Genova: è lenta la mia Tosca

Buona la Prima, si potrebbe dire, con il tutto esaurito. Il cartello “Sold out” sulle locandine in esterna, un teatro strabordante in ogni ordine e fila e la presenza delle massime autorità liguri, oltrechè ospiti di variegato lustro, sono stati la cornice ad una rappresentazione del genio lucchese che non è però stata esente da ombre.

Tosca di Giacomo Puccini torna all’Opera Carlo Felice di Genova nell’allestimento nato proprio per il teatro lirico genovese dalla mente e dalle mani di Davide Livermore, affermato e noto regista torinese, che nel 2014 aveva creato questa visione geometrica e prospettica della Tosca pucciniana (in questa occasione la regia è stata ripresa da Alessandra Premoli): un unico impianto scenico rotante, che ogni volta permette allo spettatore di cogliere una diversa visione di ciò che sta accadendo. Impianto scenico richiamante i marmi che possiamo contemplare a Roma, con una presenza sullo sfondo di proiezioni video di notevole effetto quali visioni religiose, come ad esempio il Cristo in croce o gli angeli celesti, in alternanza alla cupola della Chiesa di Sant’Andrea della Valle dove tutto il primo atto si svolge, financo al lunare cielo che accompagna l’ultima notte di vita di Cavaradossi e Tosca. Se insieme all’impatto visivo, si fanno anche apprezzare i sempre eleganti costumi di Gianluca Falaschi, non si può non notare l’approssimativa recitazione (imputabile più ai cantanti stessi che non allo stesso Livermore), rallentati dal continuo sali e scendi lungo il triangolo marmoreo, centro nevralgico di tutta l’azione scenica. La morte di Tosca è forse il più bel colpo di scena (e di genio) sul gran finale: quella statua dell’angelo così immobile, così impassibile per tutto l’ultimo atto, si rivela in tutta la sua drammaticità nel raggelare e pietrificare Tosca stessa, evitandole il lancio da Castel Sant’Angelo.

Sul podio genovese torna a salire il direttore d’orchestra Pier Giorgio Morandi, maestro di consolidata tradizione che in Puccini ed in Verdi trova il suo naturale percorso di espressione e sviluppo, senza mai lasciare nulla al caso e cercando di sottolineare le giuste nuance di cui l’opera è ricca, tuttavia con alcune dinamiche spesso troppo trascinate. Preciso negli attacchi ma con un’eccessiva attenzione all’orchestrazione nella ricerca degli equilibri, Morandi trae dall’Orchestra dell’Opera Carlo Felice un suono talvolta pesante e sovrastante i solisti: si fanno apprezzare per colore e intensità vocale il Coro e il Coro di voci bianche, rispettivamente preparati dai maestri Claudio Marino Moretti e Gino Tanasini.

Maria Josè Siri è artista nota e affermata sui principali palcoscenici del mondo, dove la sua Floria Tosca ha visto più volte la possibilità di esprimersi con le qualità note del soprano uruguaiano: la voce è presente e di buon colore con ottima sicurezza dagli acuti più impervi alle declamazioni più gravi, ma manca forse la consapevolezza di essere la Diva in scena, lasciando così allo spettatore un’interpretazione incolore, rallentata nei movimenti, ad eccezion fatta dalla più attenta e vissuta esecuzione dell’aria “Vissi d’arte”, dove si sono cercati i colori necessari alla resa della stessa. Alla Siri si deve la buona riuscita dei passi più “drammatici”, laddove spesso l’urlo o la sbracatura l’hanno fatta da padroni in passato. Piccola nota “melodrammatica e nostalgica”: la prima opera vista e sentita dallo scrivente in un teatro lirico è stata proprio Tosca nel lontano gennaio 2012, al Teatro Regio di Torino, con Maria Josè Siri quale protagonista femminile della seconda compagnia.

L’innamorato di Tosca, il pittore Mario Cavaradossi, è qui interpretato dal tenore Riccardo Massi, che dopo un inizio timido e attento più alla ricerca del suono che non alla parola con il sacrificio di qualche consonante (un Recondita armonia assai poco fraseggiato), cresce durante il corso della recita, regalando momenti di piacevole ascolto, con una notevole partecipazione emotiva e attoriale. Il suono è ricco ma non prorompente, con un canto spesso di forza che tenta di imporsi al di sopra del suono orchestrale proveniente dalla buca.

Chi invece si impone vocalmente è il barone Vitellio Scarpia di Enkhbat Amartuvshin, baritono mongolo di ormai acclamata fama mondiale, che ostenta una delle più belle voci baritonali dei tempi moderni. Ampiezza del suono e della cavata, nitida declamazione e colore di bronzea bellezza, nulla gli manca se non la coscienza del personaggio e l’interpretazione scenica (non macchiettistica e volgare come talvolta avviene nel “verismo” pucciniano), particolari non da poco in una delle opere in cui la drammaticità e l’azione scenica sono di fondamentale importanza.

Dongho Kim si fa apprezzare nei panni del fuggitivo Angelotti per la bella voce da basso, di buon colore e di ottima proiezione, mentre ritroviamo Matteo Peirone quale brillante e ammiccante Sagrestano, ormai veterano del ruolo e più in generale di quei ruoli di carattere fondamentali per la tenuta dell’opera. Di contorno ma indispensabili per il completo svolgimento del dramma sono poi gli sgherri di Scarpia, ossia Spoletta e Sciarrone, rispettivamente interpretati da Manuel Pierattelli e Claudio Ottino, apprezzati artisti di casa al Carlo Felice, insieme al carceriere di Franco Rios Castro. Come spesso succede, piccolo successo personale per il giovanissimo pastorello, o meglio dovremmo dire pastorella, qui interpretato da Maria Guano, voce bianca.

Dunque successo di pubblico e di presenze, che possono rincuorare (in parte ma non del tutto) la direzione della fondazione lirico sinfonica in tempi in cui va mantenuta alta l’attenzione, dove il pubblico “della vecchia guardia” va via via riducendosi ma dove le nuove generazioni possono essere avvicinate, educate, coinvolte e rapite da e nella bellezza del nostro amato melodramma. Tosca è in scena all’Opera Carlo Felice di Genova con repliche fino a domenica 5 marzo.

Leonardo Crosetti
(24 febbraio 2023)

La locandina

Direttore Pier Giorgio Morandi
Regia, scene e luci Davide Livermore
Regia ripresa da Alessandra Premoli
Costumi Gianluca Falaschi
Personaggi e interpreti:
Floria Tosca Maria José Siri
Mario Cavaradossi Riccardo Massi
Scarpia Amartuvshin Enkhbat
Angelotti Dongho Kim
Sagrestano Matteo Peirone
Spoletta Manuel Pierattelli
Sciarrone Claudio Ottino
Un carceriere Franco Rios Castro
Un pastore Maria Guano
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini

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