Fiume: Convince la Bohème giovane e spartana
Con La Bohème di Giacomo Puccini si è inaugurata, con vivo successo di pubblico, la stagione lirica 2017/2018 del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume il “piccolo grande teatro” sulle sponde dell’Adriatico che custodisce in una Croazia che ambisce a entrare nella Comunità Europea e in cui è vivace l’attività della comunità italiana la grande tradizione dell’opera italiana. Dopo l’appuntamento pucciniano, il sovrintendente Marin Blazevič, molto attivo anche come regista, annuncia la ripresentazione, abbastanza rara nei cartelloni fiumani, di un capolavoro assoluto del belcanto come Norma di Bellini di cui sarà regista un’ex stella della lirica, Dunja Vejzovic.
Nel cartellone non manca Verdi, il teatro in origine era dedicato al Cigno di Busseto e fu inaugurato nel 1885 con Aida, con ben tre titoli: Macbeth, Falstaff e Otello che si avvarranno della firma per la regia dello stesso Blazević che in questi lavori tratti da Shakespeare vede una vera e propria trilogia che dimostra la grande affinità tra il maestro di Busseto e il massimo drammaturgo del teatro occidentale.
Non basta. Perché l’opera barocca sarà rappresentata da Didone ed Enea di Henry Purcell, il Werther di Massenet che tanto successo ha ottenuto nella scorsa stagione sarà ripreso per molte recite e i titoli di teatro musicale si intersecano con una stagione sinfonica che è già iniziata lo scorso settembre e che proseguirà con l’esecuzione del Requiem di Mozart. Ci saranno poi la Sinfonia n.4 di Bruckner il 22 novembre, un Concerto di Natale del coro dell’opera preparato da Nicoletta Olivieri e un Concerto di Capodanno che seguirà un “fil rouge” molto particolare, scoprendo le danze nella musica sinfonica, dal minuetto al Valzer, per arrivare al Bolero.
Il 16 gennaio il chitarrista kosovaro Petrit Çeku sarà il solista di un raffinato programma Copland, Castelnuovo-Tedesco, Dvorak, mentre il 5 marzo si terrà il tradizionale Super gala concert, ossia una serata operistica diretta da Marco Boemi e Ville Matvejeff con solisti come Yusif Eyvazov, il tenore che inaugura la Scala con Andrea Chénier accanto ad Anna Netrebko, Kristina Kolar, Lucio Gallo e Rossana Rinaldi.
La nuova produzione de La Bohème per la regia di Fabrizio Melano, uno dei registi che al Metropolitan di New York hanno lasciato un segno indelebile, si è rivelata una scelta vincente: “Allestire questa Bohème a Fiume mi entusiasma” aveva dichiarato il regista alla vigilia del debutto, “perché ho a disposizione un cast giovane, ricco di talento, che si presta a riportare l’opera come è stata rappresentata alle sue origini.”.
E, in effetti, abbiamo assistito a uno spettacolo più che povero, spartano. Fabrizio Melano, che lo firma per la regia e le scene con la collaborazione di Manuela Paladin Sabanovic per i costumi, si concentra sulla recitazione degli attori-cantanti, che sono tutti artisti stabili del teatro, ed evita ogni sovrastruttura. La soffitta degli studenti è poco ammobiliata, come deve essere lo studio di un artista bohémien, il Café Momus è appena accennato dalla presenza dei due tavolini di tradizione che consentono a Musetta di recitare la sua scena di seduzione, la barriera d’Enfer è sommersa dalla neve e dal gelo che accompagnano il commiato tra Rodolfo e Mimì, ma da pochi altri elementi.
Detto questo, lo spettacolo si fa apprezzare più per la sua sincerità che per vena creativa, ma alla fine convince.
Gli interpreti principali non saranno ricordati negli annali fra i cantanti pucciniani che hanno segnato un’epoca ma Anamarija Knego è una Mimì di buoni mezzi vocali e bella espressività, sufficientemente intensa, accurata nel fraseggio e ottima nella restituzione della parola cantata. Lo stesso discorso, pur con qualche riserva per la timbrica non particolarmente accattivante e per l’esiguità del volume, va fatto per il Rodolfo di Aliaz Farasin che, dopo qualche esitazione iniziale, cresce nel corso della recita ed è, nel finale, molto convincente e compenetrato nella parte senza ma strafare.
Il Marcello di Robert Kolar è molto solido e fa coppia con la bella Musetta di Vanja Zelcic che sopperisce con una recitazione molto accurata ai limiti di un timbro un po’ aspro. Luka Ortar è molto apprezzabile nell’addio alla vecchia zimarra e disegna un Colline simpatico e guascone. Ed è bravo in Schaunard anche il sussiegoso Dario Bercich, mentre il veterano Sergej Kiselev si ritaglia nei due camei di Benoît e di Alcindoro un pesonalissimo successo. Molto a posto anche gli interventi del Coro stabile del Teatro Nazionale Croato preparato da Nicoletta Olivieri che si è occupata anche, e i risultati si sono fatti sentire, del “vocal coaching” degli artisti croati.
Dal podio Ville Matvejeff, Direttore stabile dell’Ivan Zajc, ottiene dall’Orchestra un’esecuzione di bella coesione e garantisce scorrevolezza e partecipazione. Insomma, una Bohème molto tradizionale, ma molto gradevole che il pubblico della prima ha gradito molto.
(23 ottobre 2017)
La locandina
Direttore | Ville Matvejeff |
Regia e scene | Fabrizio Melano |
Costumi | Manuela Paladin Šabanović |
Lighting Design | Dalibor Fugošić |
Mimi | Anamarija Knego |
Musetta | Vanja Zelčić |
Rodolfo | Aljaž Farasin |
Marcello | Robert Kolar |
Schaunard | Dario Bercich |
Colline | Luka Ortar |
Benoit | Sergej Kiselev |
Alcindoro | Sergej Kiselev |
Parpignol | Davor Lešić |
Orchestra e Coro del Teatro Nazionale Croato | |
Maestro del Coro | Nicoletta Olivieri |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!