“Compositrices”: Alexandre Dratwicki e la musica al femminile
Ha dimensioni a dir poco colossali la nuova incisione discografica appena lanciata dal Palazzetto Bru Zane – Centro di musica romantica francese di Venezia: un cofanetto dedicato alle compositrici romantiche francesi con 8 CD, quasi 200 brani tra musica sinfonica, vocale, cameristica e pianistica, 10 ore di ascolto per 21 autrici
https://www.youtube.com/watch?v=rieQaUn00Ic
Una proposta che fa tremare il sangue nelle vene per diversi motivi, primo fra tutti il livello qualitativo degli artisti coinvolti e l’eterogeneità di stili e generi rappresentati per una musica decisamente nuova all’orecchio di tutti, poiché mai sentita nelle sale da concerto.
Se promuovere le compositrici è diventata oggi quasi una moda (trattata essenzialmente come un abito “usa e getta”), il Palazzetto Bru Zane comincia da molto lontano il suo percorso di ricerca in questo campo, sviluppando l’ardito progetto d’incisione nel 2019. Le registrazioni sono state effettuate, quindi, nell’arco di quattro anni tra Venezia, Parigi, Metz, Tolosa e Tourcoing. Ma attenzione! Gli effetti dell’ascolto possono essere rivoluzionari: si potrebbe scoprire che sì, anche le donne hanno composto musica classica, partecipando al loro tempo prima di essere rappresentative del loro genere (come ci ricorda nelle note del cofanetto il pensiero illuminato di Étienne Jardin, direttore della ricerca e pubblicazioni al Palazzetto); i musicisti potrebbero rimanere affascinati dallo spessore e dalla bellezza di queste musiche decidendo di metterle in repertorio; e ancora, i direttori artistici potrebbero rischiare l’insinuarsi di un pensiero ardito osando una programmazione musicale più ricca, assicurandosi l’inaudito.
Nell’attesa di un cambiamento che solo a scriverlo suona epocale, poniamo qualche domanda ad Alexandre Dratwicki, direttore artistico del Palazzetto Bru Zane.
- Il cofanetto “Compositrices” è uscito lo scorso 10 marzo: come si gestisce un progetto di tali dimensioni? Dalla scelta del repertorio al contatto con gli interpreti, dalle incisioni al completamento finale del prodotto…
All’inizio di questo progetto c’era il desiderio di promuovere le donne compositrici ancora più di quanto stessimo facendo. Erano in corso varie iniziative, tra cui un ciclo monografico su Mel Bonis, quando è arrivata la pandemia. Per certi versi è stata benefica per la causa delle donne compositrici, poiché le varie cancellazioni successive ci hanno dato l’opportunità di pensare a come ampliare le ambizioni del nostro approccio. Questo cofanetto è il risultato di tale riflessione. Una volta presa la decisione, abbiamo sollecitato gran parte della nostra rete di partner e artisti, chiedendo a ciascuno la disponibilità e la motivazione ad accompagnarci. Nessuno di loro ha rifiutato, ma rimaneva la parte più difficile: raccogliere le partiture, valutare il loro interesse, progettare i tempi, calcolare i budget. È la forza del Palazzetto Bru Zane poter contare su team affiatati ed entusiasti. La fase più complicata è stata, infine, quella di raccogliere tutti i file definitivi e organizzare l’alternanza dei brani all’interno dei dischi.
- Al di là della bellissima storia che ci raccontiamo da tempo sulla necessità di ampliare i programmi musicali delle stagioni concertistiche con le opere sconosciute delle compositrici, Il Palazzetto è l’unica realtà in Italia – l’unica istituzione pluriennale con attività ordinaria lungo tutto l’anno – ad aver introdotto anche in passato in modo continuativo la musica scritta dalle donne, e da qualche anno ad averle dedicato ancora più spazio. Come si spiega? Se mi permette un po’ di ironia, occorre avere sangue francese per essere così folli?
