Innsbruck, i Curious Bards by moonlight on the green

La musica popolare ha un enorme vantaggio su quella cosiddetta “colta”: invece di perdersi nei meandri del tempo, di scadere nei gusti del pubblico, di dover essere ricercata e ritrovata, si mantiene viva attraverso gli anni in una sua continua rielaborazione e riproposizione.

Canzoni, danze, arie, ballate non si diffondono solo grazie alle feste di piazza o alle taverne; sono anzi appannaggio anche delle classi più abbienti e protagoniste di ritrovi conviviali, matrimoni, intrattenimenti informali.

L’Innsbrucker Festival der alten Musik, ripensato anch’esso in funzione Covid, propone con intelligenza l’altra faccia della musica barocca in un concerto tutto dedicato a musiche popolari irlandesi e scozzesi, quelle, per intendersi, che costituiscono la base, tra l’altro, del Country statunitense – gli USA, si sa, di autoctono hanno solo i Nativi – e che nel Regno Unito sono parte integrante della cultura musicale e fonte di ispirazione per autori contemporanei.

The Curious Bard, ensemble francese che porta nel suo nome lo spirito di ricerca che li anima, fanno rivivere il repertorio che i musicisti itineranti portavano in giro a beneficio di auditori eterogenei ma sempre disposti al divertimento.

Alle danze si alternano ballate in cui si narra di amori perduti e ritrovati, di creature fantastiche, di bevute e di scherzi, di viaggi e ritorni.

Non è musica “semplice”, si badi bene, anzi è poggiata su solidi schemi contrappuntistici e armonici che costituiscono la base di tessuti melodici di grande fascino.

L’ampia selezione proposta, dal titolo emblematico “By moonlight on the green”, si concentrasu pagine composte o riviste nel Diciottesimo secolo, in un viaggio nel tardobarocco irlandese e scozzese caratterizzato da una variegata organicità e che pone l’attenzione sulle “raccolte” che più di un editore pubblicò a beneficio di esecutori non solo di strada o da pub, ma anche dei dilettanti della media e alta società che si esibivano per gli amici in riunioni private.

Piace pensare che le signorine Bennet o miss Dashwood intrattenessero così i loro ospiti all’inizio dell’Ottocento.

Alix Bolivert, volinista di ottima caratura e direttore, esalta reels e jigs con virtuosismo sapido e leggero. Arcate serrate e passaggi di agilità sono risolti con tecnica rimarchevole e un pizzico di ironia ammiccante.

Con lui i più che bravi Sarah van Oudenhove alla viola da gamba, Bruno Harlé al traversiere e al flautino a becco, Louis Capeille all’arpa, Jean-Christophe Morel al cittern e soprattutto  Ilektra Platiopoulou, mezzosoprano fantastico alla quale è assegnato anche il compito di introdurre i brani.

Platiopoulou gioca con la voce, fa divertire senza eccedere, spiega senza alcuna pedanteria e soprattutto – come del resto i suoi compagni – si diverte moltissmo.

Il pubblico – una sedia sì e una no, ma quasi non si nota – sta al gioco, si lascia guidare in atmosfere che si riscoprono non così sconosciute e soprattutto vicine per sonorità e concetti espressi.

Pezzi brevi e densi, emozioni differenti da uno all’altro, tanti nomi di donne – da Mable Kelly a Miss Rose of Tarlogie –, moltissime bevute e sbronze conseguenti: One more bottle è un capolavoro.

Un concerto di quelli che riconciliano con il mondo, capace di riportare gli spettatori a teatro a passo di danza e di farli uscire canticchiando.

Alessandro Cammarano
(8 agosto 2020)

La locandina

Mezzosoprano Ilektra Platiopoulou
Violino e direzione Alix Boivert
The Curious Bards
Programma:
Arie e danze scozzesi e irlandesi

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