Fragmente-Stille, An Diotima: frammenti di suono nell’oceano di silenzio Nono oggi, secondo il Quartetto Maurice
È singolare che nella corposa produzione di Luigi Nono Fragmente-Stille, An Diotima (1979/1980), unica composizione dedicata al quartetto d’archi, rappresenti uno snodo, passaggio decisivo nel percorso creativo e multidirezionale del compositore veneziano. Equilibrio, suono, gesto, intimità, chissà quale motivazione sta dietro alla scelta di affidare alla classicità del quartetto, ad una formazione da camera, l’apertura di una nuova strada sperimentale. Ma probabilmente dobbiamo partire da un altro presupposto. Non a caso l’opera viene anche nominata Quatuor Hölderlin, e qui scoviamo l’antefatto. La fascinazione di Nono per il poeta tedesco Friedrich Hölderlin (1770-1843) è nota, e Diotima, nome che il poeta da ad una donna, ad un amore impossibile, è la prova decisiva: la prosa di Hölderlin è percorsa da un pensiero musicale che passa anche attraverso un’originale forma grafica, parola e segno che Nono studia ed elabora.
…quest’opera segna una svolta, nel senso che il passato anticipa il futuro e il futuro memorizza l’oggi e il passato…mi sono inoltrato e continuo ad inoltrarmi in tanti labirinti di dubbi, di incertezze rischiando di arrivare al silenzio…così Nono parla di Fragmente-Stille, An Diotima in una intervista del 1987. Il futuro è lo Studio di Friburgo dove il compositore approfondirà le nuove tecnologie, soprattutto il live electronics. Quaranta minuti di vuoti, pause, silenzi, pianissimo impercettibili, lampi sonori improvvisi, frammenti dai testi di Hölderlin che non devono essere detti, destinati in partitura solo agli esecutori, invitati a cantarli interiormente, una scelta che rivoluziona gli equilibri comunicativi e della fruizione. Chi ascolta non conosce i testi, il musicista ne trasmette l’emozione, la tensione del non detto.
Se l’opera conta molte esecuzioni, le registrazioni in realtà sono poche. Quella così detta di riferimento è del Quartetto LaSalle (1983), formazione con la quale Nono ha lavorato molto per sviscerarne la complessità. Possiamo dire, pur nel rispetto di quel pregevole lavoro, che la lettura della formazione americana ci pare oggi un po’ polverosa e classicheggiante. Lo possiamo affermare anche confortati da una stimolante novità. Nel 2024 appena chiuso, l’anno del centenario della nascita del compositore, tra concerti, eventi, convegni e proiezioni, in ottobre è arrivata una nuova registrazione di Fragmente-Stille, An Diotima per Holidays Records, che ci ha riaperto occhi, orecchi e mente, su materiali che rischiavano la fossilizzazione. Il Quartetto Maurice (Georgia Privitera violino – Laura Bertolino violino – Francesco Vernero viola – Aline Privitera violoncello), formazione che da oltre venti anni attraversa brillantemente i repertori più avventurosi della musica del XX e XXI secolo, è l’artefice di questa vera e propria operazione culturale, con la voglia di rileggere un lavoro che negli anni Ottanta guardava al futuro. I Maurice ci dicono che il futuro è oggi.
Si potrebbe asserire che la lettura del Quartetto risulti speculare alle motivazioni che Nono esplicita nella composizione. Gli anni Ottanta segnano una crisi politica del compositore impegnato, dell’artista, del comunista. L’interrogativo hölderliniano …dove sono?, chi sono?… si tramuta in angoscia, l’inattualità rivoluzionaria in riflessione esistenziale. I suoni e i silenzi di Fragmente diventano isole di solitudine dove rimettere in discussione tutto. Su questa traccia più filosofica che musicale il Quartetto Maurice dilata le crepe, accende luci, dispensa svolazzi sensuali, si lascia andare nel labirinto dei dubbi di Nono di quella fase, rischiano anche loro di sfiorare il silenzio. Silenzio non come vuoto ma materia sonora viva che si carica di tensioni, senso di attesa, dove la relazione dialettica con i suoni diviene forma musicale, pensiero, anche gesto. Una strada impervia che costringe i quattro ad allontanarsi sempre più radicalmente dalla classicità degli strumenti che maneggiano, ripensarne suono ed equilibri, per trasfigurarli in mezzi di immersione esistenziale in una complessa contemporaneità dove ci chiediamo… dove sono?, chi sono?
