrato verso il divino salisburghese.

La prima parte, tutta dedicata a Mozart, ha portato Sokolov a scelte davvero curiose, come avvicinare il “Preludio (Fantaia) e Fuga in do maggiore Kv 394”, omaggi musicali frutto dell’influenza di Philipp Emanuel Bach e di Haendel, con una fuga “animata dalla linfa vitale del contrappunto” come scrisse Massimo Mila, alla celeberrima “Sonata in la maggiore Kv 331”, quella per intenderci che scardina la struttura classica della Sonata e ha nell’ultimo tempo la famosissima “Marcia alla turca”. Sokolov con una magistrale interpretazione, come nel “Rondò in la minore” a chiusura del primo tempo, ha letteralmente trasformato il pianoforte, infondendogli sonorità fortepianistiche senza però calarlo nel retrò, piuttosto in una essenzialità cristallina che dagli abbellimenti ai grandi sviluppi di frase ed armonici, non ha mai tradito una coerenza e un’intenzionalità esegetica altissima e senza precedenti.

Applausi a non finire, e venticinque minuti dopo il secondo tempo, ecco una monografia schumanniana dedicata all’opera 99, di rarissimo ascolto. “Bunte Blätter”, tradotto in italiano con “foglie colorate”, ovvero tutti gli “scarti pianistici” che il compositore aveva operato dalla scrittura dell’”Album per la gioventù” ad altri lavori. Un’operazione di recupero e revisione per quattordici brani scanditi in tre blocchi. Ad ogni numero un colore, per un caleidoscopio di emozioni e tinte che l’insuperabile Sokolov ha riversato attraverso i tasti a tutto il pubblico rapito. Un arcobaleno che verrebbe solo voglia di riviere e rivedere. Ogni nota meriterebbe un commento, ogni brano un lungo capitolo di appunti all’insuperabile intelligenza e all’altissima sua sensibilità del nostro.

Applausi ancora più forti e ripetuti che nel primo tempo, per aprire viene da dire, la terza parte di concerto. Quella che Sokolov riserva come ormai una piacevolissima abitudine ai suoi concerti. Cinque bis, richiesti uno più dell’altro, per un’immersione totalizzante e finale nel romanticismo: Chopin e la “Mazurka op. 30 n 2”, Brahms e l’”Intermezzo op. 118 n. 2”, ancora Chopin con la “Mazurka op. 68 n. 2”, Rachmaninov con “Prelude op. 32 n. 12” e finale di nuovo con il polacco e il “Prelude op. 28 n. 20”.

Alessio Screm
(7 febbraio 2020)

La locandina

Pianoforte Grigory Sokolov
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Preludio (Fantasia) e Fuga in do maggiore KV 394
Sonata n. 11 in la maggiore KV 331 (300i) op. 6 n. 2
Rondò in la minore KV 511
Robert Schumann
Bunte Blätter op. 99
Bis:
Fryderyk Chopin 
Mazurka op. 30 n 2
Johannes Brahms 
Intermezzo op. 118 n. 2
Fryderyk Chopin 
Mazurka op. 68 n. 2
Sergej Rachmaninov
Prelude op. 32 n. 12
Fryderyk Chopin 
Prelude op. 28 n. 20

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