Diritto alla conoscenza
Sarebbe fin troppo agevole snocciolare trionfalmente, a mo’ di ufficio stampa, i meri primati statistici di questa nuova produzione editoriale: una biografia documentaria di Mozart in 2003 “numeri” dal 1756 a tutto il 1792 – come a dire dall’atto di battesimo all’elogio funebre della Loggia viennese – arricchita in appendice dal catalogo personale di Mozart e dagli atti della pratica di successione ereditaria. Fonti primarie e secondarie; un apparato denso di note esplicative, identificazioni di personaggi e luoghi, rettifiche fattuali, rimandi incrociati e preziosi facsimili che fanno lievitare a 1628 il numero totale delle pagine. Tuttavia anche nel lavoro dell’erudito la dimensione del Kolossal non sarebbe di per sé garanzia di qualità. Lo si è visto in recenti occasioni, quando una setta di rancorosi guastamestieri e sedicenti esperti, impossessatasi di vecchi e nuovi canali di comunicazione sociale, spaccia per decostruzioni del Mito saggi da straccivendoli, raccolta indifferenziata di citazioni manipolate, note a piè di pagina, fantasie di romanzieri. E quando qualcuno – che vede nell’arte musicale un balsamo per lo spirito e nella storiografia un esercizio di crescita culturale da coltivare con rigore di metodo – li richiama ai principii fondamentali del mestiere, allora i signori negazionisti dell’evidenza reagiscono con divagazioni irrilevanti, contumelie e demagogia da piazzisti. E più il pubblico, abbagliato dal Kolossal autocertificato, presta orecchio alle Sirene della Rete, più il diritto alla conoscenza annega nelle risse da cortile intorno a dilemmi ideologici e para-teologici quali: esiste davvero il Genio? La Storia la scrivono i vincitori? La Scienza Ufficiale è asservita ad oscuri complotti dei Poteri Forti? A tutelare le innocenti vittime della truffa (o meglio: della fuffa) basterebbe una modesta ciambella di salvataggio, un rasoio forgiato dallo studioso indipendente Michael Lorenz: “Non tutto ciò che si stampa è un fatto, non tutto ciò che porta note a piè di pagina è scientifico”.
C’è da aggiungere che nel caso di Mozart le sirene ignoranti cascano particolarmente male, perché per nessun compositore d’epoca preromantica sono rimaste tracce altrettanto voluminose del suo passaggio sulla terra: carteggi, partiture autografe, documenti d’archivio, memoriali privati, fonti giornalistiche che svariano dal soffietto promozionale alla poesia d’occasione, dalla “breve di cronaca” alla recensione; materiale indispensabile per approfondire lo studio della biografia mozartiana, per contestualizzare la genesi delle sue composizioni e per comprendere come esse furono accolte dai contemporanei, quando con favore e quando no. Nemmeno Gesù di Nazareth raccolse unanimi consensi alla sua predicazione; ciò si ricorda a beneficio di coloro che oggi favoleggiano di Caduta degli dèi, ossia si proclamano inventori dell’ombrello. Un pélago tempestoso in cui fece naufragio il tentativo pionieristico di Georg Nikolaus Nissen, il successore nell’archivio e nel letto di Constanze al quale la morte impedì di portare a termine il suo progetto: una vasta raccolta conservativa di fonti scritte e orali che potesse servire di piattaforma oggettiva ai futuri biografi.
Ciò che a metà Ottocento rappresentava una missione impossibile per limiti di vario genere – non escluse le rèmore connesse al decoro familiare e alla residuale influenza della prosopografia eroica – fu realizzato un secolo dopo da Wilhelm Bauer e Otto Erich Deutsch, i cui monumentali Mozart: Briefe und Aufzeichnungen sono stati integrati in prosieguo di tempo (fino al 2005) da Joseph Heinz Eibl, Cliff Eisen e Ulrich Konrad. Né con tutto ciò il raccolto può dirsi terminato: una spigolatura collettiva tuttora in progress ferve sul sito internettiano Mozart: New Documents curato da Dexter Edge e David Black. Altri progetti in corso cominciano ad aggiungere alla già abbondante offerta una dimensione pluringuistica: il megaportale Digital Mozart-Edition, diretto da Ulrich Leisinger per la Fondazione Mozarteum di Salisburgo e le quadrilingui Mozart Ways, coordinate dal sullodato professor Cliff Eisen col sostegno finanziario dell’Unione Europea, di università e di privati.
