Firenze: la cattedrale al centro della città
Nell’accezione francofona (soprattutto borgognona) il detto ‘la chiesa al centro del villaggio’ ci ricorda come il posizionare la chiesa (luterana nel loro caso) nell’epicentro cittadino sia non solo cosa buona e giusta ma anche garantisca quella giusta proporzione, urbanistica e umana, che crea comunità e unisce la popolazione.
Sarà l’apparenza architettonica episcopale del Maggio Fiorentino, sarà la semi-perifericità dello spazio che Firenze ha dato al suo ente musicale principale e, direi a dispetto di questo, la calorosità del pubblico a fine concerto, però questo modo di dire, debitamente modificato perché si tratta pur sempre di Firenze e non di Digione, ha continuato a ronzarmi in testa post concerto.
Il concerto del 29 settembre, con replica il giorno successivo, coincideva con l’inaugurazione della stagione sinfonica autunnale che quest’anno, ancora più dei precedenti, simboleggia per il Maggio Fiorentino un importante giro di boa attorno ai noti problemi degli ultimi mesi. Un ente può scegliere come affrontare le avversità in diversi modi. Ridurre all’osso la programmazione, puntare su titoli riempi-sala e sperare in tempi migliori, oppure puntare su figure chiave e una narrazione attiva che porti pubblico ma lo sfidi anche a confrontarsi con quanto non conosce. In questo senso il ciclo ‘Beethoven-Honegger e l’Europa’ pare andare proprio in questa seconda direzione.
Attorno all’idea artistica e musicale del direttore principale, Daniele Gatti, il confronto fra i concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven e le sinfonie del compositore franco-svizzero Arthur Honegger avvicina e non estrania il pubblico, disposto ad accettare l’accostamento fra il tradizionale e il nuovo.
Il primo pianista impegnato nel ciclo, Filippo Gorini, ha dimostrato, semmai fosse necessario, il perché a soli 27 anni sia stato insignito del Premio Abbiati come miglior solista. Il suo terzo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven è quasi cembalistico, nonostante l’esecuzione su pianoforte moderno, alla continua ricerca di una liricità esecutiva a tratti decelerata ma in cui il fraseggio e l’idea musicale appaiono chiare e delineate.
Accolto da numerosi e ripetuti applausi, il pianista brianzolo ha dimostrato la sua capacità di modificare il suo approccio al pianoforte a seconda del repertorio, offrendo due bis, il secondo Capriccio dell’op. 116 di Brahms e “Zart und singend” dai “Davidsbündlertänze” di Schumann.
La seconda parte del concerto, dedicata come detto al Novecento, portava all’ascolto del pubblico la prima esecuzione fiorentina della prima sinfonia di Honegger. Confrontarsi, così per il pubblico così per l’orchestra, in un repertorio non usuale è sempre una sfida. Si riscontrano i pregi di politonalità e armonia che Gatti aveva utilizzato per presentare questa prima italiana del ciclo delle sue sinfonie anche se si riscontra l’acerbità di alcune scelte strutturali. Buon disimpegno dell’orchestra che probabilmente non ha giovato della particolare disposizione delle sezioni esterne di archi su gradoni, portando primo e ultimo leggio a sfidarsi non solo con la parte ma anche con il ritardo esecutivo fra loro.
A conclusione la suite del 1919 dell’Uccello di Fuoco di Stravinskij. Vero e proprio gran finale, sia per il concerto sia per il finale della suite stessa, in cui il direttore, a memoria, e l’Orchestra hanno dato probabilmente il meglio della serata, sia per precisione ritmica che per intensità esecutiva.
Ed è qui, a fine serata, che ritorna il motto.
I ripetuti e prolungati applausi, anche a ritmo, del pubblico per l’orchestra e per il suo direttore musicale, ci ricordano che per quanto la cattedrale non sia stata disegnata al centro della città, se il pubblico la ritiene tale, allora tutto torna al suo equilibrio. Ed è cosa buona e giusta.
Il secondo appuntamento del ciclo, venerdì 6 e sabato 7, vedrà nuovamente il direttore musicale Daniele Gatti insieme al pianista Enrico Pace nell’esecuzione del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, la seconda sinfonia di Honegger e il poema sinfonico Le Fontane di Roma di Respighi.
Carlo Emilio Tortarolo
(29 settembre 2023)
La locandina
Direttore | Daniele Gatti |
Pianoforte | Filippo Gorini |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma: | |
Ludwig van Beethoven | |
Concerto n.3 in do minore, op.37 per pianoforte e orchestra | |
Arthur Honegger | |
Sinfonia n.1 in do maggiore, H.75 | |
Igor Stravinskij | |
L’oiseau de feu, Suite 1919 |
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