Forli’: Open Music, Suoni Extra-Ordinari / 2

Penso che per un corretto, rispettoso approccio al set dedicato a Fernando Grillo sia forse il caso di allontanare etichette ed effetti speciali …il Buddha del contrabbasso…il Paganini del contrabbasso … che, se funzionano bene sul piano comunicativo, non ci aiutano molto a capire, comprendere fino in fondo l’operazione di Enrico Francioni. Rimanere su un piano prettamente musicale, direi anche emozionale, considerando il risvolto drammatico della vicenda umana, Grillo si è suicidato nel 2013, mi pare la strada migliore.

Fernando Grillo (1945-2013) non solo ha rivoluzionato le tecniche di produzione del suono del proprio strumento ma con le sue sculture sonore è andato oltre, attraverso una radicale ricerca timbrica, scrittura originalissima e gesto tutto interno al messaggio compositivo ha aperto strade impensabili anche riguardo ad una nuova concezione d’ascolto. Per lui hanno scritto Berio, Sciarrino, Xenakis. Tutto questo ci racconta Francioni sul palco dell’Area Sismica, anche di più, essendo stato suo allievo, collaboratore e interprete di molti suoi lavori. Il contrabbassista monta un set che somiglia ad un happening. Lavora sul suono, raffinatissimo, che a volte sa di antico, a volte di futuro. Ricerca, tra pizzicato, archetto e uso creativo degli armonici, tra frasi lunghe, calde melodie e scarabocchi astratti, mondi lontani. Spezza l’andamento con interventi parlati, anche con la voce di Grillo. Il gesto fa da guida, la postura dello strumento, anche sdraiato sul palco e suonato con due archetti, ci racconta della voglia di andare oltre. Tutto ha un senso, un suo tempo. Alla fine, gli occhi lucidi di Francioni mentre saluta un pubblico profondamente coinvolto ci dicono tutto.

Tra i tanti meriti della direzione artistica di Area Sismica per le scelte programmatiche, quest’anno, con 7 Dances, quello di averci permesso di ascoltare l’esibizione di un musicista che ha attraversato da protagonista assoluto, sin dagli anni ’70, le vicende del jazz di casa nostra: Eugenio Colombo. Ma non solo, contemporaneamente di averci fatto conoscere anche un contrabbassista di valore come Roberto Bartoli che proviene da studi accademici e ha approfondito i linguaggi jazz con Giorgio Azzolini e Bruno Tommaso, il che è tutto dire.  7 Dances è un progetto molto particolare. Potremo definirlo un duo da camera, spazio sonoro dove i due mettono in gioco oltre una straordinaria padronanza strumentale, una comune ed elegante lettura di materiali diversi, da sapori barocchi a richiami popolari, tracce blues, il tutto gestito in una libertà espressiva che non tradisce un filo diretto, non ideologico né nostalgico ma vitalissimo, con la rivoluzionaria stagione del free. I due garantiscono nel magico equilibrio formale tra soli e dialogo, una poetica omogenea e ricca di sfumature. Colombo, in grandissima forma, sfoggia sia all’alto, soprano e flauti, una straripante capacità comunicativa, dove le tecniche, respirazione circolare, slap, uso percussivo delle chiavi, vengono sempre messe a disposizione di una visione libera e circolare della musica. Bartoli oltre a offrire bellezza, densità e profondità sonora del proprio legno, costruisce, mantiene alta una trama, non solo ritmica, ma anche visionaria che attraversa tutto il progetto. Il S. James Infirmary finale, un ritorno alle radici irresistibile, con Colombo che imbocca alto e soprano contemporaneamente.

In una intervista di molti anni fa Steve Lacy inventò un frizzante termine poli-free per sottolineare la tendenza del movimento jazz verso un rilancio post-free. Ecco, userei questa definizione, che mi pare coerente, per parlare dell’ultima esibizione sul palco dell’Area Sismica del Forlì Open Music 2024, quella del Chris Pitsiokos Ensemble. In fondo il sassofonista americano, in tutti i contesti dove è impegnato, dal solo a larghe formazioni, da quella storia prende le mosse.

A Forlì presenta un ensemble che ha il compito di elaborare un fondale sonoro sul quale poi lui, con il suo sax corrosivo, possa liberamente inventare scorribande estreme. Particolarmente interessante l’uso della fisarmonica (Tizia Zimmermann) e del synth (Quentin Tolimieri) che dipanano, anche incrociandosi, una visionaria scenografia sfuocata, sghemba, quasi allucinata. Più rigidi i ruoli di batteria (Luca Marini) e contrabbasso (Antti Virtaranta), come metronomi delimitano uno spazio ritmico estraniato, che nella sottrazione estrema trova la propria logica estetica. Su questo ribollire di contrasti e fantasmi, il sassofonista irrompe con i suoi suoni strozzati, attacchi ultra-energici, rumori, fischi, concedendosi anche qualche riflessione con l’harmonica. Dobbiamo essere attrezzati di fronte ad uno strumentista con tali capacità improvvisative, perché può nascondere nel groviglio sonoro qualche problema. Quello del sassofonista americano è sempre lo stesso, tecnica e linguaggio che travolgono tutto ma non ci svelano l’emozione del suo pensiero musicale. Il poli-free di   Pitsiokos ci parla ancora di un gran talento, ma purtroppo sprecato.

Paolo Carradori
(3 novembre 2024)

La locandina

Omaggio a Fernando Grillo
Contrabbasso Enrico Francioni
7 Dances
Sassofoni, flauto Eugenio Colombo
Contrabbasso Roberto Bartoli
Chris Pitsiokos Ensemble
Sax, harmonica Chris Ptsiokos
Fisarmonica Tizia Zimmermann
Synth Quentin Tolimieri
Contrabbasso Antti Virtaranta
Batteria Luca Marini

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