Francesca Dego: «Bisogna aprire la mente e le orecchie»
Un doppio debutto discografico, con l’etichetta Chandos, per Francesca Dego e Sir Roger Norrington – che finora non li avevano registrati – con il Terzo e Quarto concerto per violino e orchestra di Mozart. Un’esecuzione storicamente informata ma lontana da qualunque pedanteria accademica. Il suono è morbidamente limpido in una giusta miscela di rigore e fantasia. Ne parliamo proprio con una dei protagonisti: Francesca Dego
- Com’è nato e come si svilupperà il progetto di registrazione integrale dei cinque concerti per violino di Mozart per Chandos?
Se penso a questo progetto sorrido. Sorrido perché mi sento una privilegiata ad aver avuto l’occasione di incontrare Sir Roger Norrington già da studentessa al Royal College of Music di Londra e che lui si sia sentito di voler riaffrontare il grande repertorio violinistico con me. Dalla nostra prima chiacchierata al College – mi aveva appena ascoltata eseguire il Primo di Paganini e già mi chiedeva di suonargli Mozart – agli incontri successivi a Salisburgo con Beethoven e Mendelssohn fino a un indimenticabile concerto di Brahms insieme alla Philharmonie di Colonia con una delle compagini più blasonate d’oltralpe, la Gürzenich Orchester, la collaborazione con il maestro Norrington è sicuramente stata illuminante. Già dai primi anni mi misi in testa che avrei voluto assorbire da lui, ormai un mentore e uno dei miei più grandi sostenitori, il più possibile sul repertorio classico, tentando di mettere in pratica il suo ideale, che molti solisti avevano trovato esaltante ma senza poi dedicarvi il tempo necessario per andare a fondo e cambiarsi. L’idea di incidere Mozart ci venne praticamente insieme dopo un’esecuzione del quarto concerto proprio a Glasgow con la Royal Scottish National Orchestra e l’integrale per l’etichetta Chandos sarebbe dovuto uscire tutto in una volta come cofanetto, con prima e seconda sessione a distanza di pochi mesi. Invece la pandemia aveva altri piani e ci siamo ritrovati con un volume pronto e poche prospettive di registrare il secondo! Anzi, è con particolare gioia che mi accingo ora, nei giorni dell’uscita del primo volume del progetto, a registrarne il secondo, un anno e mezzo in ritardo ma ancora più fresco e desiderato di prima! Tra i due volumi uscirà anche, in primavera 2022, una raccolta di sonate con la mia pianista di sempre Francesca Leonardi. Una sonata, la K304 in mi minore, è già presente in questo primo album di concerti, mentre il disco di marzo farà perno sulla meravigliosa sonata in Si bemolle maggiore K454, dedicata tra l’altro a una virtuosa italiana, allieva di Vivaldi, la mantovana Regina Strinasacchi.
- Sir Roger Norrington è un direttore che si potrebbe definire in qualche modo “unconventional”. La collaborazione con lui ha cambiato il tuo approccio a Mozart?
Più che “unconventional” lo definirei un pioniere. Non ci si può più presentare (fortunatamente) a un concorso suonando Mozart come trent’anni fa, e questo lo si deve a interpreti come lui e Harnoncourt. Basti pensare che fu tra i primissimi ad approcciarsi al classicismo mettendo in dubbio le stratificazioni della tradizione esecutiva. Direttori, a cominciare da Abbado, che con Carmagnola ha registrato una versione meravigliosa proprio di questi concerti, e orchestre che hanno avuto da subito la curiosità di mettersi in dubbio l’hanno amato, rispettato, e hanno assorbito moltissimo. Bisogna aprire la mente e le orecchie, certo, troppo facile chiudersi a punti di vista così diversi dalla propria formazione. Mi fa tristezza quando si fa musica con i paraocchi, decidendo che c’è un “giusto” e uno “sbagliato”, che Beethoven, si sa, aveva il metronomo rotto. Per il grande Maestro inglese non si può rifiutare un’idea prima di conoscerne i dettagli e le motivazioni, prima di aprire un dialogo e soprattutto prima di informarsi.
L’ ascolterei per ore, un uomo che alla soglia degli 87 anni adora una discussione vivace e non si stanca di dedicarsi con tutta l’anima alla ricerca, all’arricchimento culturale a tutto tondo. Che poi però ti dice che chi non è in grado di sedersi per terra e far ridere di gioia un bambino non può eseguire Mozart. Mi ricordo che mentre preparavo Brahms per Colonia mi mandava per email articoli, ricerche, lettere di Joachim e materiale storico di ogni genere, chiedendo il mio parere e se questa o quell’altra idea potesse essere applicata, se fosse possibile disincrostare un passaggio dai sedimenti della tradizione. Fermo restando che la semplicità e la naturalezza dovrebbero sempre guidare un’esecuzione.
- Quale la prassi esecutiva adottata?