L’INTERVISTA AL QUARTETTO MAURICE
- Proviamo a disegnare una cornice, per poi riempirla di contenuti. Quali motivazioni di fondo stanno dietro alla scelta di confrontarvi con Fragmente – Stille, An Diotima di Luigi Nono? Scelta sicuramente stimolante ma rischiosa, considerando non solo le caratteristiche, le difficoltà della composizione ma anche l’esposizione che il compositore veneziano ancora vanta. E per chiudere la cornice sul fronte produttivo: perché vinile in edizione limitata?
QM – Il Quartetto Maurice si confronta da sempre con il repertorio contemporaneo cosiddetto storico, quindi, parlare di “rischio” non è una espressione che riteniamo pertinente: si tratta di un percorso attraverso i linguaggi del Secondo Novecento, e tra i tanti che abbiamo esplorato ci siamo soffermati a lungo anche su questa composizione. Abbiamo aspettato di sentirci pronti per affrontarla proprio perchè, come scrivi, si tratta di un brano di grande difficoltà tecnica ed interpretativa e per questi motivi eravamo consci che richiedesse un tempo di approfondimento importante, tempo che ci siamo presi nel 2020 durante la pandemia. Sentendo di poter dare una nostra lettura dell’opera, abbiamo cominciato ad eseguirla anche dal vivo e continuato a studiarla fino a quando concepire l’idea di inciderla ci è sembrato un naturale approdo al nostro percorso quartettistico. Parte del nostro lavoro è proprio quello di affrontare le grandi partiture appartenenti al nostro repertorio. Abbiamo iniziato nel 2002 con lo studio dei classici, quindi da sempre ci confrontiamo con gli autori che hanno fatto la storia di questa formazione. Nel caso di Nono abbiamo approfondito anche tanto la sua figura dal punto di vista intellettuale, concettuale e politico, attraverso i suoi scritti ed andando a fondo nella conoscenza della sua produzione. Il Caso ha voluto che ricorresse un importante anniversario noniano nel 2024 e quindi ci siamo prodigati per lavorare su una uscita entro lo scorso anno: il vinile in edizione limitata corrisponde alla volontà di rendere omaggio a Fragmente-Stille, an Diotima anche attraverso la produzione di un oggetto fisico prezioso, che abbiamo curato in ogni dettaglio grazie all’etichetta che l’ha prodotto, Holidays Records. Il disco è concepito come un dialogo tra l’oggi e il tempo in cui Nono ha scritto l’opera (la prima incisione del dedicatario Quartetto LaSalle era in vinile datata 1983), con un contributo musicologico della ricercatrice Francesca Scigliuzzo e due leporelli di fotografie d’autore in analogico di Sophie-Anne Herin che hanno come soggetto la Giudecca di Nono, in dialogo con uno scritto dello stesso Nono e con la nostra registrazione.
- Come avete affrontato l’invito, che il compositore fa in partitura, di “cantare interiormente” i frammenti poetici di Hölderlin? Se gli strumenti musicali si possono accordare come, le personalità, le singole sensibilità del quartetto si possono accordare su una lettura che risulti condivisa ed omogenea?
QM – Una delle cose che rende davvero affascinante questa partitura sono proprio i frammenti poetici. Nelle indicazioni di Nono è specificato che vanno cantati interiormente, ciò significa che non si può dichiarare in alcun modo in maniera esplicita ed aprioristica ciò che ogni interprete sta realizzando nel momento in cui fa proprio un frammento. Questo modo di procedere l’abbiamo fatto nostro al 100%, anche in registrazione. La condivisione dei frammenti è avvenuta solo nel momento in cui li abbiamo tradotti e sviscerati nel loro significato, perchè in partitura sono ovviamente riportati in tedesco, ed abbiamo cercato di comprenderli al meglio attraverso la resa in italiano. Non sono mai didascalici, nel senso che la musica non descrive in maniera oggettiva il frammento, sono sempre evocativi, filosofici, elevatissimi. Per provare ad avvicinarci il più possibile a qualche forma di significato da rendere nella nostra interpretazione abbiamo letto molto della produzione di Holderlin – ovviamente “Iperione”. Sicuramente il fatto di essere una formazione con vent’anni di condivisione musicale alle spalle ha fatto sì che le nostre tecniche comunicative rispetto al “non detto”, ovvero l’intesa che può svilupparsi solo nel momento specifico in cui si suona insieme, siano tornate immensamente utili e probabilmente si sono ulteriormente evolute grazie a questo lavoro sul brano. Abbiamo dalla nostra un gusto comune sviluppatosi in un arco di tempo davvero lungo che certamente in questo caso ha permesso di accordarci senza parlare…
- Ciò che sorprende subito all’ascolto del vostro lavoro è il suono che pare provenire da altre galassie, lontano anni luce da quello che conosciamo del quartetto d’archi anche nelle esplorazioni contemporanee più aperte e sperimentali dedicate a questa formazione. Quali sono le indicazioni di Nono riguardo al suono e quanto la vostra ricerca sul rapporto degli archi con le tecnologie digitali è entrata in gioco su questo fronte?
