Innsbruck: al Concorso Cesti vince la Gran Bretagna ma trionfa l’Austria

Giunto quest’anno alla sua decima edizione il Concorso Cesti – nella sua dizione completa Concorso Internazionale per l’Opera Barocca “Antonio Cesti” – costituisce uno dei punti di forza delle Innsbrucker Festwochen der Allten Musik.

Dalle selezioni del “Cesti” e soprattutto tra i suoi vincitori e finalisti, quasi sempre giovanissimi, sono emersi talenti che stanno sviluppando carriere di assoluto rilievo non solo nel repertorio barocco.

Alla finale di quest’anno, svoltasi alla Sala Grande della Haus der Musik, che con la sua vetrata alle spalle del palco apre al pubblico una meravigliosa prospettiva sulla Hofburg, si sono presentati davanti ad una giuria internazionale presieduta da Michael Fichtenbolz – Sovrintendente dell’Opernhaus Zürich e direttore del Festival Händel di Karlsruhe – affiancato tra gli altri dagli italiani Alessandro De Marchi e Alberto Triola, dieci giovani cantanti provenienti da selezioni tutt’altro che agevoli.

Il programma della finale, organizzata in due tornate, comprendeva un’aria a scelta del concorrente e una tratta dall’ Empio punito di Giovanni Melani.

Accompagnati da un complesso formato da elementi dell’Orchestra Cesti, diretta al cembalo e con mano sicura e fantasiosa da Mariangiola Martello, e non senza tradire l’emozione del traguardo raggiunto – più evidente in alcuni, in altri più sfumata – i finalisti hanno dato vita a prove di grande interesse.

Del tutto condivisibili le scelte della giuria.

La vittoria è andata al mezzosoprano britannico Grace Durham, dalla voce di bella pasta e sicura dal punto di vista tecnico.

Più che con l’aria dall’opera di Melani – in questo caso quella di Acrimane “ Se d’amor la cruda sfinge” – la vittoria, meritatissima è arrivata con la seconda, ovvero “Son qual misera colomba” dal Cleofide di Hasse, pagina irta di scogli non solo sul versante delle agilità ma anche e soprattutto per la varietà di colori richiesti.

Tutto ciò dimostra che nei concorsi – o almeno in quelli inoppugnabilmente seri come il Cesti – vince chi osa mettendosi totalmente in gioco.

Seconda classificata il soprano cossovaro Dioklea Hoxha, dotata di un timbro di rara bellezza oltre che di una presenza scenica non indifferente, che ha esordito con l’aria di Asteria “Se non mi vuole amare” dal Tamerlano di Händel, riservando alla seconda uscita “Gelosia, spietata Aletto” dall’Empio punito.

Al terzo posto si piazzava la cipriota Theodora Raftis, sguardo magnetico e personalità mediterranea unite ad una voce non bellissima ma capace di emozionare, soprattutto in “Torrente cresciuto” dall’haendeliano Siroe.

L’Austria ottiene un personale trionfo con la ventiduenne Miriam Kutrowatz, bella e diafana come le Giuliette o le Ofelie dei quadri preraffaelliti, voce che già guarda a Gluck e in prospettiva a Mozart, che si è aggiudicata il premio Giovani Artisti, con annesso concerto a Vienna, e il Premio del Pubblico, cantando l’aria di Atamira “Piangete occhi” dall’opera di Melani e poi, anche lei “Torrente cresciuto”.

Personalmente dedichiamo una menzione d’onore al ventottenne baritono tedesco Yannick Debus, perfetto sul palco e protagonista di due prove maiuscole, con l’occhio l’orecchio puntato su “Tu sei cor” dal Giulio Cesare di Händel.

Alessandro Cammarano
(8 agosto 2019)

La locandina

Direttore al cembalo Mariangiola Martello
Elementi dell’Orchestra Cesti
Finalisti:
Baritono Yannick Debus, Germania
Mezzosoprano Grace Durham, UK
Soprano Dioklea Hoxha, Kosovo
Soprano Inna Husieva, Ukraina
Mezzosoprano Nataliia Kukhar, Ukraina
Soprano Miriam Kutrowatz, Austria
Soprano Maayan Licht, Israele
Basso Andrew Munn, USA
Soprano Orsolya Nyakas, Ungheria
Soprano Theodora Raftis, Cipro

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