Firenze: Claudio Ambrosini ospite degli Amici della Musica

  • La teatralità di Venezia

Nell’ultimo incontro del format Ritratti, nel programma degli Amici della Musica di Firenze, dedicato ai contemporanei, l’ospite è il veneziano Claudio Ambrosini. E veneziano non è solo un dettaglio biografico, qualcosa di più, perchè la città lagunare è costante presenza, come un fantasma, nelle partiture: misteriosa, elegante, sfuggevole, con i suoi rumori, colori, profumi che svolazzano tra i calli e canali. Cioè, musica. Venezia è musica: Gabrieli, Monteverdi, Zarlino, Malipiero, Maderna, Nono. Non scandalizzino questi arditi accostamenti, tra rinascimento e contemporaneo pulsa una insospettabile contiguità, sulla ricerca acustica, sul suono, sui timbri, sulla polifonia, sulla teatralità. Teatralità, ecco la parola chiave. Ambrosini oltre ai riconosciuti meriti compositivi, l’eleganza della scrittura, la cura del dettaglio, distribuiti in una ricerca sperimentale e multidirezionale, con uno sguardo al futuro ma forte del retroterra veneziano dei maestri rinascimentali, si dimostra un pregevole organizzatore, regista di tutti i materiali messi in gioco. Le sue opere anche se diverse per organico, linguaggio, trattamenti sonori sviluppano una drammaturgia ben delineata, gli strumenti, le parole, i musicisti, lo spazio, agiscono come protagonisti di una messa in scena dove la partitura è la guida, la sceneggiatura da seguire. Le composizioni di Ambrosini in programma, che vanno dal 1981 al 2014, confermano, pur nelle loro marcate diversità questa caratteristica predisposizione alla teatralità.

Come valore aggiunto della serata fiorentina presso il Conservatorio Cherubini, sul palco c’è il GAMO Ensemble diretto da Francesco Gesualdi, vivace realtà musicale che non solo garantisce qualità esecutiva, ma mette in gioco una storia quarantennale (quella del Gruppo Aperto Musica Oggi) di esperienze di studio, ricerca e creazioni progettuali su materiali contemporanei.

Canzon I, a cinque è una trascrizione per ensemble del 1985 dalle Canzoni et Sonate per sonar con ogni sorte di strumenti di Giovanni Gabrieli. Qui Ambrosini sottolinea in un contesto fugato, policolarità, sovrapposizioni e contrasti di un poetico ambiente tra colori limpidi ed eleganti chiaroscuri. Quasi a dire che le meraviglie del musico eccellentissimo sono intoccabili nel loro vagare in un labirinto di ardite combinazioni sonore che già guardano oltre gli ideali polifonici rinascimentali. Potremo dire che un’ombra della stessa traccia si svela in filigrana anche in Tremita l’aria  – parlata per voce e strumenti su testo di Giuliano Scabia (2014). La poesia, la parola, lo sfogliare il libro tra il pubblico della soprano, il declamare sottovoce dei musicisti, riprendono la logica, nell’alternanza ciclica di elementi e poetiche, di un vero e proprio teatro musicale. Qui il talento espressivo, quanto la presenza scenica, di Giulia Peri offrono alla composizione uno sviluppo intriso di emozioni dove la voce quasi sovrasta il vagare dei suoni dell’ensemble, che scivolano, salgono, scendono, si nascondono.

Il trittico finale: A guisa di un arcier presto soriano per flauto (1981)  –  “Oh, mia Euridice”…, a fragment per voce invisibile, clarinetto, violoncello e pianoforte (1991) – De vulgari eloquentia, per flauto, clarinetto, violino-viola, violoncello, pianoforte (1984) funziona da vero e proprio manifesto del compositore veneziano. Un sonetto di Cavalcanti dedicato alle frecce del dio Eros ispira A guisa… Lavoro che il flauto di Roberto Fabbriciani attraversa in un mix sfavillante di capacità tecnico-espressive e sofisticate soluzioni coloristiche, slap, colpi sulle chiavi, soffi, fischi, schegge e svolazzi che poi si ricompongono in un ribollente corpo unico.   Teatralità pura esplode in “Oh, mia Euridice” composizione sospesa, trasparente e magica dal retrogusto feldmaniano dove la voce della Peri, fisicamente invisibile, ma presente nello spazio acustico intavola un dialogo astratto, sognante, con l’ensemble tra note stoppate e visioni notturne, arricchendo l’assenza di significati, ulteriore valore drammaturgico. Sorprendente, molto sorprendente il De vulgari…Un pianoforte percussivo, legnoso, quasi violento che accumula tensioni, onde, lampi, tra improvvise cascate luminose fino a quasi silenzi per poi trascinarci in vortici ipnotici. Un percorso complesso, tra Stockhausen e Cecil Taylor, che evidenzia il talento e la diponibilità a mettersi completamente in gioco di Giulia Loperfido, creativa e rigorosa, convincente anche sul piano del gesto. Non le sono da meno il flauto di Sara Minelli, il clarinetto di Giovanni Ricucci, il violino di Marco Facchini e il violoncello di Lucio Labella Danzi che con lei si incrociano senza esclusione di colpi per poi ritrovarsi accomunati in un improvviso liberatorio silenzio finale.

La formula di Ritratti prevede di affiancare ai lavori dell’ospite, repertori, riferimenti e tracce significative del suo percorso artistico. Anche qui si rimane a Venezia: Bruno Maderna e Luigi Nono, due maestri assoluti del secondo Novecento. Grande cadenza (da Hyperion – 1962) e Lamento (1961) entrambi per flauto offrono di nuovo a Fabbriciani l’occasione per confermarci come tecniche e visioni dell’interprete possano dilatare, riscrivere ogni volta la composizione: le dolcezze, i suoni estremi, un certo disincanto, il gesto conseguente, i finali sospesi, pochi ce li potevano raccontare come il flautista aretino. Duetto (1980) di Nono, è stato un vero privilegio, un cammeo. Brano per flauto basso affidato a Fabbriciani, suo collaboratore, come traccia di verifica, di interazione con altri strumenti, a Firenze ci viene presentato in prima assoluta affiancato alla fisarmonica. Il risultato è bellissimo. Una immersione nel suono profonda, commovente, dove le sonorità, il respiro della fisa di Gesualdi, si incrocia, si fonde con la fisicità del flauto in un dialogo dove la ricerca percorre una traccia di delicata poetica esistenziale.

Grazie Venezia.

Paolo Carradori
(24 marzo 2024)

La locandina

GAMO Ensemble
Flauti Sara Minelli
Clarinetti Giovanni Ricucci
Marco Facchin violino
Violoncello Lucio Labella Danzi
Pianoforte Giulia Loperfido
Soprano Giulia Peri
Flauto Roberto Fabbriciani
Fisarmonica e direzione Francesco Gesualdi
Programma:
Giovanni Gabrieli /Claudio Ambrosini
Canzon I, a cinque (trascrizione per ensemble-1985)
Bruno Maderna
Grande cadenza (da Hyperion) per flauto (1962)
Claudio Ambrosini
Tremita l’aria Parlata per voce e strumenti su testo di Giuliano Scabia (2014)
Bruno Maderna
Lamento per flauto (1961)
Luigi Nono
Duetto versione per flauto basso e fisarmonica (1980)
Claudio Ambrosini 
A guisa di un arcier presto soriano per flauto (1981)
Oh, mia Euridice…a fragment per voce invisibile, clarinetto, violoncello e pianoforte (1991)

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