Tutto ciò considerato, appaiono vieppiù risibili i conati dei terrapiattisti musicali nostrani con appendici cinesi e scozzesi, attavolati in maramaldesche battaglie di retroguardia contro “il mito di Mozart”; un presunto falso agiografico a dir loro creato a tavolino per disegni di potenza politico-razzial-commerciali. Partendo da Giuseppe II d’Asburgo per giungere a Frau Angela Merkel, e passando naturalmente per i Gesuiti, gli Illuminati di Baviera, il nazionalismo pangermanico dell’Ottocento e l’immancabile dottor Goebbels. Allo studioso principiante come al semplice appassionato desideroso di esercitare il proprio diritto alla conoscenza avvalendosi di quei mezzi che gli specialisti hanno già a disposizione da tempo, il dottor Marco Murara e l’editrice Zecchini si sono prefissi di offrire strumenti di lavoro in lingua italiana: dopo Tutte le lettere, la Biografia di Nissen e il Diario di Nannerl Mozart è ora la volta di queste Cronache, che fotografano in tempo reale lo stato dell’arte. Il lettore italofono, non avvezzo a simili attenzioni, godrà così il raro privilegio di trovare concentrato in uno scaffale unico quanto gli occorre per ritrovare la diritta via nella selva di testi, contesti e interpretazioni. Il tutto con risparmio non indifferente di tempo, denaro, complicazioni tecniche e dilemmi esegetici.
Compulsando i due volumi delle Cronache – che nella sua prefazione Angelo Foletto definisce “biografia preterintenzionale” governata dal calendario, nonché “atto onesto e scientifico” – il lettore avrà immediato accesso a traduzioni non solo dal tedesco prevalente (ovviamente un tedesco di tre secoli fa modulato su registri che vanno dall’aulico-letterario al burocratico di ancien régime e al semi-dialettale), ma anche da altri idiomi quali il latino, il francese, l’inglese e financo l’ungherese. Marco Murara, nativo bilingue professionalmente aduso all’ermeneutica “fine” e al puntiglioso controllo dei dati reali come colui che esercita il notariato a Bolzano, era il candidato ideale al non facile compito.
Refusi bagatellari, dai quali nessun lavoro a stampa va esente fin dal tempo di Babbo Gutenberg, potranno essere corretti nelle future ristampe e riedizioni accresciute che difficilmente mancheranno. Si citano qui ad esempio: “Schlichegroll” (due volte a p. XI; rectius Schlichtegroll), oppure, nell’indice onomastico, un “Nikolay Zygmuntowsky” (rectius: Mikołaj Zygmuntowski), o ancora l’inversione di cognome/nome ai danni del cardinal Vitaliano Borromeo, testimone di un concerto del Mozart bambino quando ancora risiedeva a Vienna in qualità di nunzio apostolico. Nulla più che nèi sul volto di una bella donna non destinata ad invecchiare tanto presto. Come consiglio per un assaggio a campione delle tante squisitezze in tavola, ci permettiamo infine di segnalare una decina di luoghi (il numero corrisponde al documento, non alla pagina; e ci si perdoni il laconismo volto ad aguzzare l’appetito): 71 “L’Avantcoureur”, 227 “Aristide ou Le citoyen”, 307 relazione di Charles Burney, 326 “Gazzetta di Mantova”, 641 contratto di matrimonio, 954 Nozze di Figaro, 1223 Ratto dal Serraglio, 1665 Don Giovanni, 1742 Requiem, 1874 Note biografiche di Nannerl.
Carlo Vitali
Mozart. Le cronache | |
(a cura di Marco Murara) | |
Zecchini Editore | |
due volumi in cofanetto | |
Vol. I: pp. LXII+770 – Vol. II: ppp. XXX+770, € 129,00 | |
2021 |
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