Firenze: le esplorazioni monteverdiane di Silvia Colasanti
Al primo appuntamento di Ritratti, nuovo ciclo tematico dedicato ai compositori di oggi pensato dal direttore artistico Andrea Lucchesini all’interno della stagione degli Amici della Musica di Firenze, l’assenza di Silvia Colasanti, per una improvvisa indisposizione, paradossalmente assurge a punto di forza della serata a lei dedicata. Perché, pur orfani della sua riconosciuta e coinvolgente capacità di raccontarci la musica, la sua musica, il programma, da lei proposto, contiene elementi utili per riflettere sul percorso di una delle compositrici più attive ed esposte a livello internazionale degli ultimi anni. In qualche modo chi era presente nel Saloncino della Pergola si è sentito maggiormente responsabilizzato, senza la testimonianza diretta della musicista, nello scovare le tracce, nel vivere le suggestioni del suo percorso artistico.
In effetti attraverso Claude Debussy, Claudio Monteverdi e il suo Arianna e il Minotauro (melologo per voce recitante, soprano ed ensemble) la Colasanti ci ha raccontato molto di se. Il rapporto con la tradizione attraverso la lezione di due rivoluzionari, i valori del passato senza nostalgie per leggere il presente. Questo, in sintesi, il Dna creativo della compositrice romana, la sua personale strada nella contemporaneità che, più che radicalità e suoni inauditi, esalta le poetiche della densità del suono, in una plasticità timbrica e ritmica che svela ancora melodia e lirismi come estetiche attuali. Da non dimenticare poi il peso imprescindibile della Storia e il Mito, elementi che da sempre supportano il metodo di indagine sull’oggi della Colasanti.
Il Debussy di Prélude à l’après-midi d’un faune ci racconta come si possa usare il sistema tonale tradizionale e risultare moderni senza inventare un nuovo sistema compositivo ma infrangendo obblighi consolidati attraverso una costruzione armonica disegnata su parallelismi sonori scelti per affinità acustiche, dissonanze. Debussy lavora sulla forma attraverso il suono, il timbro, la sua musica non è descrittiva, nega la pratica dello sviluppo tematico, le melodie tornano ogni volta come rigenerate e fresche. Tutto questo ci viene offerto con notevole spessore interpretativo e di suono collettivo dall’Ensemble In Canto diretto da Fabio Maestri. Una lettura profonda e agile che apre una serata di grande interesse.
Se Silvia Colasanti deve molto al musicista francese, come d’altronde intere schiere di compositori dal Novecento ad oggi, la sua trascrizione per quintetto d’archi di Ah dolente partita! dal IV Libro dei Madrigali di Monteverdi ci testimonia quanto il suo sguardo sul passato sia ampio e profondo. Affascinata dal rapporto dialettico tra parola e musica, il teatro musicale di Monteverdi non può che essere per la compositrice una guida costante. La sua trascrizione per gli archi del madrigale ci travolge per equilibri, incastri, tensioni e dolcezze. Un breve cammeo che dimostra la sintonia totale della Colasanti con il compositore di Cremona, spalmata in una costruzione poetica dove le voci strumentali sostituiscono la potenza della parola.
Potenza della parola e del mito che esplodono in Arianna e il Minotauro che racchiude, sintetizza tutte le tracce fino a quel momento esposte. Su libretto di Giorgio Ferrara e René De Ceccaty, con la voce recitante di Elio De Capitani e, ampliando la tradizionale concezione del melologo, quella del soprano Valentina Varriale, l’opera ci racconta la drammatica vicenda del Minotauro. Condannato a vivere in un corpo mostruoso, feroce e incapace di distinguere il bene dal male, non consapevole dei propri sentimenti ci viene presentato come una ingenua vittima, in un dramma umano, come lo definisce la stessa compositrice, dove si contrappone l’uomo come reale carnefice, capace dell’inganno fatale. Su questa lettura drammaturgica, l’ambiguità dei sentimenti, il ricordo delle giovani vittime, l’inconsapevole innamoramento verso una di loro, il dialogo con se stesso nel sogno di essere uomo, sono tutti tasselli di un puzzle che si compone magicamente. La capacità comunicativa di De Capitani rende appieno il dramma esistenziale del Minotauro trascinandolo in una inquietante contemporaneità. L’elegante voce della Varriale gioca sull’inganno, subdola e fascinosa Arianna nel suo falso amore fraterno ci fa riflettere sui sentimenti, sulla vita e la morte.
La partitura della Colasanti si aggiunge come ulteriore voce del melologo. La musica è percorsa costantemente da una vitale vibrazione sotterranea che si somma alla drammaturgia della parola. Ora esalta fratture e contrasti, ora si apre a panorami riflessivi e luminosi, melodie e lirismi sempre immersi nello svolgimento in un contesto emotivo coinvolgente. L’Ensemble In Canto garantisce una profonda concentrazione come una giusta distanza dalle voci. La mobilità dei suoni, dei timbri, l’uso delle percussioni, i quasi silenzi, tutto si articola in un equilibrio esemplare che prefigura un teatro musicale dove parola e suoni, pur evocando mito e storia, parlano di noi.
Paolo Carradori
(16 ottobre 2022)
La locandina
Direttore | Fabio Maestri |
Voce recitante | Elio De Capitani |
Soprano | Valentina Varriale |
Ensemble In Canto | |
Programma: | |
Claude Debussy | |
Prélude à l’après-midi d’un faune | |
Claudio Monteverdi / Silvia Colasanti | |
Ah, dolente partita! per quintetto d’archi | |
Silvia Colasanti | |
Arianna e il Minotauro, melologo per voce recitante, soprano ed ensemble |
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