Innsbruck: i rimpiattini di Cesare
Nella galassia barocca il colornese Geminiano Giacomelli insiste in un sistema di pianeti assai vicino alla stella di maggior splendore occupando però una posizione periferica: fuor di metafora astronomica il suo Cesare in Egitto – andato in scena per la prima volta nel 1735 al milanese Regio Ducal Teatro durante la stagione di carnevale e successivamente ripreso, in versione riveduta e corretta al Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia nel novembre dello stesso anno, per approdare poi a Firenze e a Napoli – è un lavoro capace di vantare scrittura sapiente ma non in grado di distaccarsi da stilemi compositivi codificati e patrimonio base di qualunque autore dell’epoca.
Ne consegue un lavoro gradevolmente routinario, incardinato su un libretto che, nella versione veneziana scelta da Ottavio Dantone per le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, porta la firma di Domenico Lalli coadiuvato da un giovanissimo Carlo Goldoni a supporto e nel quale l’azione è sempre sul punto di aver luogo restando tuttavia costantemente sospesa.
Su questo assunto lavora con acume Leo Muscato che, ben conscio del materiale drammaturgico a sua disposizione, decide a sua volta di giocare sull’indefinitezza, calando l’azione in un labirinto – ben immaginato da Andrea Belli – di stanze girevoli decorate da pitture e geroglifici e incastrate l’una dentro l’altra all’interno delle quali i personaggi si muovono in una sorta di eterno rimpiattino di sentimenti, il tutto sotto l’occhio di quattro enormi statue vermiglie raffiguranti altrettanti soldati in armatura greca.
I costumi di Giovanna Fiorentini sono strettamente contemporanei per quello che riguarda Cesare e i suoi, con “mimetiche” all’avanguardia, e squisitamente retrò quando si tratta di vestire i greco-egiziani cui sono riservate uniformi che riecheggiano quelle novecentesche della Guerra d’Etiopia o ancora rimandano alle divise ottomane di fine Ottocento; a Cleopatra ed Cornelia si riservano abiti anni Quaranta.
Il disegno di luci sapiente ideato da Alessandro Verazzi conferisce un aura di ulteriore, indistinto mistero.
Dantone, e con lui l’Accademia Bizantina in buon spolvero, trova la giusta via per diversificare le invero parecchio uniformi arie affidate ai vari protagonisti rendendole all’ascolto con belle intuizioni dinamiche e soluzioni ritmiche incalzanti.
Nel ruolo-titolo figura assai bene Arianna Vendittelli, capace di mettere il suo cospicuo ed educatissimo materiale vocale al servizio di un’interpretazione intelligentemente calibrata.
Margherita Maria Sala dà voce e corpo ad una Cornelia – il personaggio creato alla prima veneziana da Vittoria Tesi, contralto famoso per le sue doti attoriali – fortemente esteriorizzata e sostenuta da un canto di grande incisività, mentre Emőke Barath è Cleopatra dalle sfumature variegate e tendente, di contro, all’introversione.
Filippo Mineccia si conferma ancora una volta come fraseggiatore raffinato, conferendo ad Achilla tutte le sfumature necessaria a caratterizzarlo, così come Federico Florio – astro nascente del controtenorismo – incarna un Lepido tenero e al contempo deciso esibendo perizia e gusto sia nelle agilità che nel canto legato.
Infine Valerio Contaldo è Tolomeo dal carattere mutevole, espresso attraverso colori appropriati, afflitta tuttavia da un timbro nasale.
Il pubblico, foltissimo, applaude convintamente decretando un successo pieno alla serata.
Alessandro Cammarano
(7 agosto 2024)
Deutsche Uberseztung
In der barocken Galaxie besteht der aus Colorno stammende Geminiano Giacomelli in einem System von Planeten, das der strahlendsten Sterne sehr nahe kommt, jedoch eine periphere Position einnimmt: ohne astronomische Metaphern ist sein „Cesare in Egitto“ – der erstmals 1735 im Mailänder Regio Ducal Teatro während der Karnevalssaison aufgeführt und in einer revidierten und korrigierten Fassung im November desselben Jahres im Teatro San Giovanni Grisostomo in Venedig wieder aufgenommen wurde, um dann in Florenz und Neapel anzukommen – ein Werk, das sich einer geschickten Schreibweise rühmen kann, aber nicht in der Lage ist, sich von den kodifizierten Kompositionsstilen zu lösen, die Grundlage jedes Autors jener Zeit waren.
