Firenze: Bach secondo Schiff
L’attualità di Johann Sebastian Bach sorprende sempre, commuove sempre. L’affascinante intreccio tra razionalità geometrica, intensità espressiva spalmate nelle meraviglie del processo compositivo e nelle visioni dell’invenzione musicale, spazio poetico ed esistenziale che ancora oggi ci parla, ci aiuta. Una identificabilità, un’estetica mai rassicurante però, ad ogni avvicinamento, ascolto, lettura, interpretazione, esecuzione, scoviamo un dettaglio, una luce che ci racconta altro. La modernità di Bach, nonostante attentati e tentativi di normalizzazione, sta tutta all’interno di un profondo messaggio intellettuale, oltre ogni religione, ideologia, universale anche per noi immersi in piena rivoluzione tecnologica.
Nella sconfinata produzione bachiana l’Arte della Fuga (1749-1750) opera incompiuta per la scomparsa del compositore, indeterminata riguardo alla destinazione strumentale (si dice probabilmente per strumenti a tastiera), risulta la composizione più problematica e discussa. Al Teatro della Pergola, per gli Amici della Musica di Firenze, nella lunga, dettagliata introduzione András Schiff ci parla attraverso la partitura dei quattordici contrapunctus, di canoni, simboli, riferimenti alfabetici e numerici. Usa il termine soggetto per identificare i temi dei singoli contrappunti, sempre più armonicamente complessi nel loro evolversi, per dare forma, senso a tutte le possibilità creative dell’esplorazione di un semplice spunto melodico.
Schiff sa bene, da profondo indagatore del mondo bachiano, che con quelle pagine in particolare, che presentano aspetti astratti ed aleatori (estetiche che solo nel ‘900 troveranno vera legittimazione), l’interpretazione assume un peso decisivo per non rischiare una elencazione puramente divulgativa. Il pianista ungherese affronta fragilità, purezza e potenza bachiana con una naturalezza sorprendente anche nei passaggi più complessi, con un tocco, una intimità che rende il compositore tedesco ancora più vicino a noi. Un Bach antiromantico il suo, anche spigoloso, asciutto nell’uso parsimonioso dei pedali.
L’esplorazione del mondo della fuga, in una coerenza strutturale di ampio respiro con pause brevissime, dalla semplicità melodica dei primi contrapunctus alla ricchezza scintillante degli ultimi, viene resa in una continuità, una unità poetica che rende l’Arte della fuga un percorso unico che trascende stili e teorie. Schiff si esalta nei passaggi ritmici, nelle accelerazioni, dinamiche e scelte timbriche, mai scontate ma cesellate all’interno dell’avanzatissima architettura contrappuntistica di Bach. Struttura dove l’intersezione tra il piano orizzontale (scrittura melodica) e quello verticale (ritmo) viene resa senza meccanicità ma in una pulsante, elegante tessitura che ci accompagna fino all’improvviso enigmatico vuoto del silenzio: il Contrapunctus XIV.
Paolo Carradori
(30 novembre 2024)
La locandina
Pianoforte | Sir András Schiff |
Programma: | |
Johann Sebastian Bach | |
Die Kunst der Fuge BWV 1080 |
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