Innsbruck: Leonora, capolavoro ritrovato
Qualche volta, ma solo qualche volta si può parlare di capolavoro ritrovato con la certezza di essere nel giusto e di non esagerare. Nel caso della Leonora di Ferdinando Paër la definizione non è soltanto lecita ma doverosa.
Nel volgere di mesi – tra il 1804 e il 1805 – il testo di Nicolas Bouilly Léonore ou l’amour coniugale catturò l’interesse di tre compositori assai diversi tra loro per formazione ed estetica. Se Ludwig van Beethoven nel Fidelio, nato Leonore, accentua la componente politica e il volterrianesimo ben presenti nella vicenda – che Bouilly tiene a precisare essere realmente accaduta – Giovanni Simone Mayr concepisce il suo L’amor coniugale come farsa sentimentale in un atto portando l’azione dalla Spagna alla Polonia.
La Leonora di Paër è un’ulteriore lettura del medesimo soggetto, perfettamente in equilibrio tra opera semiseria e dramma, con i due mezzi caratteri – gli “amorosi” Marcellina e Giachino – a far da contraltare alla coppia Leonora-Florestano in uno schema tutto italiano, calato però nella visione musicale di Paër, parmigiano cittadino d’Europa.
In questa Leonora convincono l’impronta haydeniana e gli echi del Rossini serio, la capacità di trattare l’orchestra secondo forme del tutto personali e nuove, gli ensemble e i concertati prima ancora delle arie; gloria dunque all’Innsbrucker Festival der alten Musik che la riporta in vita nell’edizione critica curata da Christian Seidenberg.
Sarebbe dovuta essere una rappresentazione in forma scenica, ma la pandemia ci ha messo il suo zampino maligno e si è dovuto necessariamente optare per una mise-en espace, curata da Mariame Clément e rivelatasi oltremodo efficace.
Orchestra arretrata sul palcoscenico del Landestheater e ampio spazio per i solisti liberi di muoversi e interagire, la Clément sfrutta intensamente la corporeità con movimenti e gesti di grande pregnanza: a Florestano, per esempio, basta sciogliersi i capelli – altrimenti raccolti in una coda – per rivelare Leonora.
Le seggiole diventano le pietre della segreta in cui è segregato Florestano mentre i leggii, mobilissimi nelle mani dei cantanti, chiudono e aprono spazi, bloccano e liberano, il tutto in un gioco drammaturgico intelligente e denso. Il resto è affidato agli sguardi, poche volte intensi come qui.
Alessandro De Marchi, alla testa della Innsbrucker Festwochenorchester che pecca di qualche imprecisione, restituisce l’impaginato di Paër attraverso un racconto musicale improntato ad un’analiticità che non dimentica neppure per un attimo la ricerca dei giusti accenti. Ne deriva una lettura drammaticamente tesa, lucida nelle scelte agogiche, poggiata su scelte dinamiche mai banali.
Di ottimo livello il cast – quasi totalmente italiano – a cominciare dalla Leonora-Fidelio di Eleonora Bellocci, capace di dominare con gusto sia il canto spianato che le agilità senza mai venir meno ad una linea di canto adamantina.
Paolo Fanale disegna un Florestano di grande bellezza vocale – quando natura e tecnica si sposano l’unione è solitamente felice – e intenso nel fraseggio, virile e fragile.
Renato Girolami dà voce e corpo ad un Rocco intenso e paterno, il tutto con mezzi vocali ragguardevoli, mentre Carlo Allemano tratteggia il suo Don Pizzarro con begli accenti e una recitazione sempre convincente.
Molto bene la coppia Marcellina-Giachino, rispettivamente Marie Lys e Luigi De Donato, dalle voci fresche ed educatissime, mai sopra le righe e perfettamente calati nel dramma.
Completa il cast il bravo Kresimir Spicer, Don Fernando tanto gioviale quanto inflessibile.
Alla fine pubblico tutti in piedi ad applaudire gli esecutori, la musica di Paër e la rinascita di un’opera che dovrebbe entrare stabilmente in repertorio.
Alessandro Cammarano
(9 agosto 2020)
La locandina
Direttore | Alessandro De Marchi |
Messa in scena | Mariame Clément |
Personaggi e interpreti: | |
Leonora | Eleonora Bellocci |
Florestano | Paolo Fanale |
Rocco | Renato Girolami |
Marie Lys | Marcellina |
Luigi De Donato | Giachino |
Don Pizzarro | Carlo Allemano |
Don Fernando | Kresimir Spicer |
Innsbrucker Festwochenorchester |
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