Daraus ergibt sich ein angenehm routiniertes Werk, verankert in einem Libretto, das in der venezianischen Version, die Ottavio Dantone für die Innsbrucker Festwochen der Alten Musik ausgewählt hat, von Domenico Lalli signiert und von einem sehr jungen Carlo Goldoni unterstützt wurde und in dem die Handlung immer kurz davor ist, stattzufinden, jedoch stets in der Schwebe bleibt.
Auf dieser Grundlage arbeitet Leo Muscato mit Scharfsinn, der sich der ihm zur Verfügung stehenden dramatischen Materialien wohl bewusst ist und seinerseits auf Unbestimmtheit spielt, indem er die Handlung in ein Labyrinth – gut vorgestellt von Andrea Belli – von drehbaren Räumen fallen lässt, die mit Gemälden und Hieroglyphen dekoriert sind und ineinander verschachtelt sind, in denen die Charaktere sich in einer Art ewigen Versteckspiels der Gefühle bewegen, alles unter den Augen von vier riesigen roten Statuen, die ebenso viele Soldaten in griechischer Rüstung darstellen.
Die Kostüme von Giovanna Fiorentini sind streng zeitgenössisch, was Cesare und seine Leute betrifft, mit modernsten „Tarnanzügen“, und exquisit retro, wenn es darum geht, die griechisch-ägyptischen Figuren zu kleiden, denen Uniformen vorbehalten sind, die an die aus den 1930er Jahren des Abessinienkriegs oder an die osmanischen Uniformen des späten 19. Jahrhunderts erinnern; Cleopatra und Cornelia tragen Kleider aus den 1940er Jahren.
Das geschickte Lichtdesign von Alessandro Verazzi verleiht eine zusätzliche, unbestimmte Aura des Geheimnisses.
Dantone, und mit ihm die gut aufgestellte Accademia Bizantina, findet den richtigen Weg, um die eher einheitlichen Arien, die den verschiedenen Protagonisten anvertraut sind, zu differenzieren und sie mit schönen dynamischen Einfällen und treibenden rhythmischen Lösungen darzubieten.
In der Titelrolle macht Arianna Vendittelli eine sehr gute Figur, da sie ihr erhebliches und wohlgebildetes stimmliches Material in den Dienst einer intelligent kalibrierten Interpretation stellt.
Margherita Maria Sala verleiht einer Cornelia – der Figur, die bei der venezianischen Uraufführung von Vittoria Tesi, einem für ihre schauspielerischen Fähigkeiten berühmten Alt, geschaffen wurde – eine starke Außenwirkung und unterstützt ihren Gesang mit großer Eindringlichkeit, während Emőke Barath Cleopatra mit nuancenreichen und eher introvertierten Zügen verkörpert.
Filippo Mineccia bestätigt sich einmal mehr als raffinierter Phrasierer und verleiht Achilla alle notwendigen Nuancen, um ihn zu charakterisieren, ebenso wie Federico Fiorio – ein aufstrebender Stern am Countertenorhimmel – einen zarten und zugleich entschlossenen Lepido verkörpert und sowohl in der Agilität als auch im gebundenen Gesang Geschick und Geschmack zeigt.
Schließlich ist Valerio Contaldo ein Tolomeo mit wechselndem Charakter, ausgedrückt durch geeignete Farben, allerdings mit einem nasalen Timbre.
Das zahlreiche Publikum applaudiert überzeugt und erklärt den Abend zu einem vollen Erfolg.
Alessandro Cammarano
(7. August 2024)
La locandina
Direttore | Ottavio Dantone |
Regia | Leo Muscato |
Scene | Andrea Belli |
Costumi | Giovanna Fiorentini |
Luci | Alessandro Verazzi |
Personaggi e interpreti: | |
Cesare | Arianna Vendittelli |
Cleopatra | Emőke Barath |
Achilla | Filippo Mineccia |
Cornelia | Margherita Maria Sala |
Tolomeo | Valerio Contaldo |
Lepido | Federico Fiorio |
Accademia Bizantina |
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