Federico Maria Sardelli: Vivaldi secondo Vivaldi. Dentro i suoi manoscritti
Che Federico Maria Sardelli sia uno dei massimi, se non il massimo esperto, di Vivaldi è cosa nota.
Come musicista e musicologo aveva già dato alle stampe il frutto di una parte dei suoi studi, come L’affare Vivaldi (uscito per i tipi della Sellerio) oppure Il volto di Vivaldi, sempre per lo stesso editore, per il quale ha anche scritto un romanzo su una delle giovani ospiti dell’Ospitale della Pietà, dove Vivaldi lavorava come maestro di musica, Lucietta, organista du Vivaldi. Insomma, un Vivaldi studiato da molti punti di vista, che ora, nell’ultima produzione musicologica di Sardelli, ottiene “giustizia” per quanto riguarda la prassi esecutiva che gli pertiene.
Già nella prefazione, a cura di Michele Dall’Ongaro, si dice che l’intento di Sardelli è quello di insegnarci a interpretare Vivaldi “domandandolo direttamente a lui”. E, infatti, l’autore fa una meticolosa analisi delle partiture vivaldiane al fine di mettere in rilievo e chiarire ogni elemento della scrittura del “prete rosso”. I capitoli indagano sulle vicissitudini dei manoscritti e delle stampe, nonché sulle modalità di queste ultime al tempo del compositore veneziano, punto di partenza di tutte le altre riflessioni, tese a giustificare la necessità di una attentissima cura nella prassi esecutiva.
Sardelli ricorda così come sia necessario conoscere le abitudini alle abbreviazioni e alle correzioni (ci fornisce anche dettagliate descrizioni delle tecniche utilizzate) in voga nel Settecento per farne una corretta trascrizione. Per rendere giustizia alla prassi esecutiva vivaldiana analizza poi, minuziosamente, in altrettanti capitoli, il tempo come agogica (interessante la lista dei ben 26 tipi di “Allegro”), il tempo come metro, la dinamica, l’articolazione, gli ornamenti, il ritmo, il basso continuo, gli effetti speciali. Tutto ciò perché si riporti ordine in una consuetudine che ha recentemente fornito della musica di Vivaldi un’immagine di musica concitata e agitata per antonomasia. Vivaldi è pieno di nuances in ognuno degli elementi che Sardelli analizza e illustra egregiamente, analisi che fa sempre riferimento a brani ben precisi e che ha a corredo immagini di esempi tratti da manoscritti vivaldiani.
Mentre si legge tutto ciò che viene descritto e narrato del Prete Rosso, si ha, al contempo, una scorrevole panoramica del mondo musicale a lui coevo, quindi un lavoro che si può rivolgere a più tipologie di lettori: i musicisti (che in questo modo possono avvicinarsi al compositore storicamente informati e non cadere nei luoghi comuni di cui abbiamo detto sopra); i musicologi, che si trovano davanti moltissime fonti citate o mostrate e sempre analizzate a dovere da Sardelli (che, come noto, unisce nella sua persona il musicista – flautista, direttore d’orchestra e compositore – e il musicologo) e gli appassionati. Quindi il libro diventa una sorta di manuale a più livelli, grazie anche alla intelligente suddivisione degli argomenti trattati, che si concludono con un capitolo su “Spigolature e curiosità”.
Soprattutto, questo ottimo lavoro ci fornisce un Vivaldi autentico, che va fatto ascoltare come si deve e fatto conoscere anche nella sua veste di compositore meticoloso e non solo frenetico, anzi.
In questi decenni il successo di Vivaldi è sempre andato crescendo, ma, proprio per questo, sono venute alla luce esecuzioni talvolta travisate se non, addirittura, manipolate. Sardelli vuole riportare “verità e giustizia” e ci riesce ottimamente, rendendo questo grande compositore ancora più attuale e affascinante.
Donatella Righini
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