Cristina Ferrari: al Municipale di Piacenza una stagione aperta ai giovani e ai nuovi linguaggi
In questi giorni di resilienza avere la forza e le capacità di poter inaugurare una Stagione Lirica non è da tutti. Piacenza, città tragicamente messa a dura prova dalla pandemia, ma vivace comunità che non si arrende, vede nel suo Teatro Municipale un riferimento per la resistenza culturale e la speranza di rinascita sociale. Cristina Ferrari ne è Direttore Artistico e, con l’esperienza e l’intelligenza di chi sa fare, si è resa protagonista di una convinta resilienza progettuale, al punto che oggi domenica 20 dicembre alle 15.30 potremo seguire gratuitamente la première de Il Barbiere di Siviglia sul canale Youtube di Opera Streaming, primo portale regionale di trasmissione dell’opera lirica dai teatri dell’Emilia-Romagna, dove poi resterà visibile anche successivamente.
Abbiamo incontrato Cristina Ferrari per fare il punto su alcune pragmatiche questioni e, con la consueta disponibilità, abbiamo avuto conferma di quanto bene possano fare le persone giuste al posto giusto.
- Cara Cristina, cosa rappresenta lo streaming di questa sera? Perché è stato importante e necessario lasciarlo in programmazione?
Il Barbiere di Siviglia che vedremo su Opera Streaming rappresenta quella che sarebbe dovuta essere la “prima” di Stagione, programmata per il 18 dicembre, in coproduzione con il Teatro Regio di Parma, con cui si sta intensificando un proficuo rapporto di collaborazione. A tal proposito posso anticipare con soddisfazione che l’anno prossimo è prevista, sempre con il Regio di Parma, un’importante coproduzione, La Favorita di Donizetti, dove il Municipale di Piacenza sarà capofila.
Questo Barbiere vuole essere anche un sentito omaggio a Beppe de Tomasi, Maestro della regia di notevole esperienza e capacità, qualità che ha sempre dimostrato nei suoi allestimenti; potremo godere di uno spettacolo che, nel pieno rispetto della tradizione, è in grado di farci comprendere le sfumature intramontabili del Teatro e del nostro mondo. Era indispensabile mantenere la programmazione di quest’opera, inoltre, anche per sottolineare che i teatri sono indispensabili e necessari, oltre a essere aziende con lavoratori, maestranze e artisti che vanno tutelati nel loro impegno e nel loro quotidiano sacrificio. Il lavoro va riconosciuto e, pertanto, rappresentato.
- Quindi era giusto andare in scena. E la questione streaming? Valore aggiunto o realtà consolidata?
Era giusto andare in scena, in questo momento per forza di cose grazie al supporto dello streaming, che potrà però essere uno strumento utile e complementare quando lo spettacolo sarà nuovamente dal vivo. Perché, non dimentichiamolo mai, lo spettacolo è dal vivo e come tale va tutelato. Veicolare con queste trasmissioni – preciso che sono gratuite – la resilienza della città e la cultura del territorio è importantissimo. Devo dire, per tutta onestà, che il progetto di trasmissione in streaming per i Teatri di Tradizione della regione Emilia-Romagna era nato prima dell’emergenza Covid: il progetto di Edunova – Università di Modena e Reggio Emilia, finanziato dalla Regione, ci ha stimolato e ha permesso di andare avanti. È sembrato quasi provvidenziale.
- Per quanto riguarda la situazione attuale delle politiche culturali, c’è un certo movimento diretto e indiretto? Cosa può dire a riguardo?
È facile criticare, buttare benzina sul fuoco, dire cose giuste o meno giuste, eccessive o meno eccessive. Preferisco parlare esclusivamente di fatti. Il Ministero ha riconosciuto comunque il Contribito FUS al 100%; c’è stato uno scambio continuo di informazioni e quello che doveva essere solo un palliativo per tranquillizzare tutti (questo accadeva a marzo ovviamente) in realtà si è tramutato in un sostegno reale a medio termine perché poi, a consuntivo, il FUS è stato confermato in toto senza dover garantire le alzate di sipario. Parlando sempre di fatti bisogna dire anche che, purtroppo, c’è chi ha fatto molto e chi ha fatto nulla. Per quanto mi riguarda, ho imparato ad aspettare e a riflettere per agire al meglio: credo che nel 2021 dovremo dimostrare di saper mettere in campo nuove idee. C’è necessità di trovare nuovi linguaggi ed è massima la necessità di non piangersi addosso. Mai come ora abbiamo il dovere di parlare soltanto attraverso le azioni: le parole stanno a zero se non sono supportate da garanzie produttive e buone pratiche gestionali.
- A questo proposito, come vi siete regolati per la sicurezza dei lavoratori?
