Dobbiaco: l’ispirazione del paesaggio alpino nella liederistica tedesca
L’ascolto interiore è una delle strade che portano all’atto creativo della composizione, cercando di fissare sulla carta quei suoni che nascono nella nostra anima o nella nostra mente; allo stesso modo, anche la percezione del mondo che ci circonda è stimolo alla creatività, di cui noi stessi facciamo esperienza ponendoci in ascolto dell’ambiente che attraversiamo, e che per la composizione fu teorizzato in America sessant’anni fa da Pauline Oliveros come deep listening.
Così era per Gustav Mahler, che nei boschi attorno a Dobbiaco aveva trovato il luogo ideale per comporre i suoi ultimi capolavori. «Non riesco a lavorare sulla scrivania – scriveva a Bruno Walter in una lettera datata 18 luglio del 1908 – per il mio movimento interiore ho bisogno di quello esteriore», ed ecco che le camminate a Carbonin, verso il Lago di Misurina e in altre località amene della Val Pusteria avevano contribuito alla stesura della Nona e Decina Sinfonia nonché per Das Lied von der Erde. Questi luoghi a sud dell’Impero austroungarico, oggi l’estremo Nord d’Italia nella Provincia di Bolzano, sono stati d’ispirazione non solo per Mahler ma anche per altri musicisti quali Johannes Brahms, Clara Wieck e Hugo Wolf, qui giunti per la Sommerfrische (villeggiatura estiva al fresco). Il turismo verso il sud Tirolo aveva ricevuto una forte spinta grazie alla costruzione nel 1871 della ferrovia Sudbahn da Vienna e all’inaugurazione di quel Grand Hotel che ancora oggi svetta imponente accanto alla stazione dei treni di Dobbiaco e che ospita da oltre quarant’anni le Settimane musicali mahleriane (kulturzentrum-toblach.eu).
L’ispirazione dei luoghi alpini visitati dai musicisti è stato il focus presentato il 18 luglio a Dobbiaco dalla storica manifestazione musicale, che ha proposto all’ascolto una serata liederistica basata sui soggiorni qui documentati di Brahms, Wolf e dei coniugi Mahler. La stessa è stata preceduta da un’interessante e dettagliata conferenza tenuta dai musicologi Ferruccio Delle Cave e Gerhard Fasolt, che hanno condiviso parte delle loro attuali ricerche sui musicisti in viaggio nel Tirolo asburgico (libro di prossima pubblicazione per l’editore Haymon di Innsbruck), già autori in coppia del libro “Max Reger. Von Meran nach Jena” (2016, Athesia, Bolzano).
Sul palcoscenico della Sala Gustav Mahler il giovane baritono Konstantin Ingenpass e il pianista Matthias Altenheld hanno deliziato il pubblico presente accompagnandolo in un cammino tra i gioielli di questo genere musicale, mostrando con sapienza e talento i diversi stili compositivi di autori e autrici che si sono susseguiti tra il 1870 e il 1910. Il concerto iniziava con Brahms, con una scelta eterogenea di sette Lieder tratti dalle opere composte durante il 1877, anno in cui visitò questi luoghi con «una passeggiata magnifica», come scriveva all’amica Clara nel mese di agosto: «senza ombra di dubbio non si può passeggiare in modo più bello, rocce dolomitiche di forme stravaganti di cui non ci si può saziare». Una scrittura liederistica, quella di Brahms, sicuramente molto lontana per ragioni storiche dalla semplicità della forma strofica, ma che frequenta sia la linearità di un unico lungo arco melodico in “Geheimnis” (op. 71 n.3), dove ritroviamo quella dolcezza materna tipica degli Intermezzi pianistici, sia la complessità di una scrittura che gioca con le pause del pianoforte per sottolineare le parole im Herzen tief (nel profondo del cuore) nel Lied “O kühler Wald” (op. 72 n.3). Nelle pagine di “An der Mond” (op. 71 n.2) si apprezzava la capacità di Ingenpass di una voce tragica ma mai eccedente nella drammaticità lirica. Qualità, quest’ultima, che ha saputo comunque dimostrare, senza mai snaturare il genere liederistico, nei componimenti di Hugo Wolf sui sonetti di Michelangelo Buonarroti, pagine con un registro ed una severità interpretativa in cui la voce del baritono si esprimeva in maniera eccellente, quasi fosse nata per cantarle.
Wolf arrivò a Dobbiaco nell’agosto del 1896, modificando il suo piano di viaggio a causa di un temporale, e rimase affascinato soprattutto dal Lago di Misurina: «un sentiero meraviglioso – riportava ad un amico – non paragonabile a nulla, sono fuori di testa!». Diversi furono invece gli anni di soggiorno in questi luoghi per la famiglia Mahler, addirittura anticipati rispetto a quanto conosciamo dalle ricerche di De La Grange. Dai ricordi del pianista Moriz Rosenthal pubblicati nel 1982 sulla rivista tedesca Das Orchester, ci rivelano Delle Cave e Fasolt, risulterebbe un loro incontro a Dobbiaco già nel 1898, in occasione del riposo del compositore boemo dopo un’operazione. Aldilà dell’esatto numero di presenze di Gustav Mahler, di sicuro aveva trovato a Carbonin il luogo ideale per la composizione, facendosi costruire una nuova casetta nel bosco dove ritirarsi a creare.
Il programma del concerto si completava con i Lieder di Alma e di Gustav. I componimenti scritti dalla moglie di Mahler e qui eseguiti presentano uno stile moderno e quasi criptico nella sua liquidità armonica, rivelando in “Ich wandle unter Blumen” su testo di Hesse un piccolo capolavoro teatrale che si consuma in poche battute. L’eccellenza delle opere per voce e pianoforte del marito è invece assai più conosciuta, e il fatto di aver posizionato i Rückert-Lieder in coda al programma portava la fine del concerto ad un livello superiore, dove il pubblico non riusciva a contenere l’emozione dell’applauso tra un brano e l’altro. “Um Mitternach” è risultato un capolavoro nello sposalizio tra il timbro emozionante e contrito della voce baritonale sulle parole disperate del testo poetico, unito alla scrittura scarna e scavata del pianoforte che vibrava ad ogni tasto sotto le esperte mani di Altenheld. Al termine di un ascolto così lungo ed intenso ci si avvicina ancora di più all’interiorità di un compositore come Mahler, scoprendo che sotto le macerie di una vita di sofferenza (quanto vibrano in lui le parole del poeta “sono così perduto al mondo che lei può pensare io sia morto!” dal Lied “Ich bin del Welt abhanden gekommen”) si trovi, ben nascosto ma tenace, il desiderio assoluto di un bambino di vivere e di essere amato (dall’ultima strofa di “Liebst Du um Schönheit”: “mi ami per Amore, oh sì, amami! Amami sempre, come io ti amerò per sempre”).
Monique Cìola
(18 luglio 2023)
La locandina
Baritono | Konstantin Ingenpass |
Pianoforte | Matthias Alteheld |
Programma: | |
Lieder di Johannes Brahms, Hugo Wolf, Alma e Gustav Mahler. |
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