Gary McCann: scene, costumi e fantasia
È tornato in Italia, prima a Firenze per l’Amico Fritz di Mascagni al Teatro del Maggio Musicale e ora invece è a Bologna, al Comunale, dove darà ampio spazio alla sua visionarietà Gary McCann. Originario dell’Irlanda del Nord, McCann sta lavorando in tutto il mondo come scenografo e anche come costumista. A Bologna ritroverà il regista scozzese Paul Curran con il quale qualche hanno fa ha dato vita a una indimenticabile Londra per My Fair Lady, prodotto dal Teatro di San Carlo di Napoli, e questa volta sarà suo compito comunicarci gli interni viennesi di Ariadne auf Naxos.
«Avevo già disegnato Ariadne in passato quindi conosco molto bene l’ opera e volevo fare qualcosa di diverso e siamo riusciti a trovare delle soluzioni interessanti. ».
- Ce lo spiega?
Abbiamo un grande salone viennese del 1910, tutto bianco, ma rinnovato, si vede che sono stati fatti dei rinnovamenti e che quindi la scena è ambientata nel presente. Lo rivelano anche i costumi. Nel secondo atto abbiamo una scenografia del 18° secolo, una specie di set barocco che viene montato all’interno del salone viennese. È quindi una combinazione interessante tra uno spazio architettonico bianco e questo vecchio set che è stato dipinto. È un contrasto visivo abbastanza forte. Abbiamo pensato che gli ultimi 15 minuti siano una verità metafisica, che si scosta dal secondo atto, e abbiamo creato un coup de theatre in termini di cambio scena creando uno spazio negativo. Usciamo dalla stanza, voliamo fuori, come se la realtà fosse sospesa.
- E i costumi?
CI siamo divertiti molto. Ci sono dei personaggi eccentrici come il capo balletto, l’insegnante di musica, e è stato un processo creativo indubbiamente stimolante.
- Che effetto le fa tornare in Italia?
Questa opera è la seconda di tre. Ho debuttato l’Amico Fritz a Firenze qualche settimana fa, ora faccio Ariadne e poi sarò a Venezia per un nuovo Peter Grimes che debutterà a giugno. È tutto molto emozionante e sono felicissimo di potere portare avanti dei progetti cosi. Sto godendomi questo tempo in Italia.
- Lei abita in Gran Bretagna, come sta andando con la Brexit?
Io sono fortunato, perché il mio lavoro sta venendo riconosciuto e quindi mi porta ad avere tantissimi ingaggi internazionali e ho lavorato tantissimo anche durante la pandemia. Lo scorso anno ho debuttato sei grandi opere. Dallo scorso marzo ho ripreso a viaggiare e non mi sono più fermato, New Mexico, Polonia, Belgio, Firenze, io sono sempre stato in giro. Un’altro dettaglio fortunato è il fatto che io possiedo un passaporto irlandese. Quindi posso considerarmi europeo anche se vivo nel Regno Unito. La brexit rimane comunque una situazione molto complicata e penso che sia davvero difficile per molte persone che lavorano nel mio settore perché si sono alzate molte barriere nel mondo del lavoro.
- Alcuni suoi lavori sono così realistici che sembra di camminare nelle strade o di entrare nei palazzi che crea, mentre in altri casi ci sono degli spazi astratti che ci portano dentro la storia. Si diverte ad alternare?
Ogni progetto è diverso. Non c’è uno stile che io preferisca. È sempre tutto diverso, dalla storia all’opera al pubblico. Quello che mi interessa é come la storia viene raccontata e a chi la racconto e che storia è? Talvolta sono i teatri che hanno delle richieste, altre volte ne discuto con il regista. Ma io penso sempre che la musica per la quale sto creando le scene siano sublimi e quindi a una musica così bella devo offrire una controparte visiva che ne sia all’altezza.
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