Alla base dell’approccio “storicamente informato” di Sir Roger c’è prima di tutto una conoscenza accademica enciclopedica. Per quanto riguarda l’esecuzione classica riassume le sue istruzioni per l’uso considerando quelle che chiama le 6 “S”: Sources, Size, Seating, Speed, Sound, e Style. Tra le fonti (sources) per Mozart basta consultare il trattato violinistico di papà Leopold, dettagliatissimo e scritto nel 1756, anno di nascita di Wolfgang. È piuttosto naturale pensare che queste siano state le idee alla base delle lezioni impartite al piccolo genio. Size si riferisce all’organico dell’orchestra di corte di Salisburgo, solitamente sei primi e sei secondi violini e la disposizione (seating), rispettata religiosamente per la nostra registrazione, vede le due sezioni dei violini speculari, i contrabbassi centrali, dietro a viole e violoncelli. È stato veramente emozionante vedere un’orchestra sinfonica moderna e con la potenza dell’RSNO “raccogliersi” e sfoderare la finezza e la delicatezza dei migliori ensemble da camera sotto la sua guida sapiente. Importantissimi sono i tempi (speed), basati scrupolosamente sui tradizionali tempi di danza (basti pensare al “Tempo di Minuetto”, spesso eseguito troppo veloce, come nel caso del Concerto per violino K219) e sulla scrittura e articolazione richieste in partitura. Allegro è felice ma non eccessivamente veloce, Andante però non è per nulla lento, per fare un esempio. Sul suono (sound) abbiamo lavorato tantissimo riducendo il vibrato ad abbellimento (Leopold dice chiaramente che se un interprete lo usasse sempre sembrerebbe essere in preda ai deliri della febbre!) e curando ogni dettaglio stilistico (style), dall’emissione alla velocità dell’arco, dal fraseggio, il gesto musicale basato sul ritmo armonico, agli ornamenti e alle cadenze. Anche i trilli sono interessanti: mai meccanici o troppo “sani”, solitamente dalla nota superiore, emergono dalla nota di base in modo organico e hanno sempre una propria direzione musicale. Mozart è anche estremamente coerente e preciso riguardo la richiesta dello staccato, quindi quando sono assenti indicazioni di punti, chiodi o portato, Sir Roger opta per accompagnamenti morbidi e lisci, alla corda, ben diversi da quelli secchi e leggermente aggressivi che spesso si sentono nelle esecuzioni moderne.
- Tu giovane violinista sei particolarmente attenta nel sostegno a colleghi ancora più giovani, cosa tutt’altro che scontata. Quanto si dà e quanto si riceve?
Credo che la mia attenzione ai giovanissimi sia merito del mio maestro, Daniele Gay, e dei messaggi che mi ha trasmesso, facendomi sentire veramente fortunata, e soprattutto mai sola. La sua scomparsa a settembre 2018 mi ha lasciata persa, obbligata a cavarmela per la prima volta in vent’anni senza i suoi consigli, i suoi pareri, i messaggi di incoraggiamento prima di ogni concerto. Era la mia roccia e forse davo per scontato che ci sarebbe sempre stato. Nella musica come nella vita dobbiamo continuamente decidere chi ascoltare, e credo che ogni strumentista sappia quanto la presenza di un mentore, di una guida, sia necessaria negli anni che contano. Oppure nel mio caso di una sorella maggiore che dalle prime esperienze professionali, dalle gioie e dalle delusioni, ci è appena passata! Quanti talenti si sono persi e continuano a perdersi nelle mani sbagliate! E quanti ragazzi apparentemente meno dotati di talento invece sbocciano quando trovano un vero, grande, didatta. Ecco, Gay era un didatta che non ha mai perso la vocazione e l’amore generoso per i suoi allievi, una famiglia allargata su cui tutt’ora so di poter contare. Ho pensato a lungo a come rendergli omaggio, considerando che ho poco tempo per l’insegnamento ma vorrei poter essere presente per la nuova generazione di musicisti italiani. Ho voluto creare un’iniziativa che potesse portare avanti i suoi ideali e aiutare concretamente i giovani interpreti ad affacciarsi al mondo difficile e contraddittorio del concertismo. È nato quindi il “Premio Daniele Gay”, con cadenza biennale, assegnato nella prima edizione alla giovane ed eccezionale violinista Fabiola Tedesco. Il secondo vincitore sarà annunciato a brevissimo e presentato al pubblico in un concerto l’8 ottobre al Teatro alla Scala! Ringrazio con tutto il cuore l’Associazione “Musica con le Ali” per aver subito abbracciato questa mia idea, scaturita dalla voglia incontenibile di “ridare” qualcosa di quello che ho ricevuto dal mio maestro.
- In Italia le sale da concerto e i teatri lavorano ancora a mezza capienza – se va bene – mentre all’estero, penso all’Austria per non andare troppo lontano, le sale sono completamente piene. Qual è la tua opinione in proposito?
Si sono dimenticati di nuovo di noi, tanto per cambiare. Anche qui in UK dal primo giorno di riapertura la capienza delle sale è tornata al 100% (o a discrezione delle sale stesse, dipendendo dal livello di sicurezza che sentono di poter garantire). In Italia sembra che le regole per i teatri cambino mesi dopo le altre, con ingiustizie palesi come la richiesta del green pass per concerti all’aperto ma non per mangiare fuori al ristorante, oppure quella di considerare diversa una messa da un concerto in chiesa. Credo che la maggior parte dei musicisti si senta tradito. Specialmente dopo tutti gli sforzi per rispettare le norme di distanziamento nei teatri e nei luoghi di spettacolo in modo quasi esagerato. In sala massima attenzione a mantenere la distanza tra colleghi, per poi magari finire a cena in un ristorante tutti ammassati, o a viaggiare su un volo di linea strapieno. Credo che oggi ci siano i mezzi per tornare a fare e ascoltare musica nel massimo rispetto della sicurezza di tutti. Noi siamo pronti, anzi, non ne possiamo più! A tutti, musicisti e pubblico, auguro di ritrovarci presto a sperimentare quel gesto, quel respiro, quell’occhiata che non ha bisogno di parole, quella dimensione dove il tempo scorre scandito dalla fantasia. E forse anche ad apprezzare di più quel momento, ora che sappiamo cosa significhi farne a meno.
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Violin Concertos Vol.1 | |
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CHANDOS | |
CD UPC: 095115223420 (2021) |
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