C’è stato un continuo investimento di risorse, tempo ed energie: tamponi continui, controlli, sanificazioni, pulizie in numero ben superiore all’ordinario. Ad esempio, abbiamo provveduto al riallestimento degli spazi per il Coro e per l’Orchestra. Un lavoro complesso sia a livello gestionale che economico, ma necessario.
- Come settore siamo indispensabili?
Assolutamente sì, siamo un’istituzione e un’azienda che produce cultura.
- Produrre cultura vuol dire produrre futuro?
Certamente sì! Significa partire dalla nostra storia e, attraverso la valorizzazione del patrimonio, guardare al futuro trasmettendo il valore precipuo del nostro Paese.
- Possiamo quindi parlare di “prima” di Stagione?
Sì, una Stagione pensata da oltre un anno, anche perché dal 2021 si sarebbe dovuti partire col nuovo triennio artistico in relazione alle dinamiche di finanziamento ministeriale, ma in realtà sarà un anno “ponte”. Infatti recupereremo alcuni titoli che si sono dovuti sospendere a causa della pandemia, impegneremo ulteriori risorse economiche, aumenteremo le alzate di sipario, si spera dal vivo e non solo in streaming. Anche su queste tematiche c’è stato un continuo dialogo col Consiglio d’amministrazione della Fondazione Teatri di Piacenza e con il Presidente Patrizia Barbieri, Sindaco di Piacenza, che condivide pienamente la mia convinzione di voler portare in scena quanto già programmato. Per la Stagione 2020/2021 prevediamo ben otto titoli di opera lirica, oltre alla Stagione Concertistica e al Balletto (subordinato alle contingenze di spostamento delle Compagnie). Dopo il recente successo di Aci, Galatea e Polifemo nell’ambito del repertorio barocco, sarà affidata al regista Gianmaria Aliverta l’opera inaugurale della prossima Stagione Lirica; non perderemo l’appuntamento con le celebrazioni dantesche e poi avremo Pelléas et Mélisande di Claude Debussy (coprodotta assieme a Parma e Modena) e una folgorante Turandot di Giacomo Puccini (coprodotta con Modena, Parma e Rimini).
Ci tengo a precisare che non ho ancora presentato nulla ufficialmente al pubblico, in attesa delle disposizioni governative, ma posso affermare con certezza che siamo pronti per ripartire anche dal vivo e lo faremo senza indugio, non appena sarà consentito.”
- È da diverso tempo che l’impronta artistica del Teatro Municipale di Piacenza va verso iniziative in favore di categorie e percorsi particolari, vogliamo ricordarne qualcuno e anticipare qualcosa su ciò che verrà?
Certamente! Ad esempio, i mercoledì dei diciottenni, iniziativa con la quale regaliamo un ingresso all’anteprima dell’opera inaugurale della Stagione a chi compie i diciotto anni: un modo per augurare una vita nella cultura. Per il futuro è stata pensata l’intensificazione della Stagione Educational che sul 2022/2024 vedrà un percorso ancor più mirato sui giovani e i giovanissimi: dobbiamo sempre avere presente quelle che sono le esigenze reali e contemporanee delle nuove generazioni, così da poter realizzare delle proposte che siano tarate su bisogni ed esigenze reali, in modo da avere una ricaduta a lungo termine che vada a vantaggio del settore e, non di meno, della società.
- A proposito di esigenze, parliamo anche di musica contemporanea?
Al Teatro Municipale di Piacenza è un momento quanto mai favorevole per il Barocco. Devo dire che, diversamente forse da qualche anno fa, ora il pubblico di un teatro di tradizione è pronto ad accogliere e applaudire artisti meravigliosi come i controtenori Raffaele Pe e Filippo Mineccia. Altrettanto, però, dobbiamo guardare avanti e non dimenticare la valorizzazione delle scritture, dei linguaggi e degli autori contemporanei: noi abbiamo sempre cercato di farlo, sia nella concertistica che nell’opera lirica, tant’è che proprio con la contemporanea Opera minima di Joe Schittino eravamo in scena quando i teatri sono stati chiusi, lo scorso febbraio. Fondamentale è che il pubblico venga educato e condotto per mano all’ascolto di questo repertorio: troveremo il modo.
A noi sembra che “il modo” per trovare la via giusta a Piacenza si sia trovato da tempo ed è per questo che teniamo a sostenere con convinzione l’operato di chi, ogni giorno e nonostante tutto, sa prendersi la responsabilità di condurre alla Bellezza senza temere la fatica e onorando con sacrificio questo meraviglioso mestiere che è il “fare Arte”.
Grazie a Cristina Ferrari per il suo tempo e per l’esempio che offre nel segnare il passo. Brava!
Antonio Cesare Smaldone
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