Questo approccio è forse più ovvio per noi che per altri, perché una donna compositrice non è altro che una “compositrice dimenticata”, e la missione del Palazzetto è quella di riscoprire questo gruppo di personalità nel loro insieme, uomini e donne. Per questo abbiamo lavorato su Hélène de Montgeroult e Marie Jaëll molto prima che la “moda” delle compositrici si affermasse, anche per motivi socio-politici. In Francia, questo approccio è ormai quasi obbligatorio per i programmatori, ma solo da pochi anni. Il fenomeno è stato così rapido che persiste un problema: manca ancora una conoscenza approfondita di questa musica, e semplicemente una parte delle partiture è ancora inedita (o disponibile solo in modo riservato e quindi non facilmente accessibile). L’obiettivo della nostra pubblicazione discografica è quello di offrire al pubblico e ai musicisti, in un’unica soluzione, una conoscenza non esaustiva ma panoramica di tutto ciò a cui possono attingere. E se piace un pezzo di Chaminade o di Sohy, sarà sempre più facile in seguito cercare altre cose grazie a Internet. Per quanto riguarda il fatto che si debba essere francesi per difendere questo repertorio… penso solo che sentire che si tratta delle proprie radici culturali aggiunga un piccolo senso di necessità e utilità. Detto questo, non c’è bisogno che vi ricordi che il mio nome non suona molto francese per farvi capire che il desiderio di recuperare il patrimonio va oltre i confini. E gran parte del team del Palazzetto Bru Zane proviene dai quattro angoli d’Italia e porta avanti questo progetto con passione!.
- Secondo lei, perché i teatri e le sale da concerto dovrebbero aprire a questa “nuova” musica? E come dovrebbero iniziare a programmarla?
Abbiamo sempre pensato che la composizione dei programmi si sia ridotta nel tempo a 500 titoli, poi a 100, poi a 50, poi a 30… Si noti che i compositori d’opera francesi sono spesso ridotti a una o due opere al massimo: Faust e Romeo per Gounod, Carmen per Bizet, Werther e Manon per Massenet, La Juive per Halévy, ecc. Questo impoverimento ha bandito il 98% del repertorio, opere, sinfonie o musica da camera. La causa delle donne compositrici è formidabile per noi, perché questo obbligo morale di dare loro spazio nella programmazione significa automaticamente che tutto ciò che sentiremo sarà raro o addirittura inedito. Il risultato sarà una politica a favore della ricerca di repertorio, dell’editoria musicale, della riflessione sulla costituzione di un programma e, per gli esecutori, della necessità di lavorare su nuove partiture. Ne beneficeranno tutte le professioni e le cause che sosteniamo e che valgono anche per i compositori dimenticati. Il fondamento di questo approccio è la curiosità. Dei programmatori, dei musicisti, del pubblico. Resta il fatto che l’accesso alle idee rimane per il momento la conditio sine qua non per il funzionamento del meccanismo. Assisteremo quindi all’evoluzione della professione di “direttore artistico” e senza dubbio anche alla sua reinvenzione.
- L’attività di ricerca e produzione contraddistingue il Palazzetto Bru Zane. Se marzo ha visto il lancio di questo cofanetto, ad aprile arriverà una pubblicazione su Augusta Holmès, di cosa si tratta? Del vostro ricco ed interessante catalogo, in futuro sarà possibile avere traduzioni in italiano o in inlgese?
Si tratta della pubblicazione di un libro tascabile su Augusta Holmès, una delle figure femminili più emozionanti (e coinvolgenti) del nostro tempo. Per noi è fondamentale promuovere il nostro repertorio non solo dal punto di vista sonoro, ma anche dare vita e sostanza agli artisti stessi. A Mel Bonis il nostro collega Etienne Jardin ha dedicato un libro scientifico frutto di un convegno veneziano, a Holmès è la musicologa Hélène Cao a prestare una penna entusiasta che sa come catturare il grande pubblico. La questione della lingua – conclude Dratwicki – è per noi complessa. Lavoriamo dall’Italia su un repertorio francese per tutto il mondo, che è, per consenso, di lingua inglese. Dobbiamo prendere posizioni chiare se vogliamo lavorare serenamente: per quanto sia ovvio che per il nostro pubblico a Venezia l’italiano sia una lingua prioritaria, a livello internazionale prevale l’inglese. E per quanto riguarda i ricercatori che lavorano su questo repertorio, è difficile pensare che non parlino (almeno un po’) il francese. Tutti questi aspetti vanno affrontati, e purtroppo non esiste una soluzione perfetta.
L’appuntamento ora passa dalla musica riprodotta a quella dal vivo, con l’inaugurazione il 1° aprile del festival “Compositrici”, che nel primo fine settimana di programmazione veneziana offre all’ascolto musiche di Rita Strohl, Hélène Fleury, Charlotte Sohy, Lili Boulanger, Mel Bonis e Juliette Dillon (per info https://bru-zane.com/ciclo/ciclo-compositrices/).
Monique Cìola
Condividi questo articolo