Isamay Benavente Ferreras: la Signora della Zarzuela
Isabel María (Isamay) Benavente Ferreras (La Línea, 1965) è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Siviglia e manager culturale. È direttrice del Teatro de la Zarzuela dal novembre 2023 e dal 2008 è responsabile della direzione artistica del Teatro Villamarta di Jerez. Da questo teatro ha sviluppato una programmazione ampia e plurale, in cui due eventi unici hanno attirato l’attenzione una grande proiezione nazionale ed internazionale. Da un lato, il Centro Lírico del Sur, un progetto lirico stagionale che abbina la propria produzione alla programmazione di spettacoli itineranti. Nell’ambito di questa programmazione si è distinto il ciclo “Otoño lírico Jerezano”, un’esposizione annuale di quattro titoli di genere lirico spagnolo, principalmente zarzuela, nonché la creazione del Concorso vocale per il repertorio spagnolo. Allo stesso modo, è stata direttrice artistica del Festival di Jerez, un importante progetto culturale di ampio impatto nazionale e internazionale incentrato sulla danza flamenca e sulla danza spagnola. Da settembre 2022 è presidente dell’Ópera XXI, l’Associazione dei Teatri e delle Stagioni Liriche della Spagna.
- Può dirci che posto occupano l’Italia e/o il pubblico italiano nella tua prolifica esperienza professionale o anche personale?
Ho un rapporto speciale con l’Italia poiché ho famiglia a Verona. Mia sorella vive lì da 30 anni ed i miei nipoti sono italiani. Come potete immaginare ho visitato più volte la stagione dell’Arena di Verona.
Ma anche l’opera italiana è entrata con forza nella mia vita nel 1992, quando le grandi produzioni del MET visitarono Siviglia – dove vivevo – in occasione dell’Esposizione Universale che si tenne quell’anno in quella città. Da allora mi sono appassionato all’opera.
- Da novembre 2023, le porte del Teatro de la Zarzuela si sono aperte per lei, in riconoscimento della sua carriera. In questi tempi in cui l’empowerment femminile è così in voga, essendo la prima donna a dirigerlo, quale vorrebbe che fosse il suo contributo alla Cultura e nello specifico a questo tempio dell’arte con 167 anni di storia?
Ho sempre detto che da un lato il mio progetto è “continuo”; Credo che i registi che mi hanno preceduto abbiano contribuito con la loro saggezza e abbiano fatto crescere la storia di questo Teatro. È molto importante, e mi fa piacere ricordarlo ogni volta che ne avrò l’occasione, di essere entrato in un Teatro pienamente operativo e direi con molto favore di pubblico e di critica. Mi piacerebbe continuare questo percorso e dare maggiore visibilità alla zarzuela nel resto del territorio e anche in Europa e America Latina. Voglio anche ampliare il pubblico, comprendere il pubblico di tutte le generazioni – da qui il mio progetto Zarzuelita, tra gli altri che sto progettando. Mi impegno inoltre ad ampliare l’elenco delle creatrici e a ricordare e valorizzare tutte le donne importanti che ci hanno preceduto in questo genere.
- Alcuni puristi si aggrappano ai concetti più classici dell’arte della zarzuela, in molti casi per difenderne la purezza in un gesto più che nobile. Ma l’essenza dell’arte si evolve, cresce ed è viva, ecco perché entra in gioco la modernità. Anche sull’arte lasciano la loro influenza le nuove tecnologie, le tendenze, l’evoluzione della società. Qual è secondo lei il percorso che la zarzuela dovrebbe intraprendere per avanzare nella contemporaneità del XXI secolo?
La Zarzuela è un genere vivo che si arricchisce della prospettiva di nuovi creatori. Come il teatro classico, richiede un aspetto moderno senza perdere la sua essenza. Penso che un buon esempio di ciò sia la nostra recente produzione di La Verbena de la Paloma: una produzione molto fedele all’opera originale, ma anche contestualizzata teatralmente con un prologo che abbiamo aggiunto e che le conferisce un’aria teatrale, ironica e umoristica, necessario per il pubblico di oggi.
- Il Teatro de la Zarzuela è senza dubbio chiamato alla Pluralità perché questo è ciò che esige il settore della Cultura in generale ed è noto che si agisce per creare legami solidi e stabilire alleanze con altri teatri e auditorium, non solo in Spagna, ma anche dall’America. Che significato ha e avrà per il genere questa iniziativa volta a aprire strade ed eliminare i confini?