QM – Grazie per questa descrizione di un suono così speciale; l’indagine in questo senso è un punto a cui teniamo molto nel nostro percorso interpretativo. Questo quartetto di Nono è celebre per aver raggiunto dei vertici di sperimentazione sonora nello spettro del piano, fino al limite dell’udibile. Da qui è cominciata la nostra ricerca, complici anche i viaggi a Venezia per incontrare Nuria Schoenberg dove abbiamo percepito il suono della Giudecca, che per molti versi definiremmo un non-suono, uno spazio che all’improvviso diventa delicatezza soffice come di nebbia umida o di un accennato sciabordio d’acqua su di un moletto… abbiamo prima di tutto cercato di trasporre questo (o qualcosa di questo) nella gamma dei pianissimi. Andando a cercare così all’estremo, anche l’altro estremo, quello del forte, diventa quindi ampliato; da qui i grandi contrasti, che in sede di registrazione abbiamo ulteriormente espanso. Certamente parallelo a questa esplorazione c’è il percorso sonoro del quartetto, che comprende tanta ricerca sul suono più radicale delle nuove tecnologie: non ci siamo mai risparmiati in questo tipo di studio e di certo qualcosa l’abbiamo travasato anche nel suono del nostro Nono; una delle motivazioni sta nel fatto che egli stesso è stato pioniere nelle composizioni per e con l’elettronica, anche se poi l’unico quartetto l’ha lasciato acustico… l’idea di tendere la mano al mondo sintetico ci pare molto lineare rispetto al percorso di questo compositore.
- Negli ultimi venti anni il Quartetto Maurice ha esplorato un vasto panorama compositivo della musica d’oggi, con questa esperienza alle spalle vi chiedo, per chiudere, se sussistono elementi di una possibile continuità con il lavoro di Nono oppure se estetiche, poetiche e ricerca contemporanea stanno guardando verso altri lidi.
QM – Abbiamo affrontato la musica di Helmut Lachenmann, allievo di Nono, nel quale possiamo individuare la ricerca del limite sonoro come uno dei temi ricorrenti di un certo periodo della sua produzione, seppure nel settore del “concreto”, anche se di fatto questo artista ha sviluppato poi un linguaggio assolutamente personale. Per quanto riguarda le nuove generazioni è difficile affermare che ci siano compositori con caratteristiche davvero continue a quelle di Nono. E’ certo però che figure come lui cambiano i parametri di riferimento, spingono più avanti l’asticella della ricerca e dunque in un certo senso tutti coloro che sono venuti dopo sono eredi di un panorama sonoro che prima non c’era e da un certo punto di vista gli sono debitori e dall’altro hanno sviluppato una continuità sfruttando potenzialità che prima non esistevano. Tanta ricchezza di pensiero fa sì che poi si possano aprire infinite strade estetiche: i motivi per dire grazie a Luigi Nono, quindi, sono davvero tanti.
Paolo Carradori
Il disco:
Luigi Nono
Fragmente – Stille, An Diotima (per quartetto d’archi)
(Holidays Records) Data di uscita: 25 ottobre 2024
Quartetto Maurice: Georgia Privitera violino – Laura Bertolino violino – Francesco Vernero viola – Aline Privitera violoncello
LP Edizione di 300 copie, stampa oro a caldo, libretto di 12 pagine e 2 leporelli su carta traslucida
Registrato il 7-9 agosto 2023 presso la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, Nomaglio (Torino) da Andrea Dandolo. Mixato e masterizzato da Andrea Dandolo.
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