Genova: Michieletto e il suo funereo Falstaff

Immersa in una dimensione onirica, bagnata dai frangenti del ricordo, l’ultima opera di Verdi è dominata, nella concezione di Damiano Michieletto, da un senso di malinconia e di morte. Creata nel 2013 per il Salzburger Festspiele, la regia di Falstaff è approdata al Teatro Carlo Felice nella ripresa di Andrea Bernard.

L’idea di base è l’ambientazione in Casa Verdi, che lo stesso compositore fece costruire per accogliere musicisti a riposo; un grande salone della dimora è mirabilmente riprodotto nelle scene di Paolo Fantin. Lì trascorre il suo tempo, per lo più sdraiato su un divano, Sir John Falstaff, un anziano cantante che, pur percependo la propria decadenza, non rinuncia a mire sensuali. Cerca di mettere in piedi intrighi con Alice e Meg, ma le due shakespeariane Comari di Windsor, con l’aiuto di Mrs. Quickly e di Nannetta, figlia di Alice, si vendicano e nel frattempo anche i personaggi maschili si alleano contro di lui.

Tutto ciò che segue dovrebbe portare a situazioni francamente comiche, ma Michieletto impone un abbattimento e un radicale depauperamento degli elementi buffi: fino ad arrivare, nel terz’atto, a evocare il folto parco e la grande quercia di Herne con qualche miserella pianta in vaso e a trasformare il «Pizzica, pizzica, pizzica, stuzzica» incalzante delle dame, con supporto di diavoli e folletti, in una sorta di omaggio funebre al protagonista, con lancio di fiori sul suo corpo steso.

Sullo sfondo, nel frattempo, tra gli ospiti di Casa Verdi che si muovono negli eleganti costumi di Carla Teti e sotto le sapienti luci di Alessandro Carletti, si percepisce una storia d’amore che avrà vita breve, vista l’età degli innamorati; un’ulteriore mesta pennellata a sostenere quello che Michieletto ritiene: «Nell’opera emergono continuamente i temi della malinconia, della vecchiaia e della morte». E null’altro rimane.

Di Ambrogio Maestri, super veterano del ruolo di Falstaff, non si può che ammirare l’approfondimento del personaggio, ormai un alter ego, con tutte le minuzie di un fraseggio assimilato e ben condotto; lo smalto vocale si è purtroppo appannato rispetto a un tempo, ma il rubicondo Sir John c’è, anche se qui in versione molto meno frizzante del consueto.

Vocalità di prim’ordine, brillantezza e tenuta caratterizzavano la prova delle quattro dame: Erika Grimaldi come Alice, Paola Gardina come Meg, Sara Mingardo come Mrs. Quickly e Caterina Sala come Nannetta. Alto il livello anche nel comparto maschile, con il Ford di Ernesto Petti dalla voce salda e schietta, il Fenton luminoso di Galeano Salas, il solido Dottor Caius di Blagoj Nacoski e gli efficaci Oronzo D’Urso e Luciano Leoni, Bardolfo e Pistola.

Qualche irregolarità nel rapporto tra palcoscenico e Orchestra non ha troppo pesato sulla direzione di Jordi Bernàcer, sensibile e competente nel restituire la partitura adeguandone i colori alla lettura di Michieletto, grazie anche all’ottima prova di Orchestra e Coro del Teatro.

Successo caloroso da parte del pubblico, con qualche perplessità manifesta per l’impostazione registica.

Patrizia Luppi
(9 marzo 2025)

La locandina

Direttore Jordi Bernàcer
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Andrea Bernard
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci  Alessandro Carletti
Video Rocafilm Filmproduktion
Personaggi e interpreti:
Sir John Falstaff Ambrogio Maestri
Ford Ernesto Petti
Fenton Galeano Salas
Dottor Caius Blagoj Nacoski
Bardolfo Oronzo D’Urso
Pistola Luciano Leoni
Alice Ford Erika Grimaldi
Nannetta Caterina Sala
Mrs. Quickly Sara Mingardo
Mrs. Meg Page Paola Gardina
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

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