Il futuro della poesia in generale dipende dalla collaborazione tra teatri e istituzioni. Deve avere un obiettivo di sostenibilità economica, che è anche un modo per rendere i nostri grandi impianti più sostenibili dal punto di vista ecologico. Inoltre siamo un teatro unico che può allacciare legami con altri teatri europei che si dedicano anche a generi con radici popolari, e dobbiamo anche recuperare un rapporto stabile con i teatri dell’America Latina con cui condividiamo linguaggio e memoria musicale. La Zarzuela deve percorrere queste strade per rafforzare la sua presenza e svolgere un ruolo importante nel XXI secolo.
- Non le chiederei mai della tua zarzuela preferita, tanto meno della tua Opera, visto che è anche Presidente di Opera XXI, l’Associazione dei Teatri e delle Stagioni Liriche di Spagna. Ma se lo faccio così può dirmi, cos’è per Isabel María Benavente (Isamay) che si alza dalla sedia e applaude davvero, giusto?
L’opera e la zarzuela dovrebbero emozionarti. La musica e le parole dovrebbero commuoverti. Ho troppi titoli preferiti, ma penso che quelli in cui tutti gli artisti si impegnano e trasmettono la verità faranno emozionare quelli di noi seduti sui sedili. Abbiamo sempre più bisogno come società di quell’emozione del vivere, di quella verità.
- Un consiglio è sempre utile per porre fine a qualcosa. E sarebbe opportuno dare una mano ai giovani con i vostri saggi consigli. Nel caso di quei compositori, registi e perché no creatori che aspettano il loro posto nel mondo della zarzuela così fondato sui successi e sulle realizzazioni, quali sarebbero le loro parole?
Fai loro conoscere il genere ed entra in esso. Che lo vedano per quello che è, senza complessi: il nostro grande musical. Possano avvicinarsi al nostro patrimonio musicale con rispetto, ma anche con coraggio e amore; perchè è un gioiello. Nella zarzuela, senza dubbio, c’è tutto.
Ricardo Ladrón de Guevara
Originale spagnolo
Isabel María (Isamay) Benavente Ferreras (La Línea, 1965) es licenciada en Derecho por la Universidad de Sevilla y gestora cultural. Es Directora del Teatro de la Zarzuela desde noviembre de 2023 y fue desde el año 2008 Responsable de la Dirección Artística del Teatro Villamarta de Jerez.. Desde este teatro, ha desarrollado una programación amplia y plural, en la que dos eventos singulares han atraído una gran proyección nacional e internacional. Por un lado, el Centro Lírico del Sur, un proyecto de temporada lírica que aúna la producción propia con la programación de espectáculos en gira. En el marco de esa programación ha destacado el ciclo “Otoño lírico jerezano”, una exhibición anual de cuatro títulos de género lírico español, fundamentalmente zarzuela, así como la creación del Concurso de voces para repertorio español. Asimismo, ha sido directora artística del Festival de Jerez, un relevante proyecto cultural de amplia repercusión nacional e internacional centrado en el baile flamenco y la danza española. Desde el mes de septiembre de 2022, es la presidenta de Ópera XXI, la Asociación de Teatros y Temporadas Líricas de España.
https://teatrodelazarzuela.mcu.es
- ¿Puede, por favor, relatarnos qué lugar ocupa Italia y/o el público italiano en su prolífera experiencia profesional o incluso en la personal?
Tengo una relación especial con Italia puesto que tengo familia en Verona. Mi hermana vive allí desde hace 30 años y mis sobrinos son italianos. Como imaginará he visitado la temporada de la Arena de Verona varias veces.
Pero además, la ópera italiana entró con fuerza en mi vida en el año 1992 cuando las grandes producciones del MET visitaron Sevilla –donde yo vivía– con motivo de la Exposición Universal que se celebraba ese año en esa ciudad. Desde entonces soy una apasionada de la ópera.
Desgraciadamente, la zarzuela llegó más tarde. Fue ya en Jerez donde hice una gran inmersión en los títulos de zarzuela, ya que allí se ofrece cada año una temporada de zarzuela: el Otoño Lírico Jerezano.
