Firenze: l‘Ariadne è un tuffo negli anni ’70
Sono passati 25 anni dall’ultimo allestimento a Firenze di Ariadne auf Naxos di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hoffmanstal, anche allora (con Zubin Mehta sul podio e la regia di Jonathan Miller) al Teatro della Pergola, cornice ideale per questo lavoro e non solo. Questo penultimo titolo operistico della 84esima edizione del Maggio Musicale Fiorentino è stato affidato questa volta, – con repliche il 13, 16 e 18 giugno -, alla direzione di Daniele Gatti, che aveva dichiarato di non essere riuscito, come si suol dire, ad entrare subito nella partitura, sebbene il risultato abbia dimostrato come sia stato capace, poi, di farlo perfettamente: la lettura del Prologo si differenzia, come deve essere, da quella dell’atto unico successivo (l’opera), l’equilibrio fra voci e orchestra è sempre perfetto e dialogante nelle parti in cui è previsto.
La lettura di Gatti restituisce il messaggio che ciascuna parte dell’opera straussiana contiene: più vicina alla Konversation Opera nel Prologo, dove non ci sono parti legate se non nel momento del dialogo fra il Compositore (per inciso magistralmente interpretato da Michèle Losier) e Zerbinetta. Nella seconda parte Gatti ha saputo padroneggiare i tre stili diversi che Strauss descrive con la sua partitura: l’opera settecentesca, poi la commedia dell’arte (anche se questa versione di von Hoffmanstal non rende, francamente, giustizia a quella originale) e, infine, l’opera post wagneriana, con il bellissimo duetto fra Bacco e Arianna, che, grazie a AJ Glueckert e Kassimira Stoyanova e al loro partecipato trasporto nell’eseguirlo, lo hanno reso commovente. Certo Gatti è stato aiutato dalla presenza di un cast di voci molto valide, anche quelle che all’ultimo momento hanno dovuto sostituire i titolari bloccati dal Covid, ovvero Gloria Rehm al posto di Jessica Pratt nel ruolo di Zerbinetta e Daniele Macciantelli al posto di Jacoub Risa in quello di Truffaldin.
La Stoyanova, oltre a commuovere nel duetto, era stata molto brava, anche se un po’ rigida, come Primadonna nel Prologo, ha reso Ariadne esattamente quella “donna persa” che Strauss descrive. Zerbinetta era partita nel Prologo piuttosto sottotono, ma ha poi recuperato nella lunga e impervia aria dell’atto successivo. Molto bravi anche scenicamente Markus Werba (maestro di musica), Antonio Garés (maestro di ballo) e, in generale, tutti gli altri personaggi, che si sono mossi abilmente su una scena piuttosto appariscente, dove elementi di arredo anni Settanta si mescolano con luci che ricordano la vecchia rivista musicale italiana stile Macario o qualche ambiente di capitali di Casinò.
Il regista Matthias Hartmann non ha distinto così bene, come forse era sua intenzione – o, almeno, aveva accennato in conferenza stampa a una interessante metamorfosi, che non si è, invece, notata in maniera evidente -, le differenti ambientazioni del Prologo e dell’opera, quel teatro nel teatro che prevede che la commedia si svolga nella casa di un signore, dove poi si rappresenta l’opera. Aveva annunciato che avrebbe fatto praticamente interagire i cantanti con il pubblico, che avrebbe annullato l’illusione, ma l’esito è stato solo del cast sempre sul proscenio, dove, comunque, si è mosso con molta maestria.
Tuttavia, pur nella eccentricità degli arredi e delle scene, ben valorizzate dalle luci di Valerio Tiberi, i movimenti sono stati ineccepibili e hanno reso il messaggio. Belli anche i costumi di Adriana Braga Pereztki e, ultimo, ma non ultimo, ottima l’interpretazione di Alexander Pereira del Maggiordomo nel Prologo.
Sarà perché l’ha fatta tante volte, ma è davvero bravissimo e trasmette con caustica ironia i difetti del mondo dello spettacolo, facendo alla fine capire che, al dunque, quello che lo fa funzionare è un deus ex machina, come il suo padrone-mecenate, con il quale non si discute. Ci rimane la curiosità di come sarebbe stata la Pratt in un ruolo che normalmente è per un soprano leggero, ma che proprio Pereira aveva voluto affidare a lei, dopo averla sentita in Linda di Chamounix (lo scorso settembre al Maggio).
Donatella Righini
(10 giugno 2022)
La locandina
Direttore | Daniele Gatti |
Regia | Matthias Hartmann |
Scene | Volker Hintermeier |
Costumi | Adriana Braga Peretzki |
Luci | Valerio Tiberi |
Personaggi e interpreti: | |
Der Haushofmeister | Alexander Pereira |
Ein Musiklehrer | Markus Werba |
Der Komponist | Michèle Losier |
Der Tenor/Bacchus | AJ Glueckert |
Ein Offizier | Davide Piva |
Ein Tanzmeister | Antonio Garés |
Ein Perückenmacher | Matteo Guerzè |
Ein Lakai | Amin Ahangaran |
Zerbinetta | Gloria Rehm |
Primadonna/Ariadne | Krassimira Stoyanova |
Harlekin | Liviu Holender |
Scaramuccio | Luca Bernard |
Truffaldin | Daniele Macciantelli |
Brighella | Daniel Schliewa |
Najade | Maria Nazarova |
Dryade | Anna Doris Capitelli |
Echo | Liubov Medvedeva |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino |
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