Innsbruck: il Bach sorridente della Hofkapelle München

Un viaggio tra sacro e profano che si trasforma in una meditazione sul destino dell’uomo quello proposto alla Spanische Saal del castello di Ambrass dalla Hofkapelle München e dal controtenore Terry Wey nell’ambito delle Innsbrucker Festwochen der alten Musik.

Il complesso monacense, con il suo primo violino e direttore Rüdiger Lotter, presenta un programma che abbraccia un periodo circoscritto della produzione bachiana, ponendo l’accento sia sulle tematiche mondane che su quelle religiose, il tutto ad evidenziare come in realtà esse siano strettamente collegate in un unico percorso estetico e contenutistico.

La prassi esecutiva della Hofkapelle è storicamente informata, gli strumenti sono originali, eppure il suono è quello turgido e luminoso che rimanda ai complessi di Karl Richter e a un Barocco passato, quasi pioneristico, ma capace di suscitare ancora un grande fascino; non un suono bello per se stesso ma un suono capace di evocare bellezza attraverso un rigore in realtà pieno di fantasia.

I violini qui non sembrano un cesto di gattini miagolanti come talora si riscontra in complessi blasonatissimi e l’oboe  – in questo caso quello perfetto di Claire Sijacobs –non rimanda alle ciaramelle natalizie; qui si suona con il sorriso sulle labbra e con la testa concentrata sulla sostanza.

Il Concerto Brandeburghese n. 5 in Fa maggiore BWV 1050 trova, complici il clavicembalo miracoloso di Olga Watts e il traversiere di Michael Schmidt-Casdorff, un’ariosità straniante fin dalle prime battute dell’Allegro iniziale, che si trasforma in ammiccante complicità fra strumenti nell’ Affettuoso centrale per ritornare all’Allegro finale risolto in un tripudio di colori.

I tempi sono moderatamente serrati ma comunque lontani dagli eccessi di talune esecuzioni col metronomo alla biscroma e tutte giocate sul facile stupore.

Lo stesso discorso vale per l’arcinoto Doppio concerto per 2 violini, archi e B.c.in Fa minore BWV 1043, ove Lotter dialoga con Isabella Bison costruendo una narrazione musicale giocata su minuscoli scarti dinamici incardinati su una trama ritmica fantasiosa ma capace allo stesso tempo di mantenere un rigore che comunque non cede mai il passo ad alcuna algidezza.

Alle pagine “mondane” si alternano due cantate sacre tra le più famose del catalogo bachiano e che pongono l’accento sul tema della morte intesa come punto di passaggio.

In entrambe spicca la voce di Terry Wey, controtenore dal timbro seducente il cui falsetto ricco di armonici si plasma duttilmente sul dettato bachiano.

«Ich habe genug» BWV 82, originariamente composta per voce di basso e successivamente rielaborata in una versione per soprano, presenta innumerevoli spunti di riflessione a partire dal testo stesso nel quale si trova la summa del luteranesimo, con il libero arbitrio a guidare il credente nelle scelte terrene che determinano la salvezza dell’anima.

Il fraseggio di Wey è intenso, tutto è profondamente meditato e volto ad un’introspezione costante della parola che si fa musica; l’aria centrale “Schlummert ein, ihr matten Augen” è resa con una sorta di consapevole e gioiosa rassegnazione capace di suscitare emozioni profonde nell’ascoltatore.

Più dura, morale, la seconda cantata in programma, «Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust» BWV 170, il cui testo mette l’accento sui mali dell’uomo e sulla necessità assoluta di guardare in alto per non precipitare in basso.

Qui il controtenore austriaco trova, complice la Hofkapelle, colori più aspri e la frase si fa graffiante.

Un concerto di grande bellezza coronato dal consenso del pubblico, attento e partecipe, e dal bis di una sezione di “Schlummert ein, ihr matten Augen”.

Alessandro Cammarano
(6 agosto 2019)

La locandina

Direttore e violino solista Rüdiger Lotter
Controtenore Terry Wey
Hofkapelle München
Programma:
Johann Sebastian Bach
«Brandenburgisches Konzert» Nr. 5 in Fa maggiore BWV 1050
Solokantate «Ich habe genug» BWV 82
Doppio concerto per 2 violini, archi e B.c.in Fa minore BWV 1043
Solokantate «Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust» BWV 170

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