- Desde noviembre del 2023 se abren para usted, en reconocimiento a su trayectoria, las puertas del Teatro de la Zarzuela. En estos momentos en los que el empoderamiento femenino está tan en boga, Siendo la primera mujer en dirigirlo ¿Cuál querría que fuese su aporte a la Cultura y específicamente a este templo del arte de 167 años de historia?
Siempre he contado que por un lado mi proyecto es “continuista”; creo que los directores que me han precedido han aportado su sabiduría y han hecho crecer la historia de este Teatro. Es muy importante, y me entusiasma recordarlo siempre que tengo ocasión, que he entrado en un Teatro en pleno funcionamiento y diría que con mucho favor de público y crítica. Me gustaría continuar esta senda y aportar más visibilidad de la zarzuela en el resto del territorio y también en Europa y Latinoamérica. También quiero ampliar la audiencia, abarcar públicos de todas las generaciones –de ahí mi proyecto Zarzuelita, entre otros que estoy diseñando. Estoy asimismo empeñada en ampliar la nómina de creadoras y en recordar y valorar a todas las mujeres importantes que nos precedieron en este género.
- Algunos puristas se aferran a los conceptos más clásicos del arte de la zarzuela, en muchos casos para defender su pureza en un gesto más que noble. Pero, la esencia del arte evoluciona, crece y está viva, por eso entran en juego la modernidad, Las nuevas tecnologías, las tendencias, la evolución de la sociedad también dejan su influencia en el arte. ¿Cuál es para usted el camino que debe llevar la zarzuela para avanzar en la Contemporaneidad el siglo XXI?
La zarzuela es un género vivo que se enriquece con la mirada de nuevos creadores. Como el teatro clásico, requiere de una mirada actual sin que pierda su esencia. Creo que una buena muestra de ello es nuestra reciente producción de La Verbena de la Paloma: un montaje muy fiel a la obra original, pero también contextualizado teatralmente con un prólogo que hemos añadido y que le da un aire teatral, una ironía y un humor necesario para el público de hoy.
- El Teatro de la Zarzuela está llamado sin duda alguna a la Pluralidad porque así lo demanda el sector Cultura en general y es sabido que se adelantan acciones para crear lazos sólidos y establecer alianzas con otros teatros y auditorios, no solo de España, sino también de América. ¿Qué significado tiene y tendrá para el género esta iniciativa de allanar caminos y eliminar fronteras?
El futuro de la lírica en general pasa por la colaboración entre teatros e instituciones. Tiene que tener un objetivo de sostenibilidad económica que también es una manera de hacer más sostenible ecológicamente nuestros grandes montajes. Además, somos un teatro único que podemos tejer lazos con otros teatros europeos que se dedican también a géneros con raíces populares, y tenemos igualmente que recuperar una relación estable con teatros de Latinoamérica con los que compartimos lengua y memoria musical. La zarzuela debe transitar estos caminos para reforzar su presencia y jugar un papel importante en el siglo XXl.
- Jamás le preguntaría por su zarzuela favorita, y mucho menos su Ópera siendo usted también Presidenta de “Ópera XXI”, la Asociación de Teatros y Temporadas Líricas de España. Pero si lo hago para que me diga ¿Qué es para Isabel María Benavente (Isamay) aquello que le hace levantar de su butaca y aplaudir de verdad, verdad?
La ópera y la zarzuela deben emocionarte. La música y la palabra deben conmoverte. Tengo demasiados títulos predilectos, pero creo que cualquiera donde todos los artistas estén comprometidos y trasladen verdad harán que los que estamos sentados en la butaca nos emocionemos. Necesitamos cada vez más como sociedad esa emoción del directo, esa verdad.
- Un consejo siempre es bueno para darte fin a algo. Y sería oportuno echar una mano a los jóvenes con sus sabios consejos. En el caso de esos compositores, directores y por qué no creadores que aguardan por su lugar en el mundo del espectáculo de la zarzuela que está tan cimentado en éxitos y logros, ¿Cuáles serían sus palabras?
Que conozcan el género y se adentren en él. Que lo vean como lo que es, sin complejos: nuestro gran musical. Que se acerquen con respeto, pero también con valentía y amor, a nuestro patrimonio musical; porque es una joya. Dentro de la zarzuela, sin duda, está todo.
Ricardo Ladrón de Guevara
Condividi questo articolo