Gli amori di Ekaterina contro convenzioni e dittatura

Pesa ancora su Una Lady Macbeth del distretto di Mzensk di Dmitrij Šostakovič il pesante giudizio espresso, all’indomani della prima moscovita, da Andrej Aleksandrovič Ždanov sulla Pravda: “Caos anziché musica”. Tratta da una novella di Leskov e composta su libretto proprio e di Alexander Preis tra il 1930 e il 1932, l’opera in quattro atti e nove quadri scatenò le accese critiche dei portavoce ufficiali del governo staliniano che si concentrarono sul linguaggio musicale poco comunicativo e troppo sofisticato dal punto di vista della ricerca strumentale di Šostakovič, e tacquero sull’audacia di alcune situazioni, in particolare la scena d’amore tra Katerina, moglie e nuora di ricchi mercanti, e Sergej nel primo atto.
Certo è che l’opera, che appartiene al genere grottesco di cui coglie l’ambivalenza tra dissacrazione e trasgressione, e il suo autore furono fieramente osteggiati e censurati e ancor oggi, alla prima dello spettacolo cui abbiamo appena assistito allo Stadttheater di Klagenfurt, nel più meridionale fra i capoluoghi dell’ex Austria Felix, ha visto qualche spettatore turbarsi alla visione dello stupro della cuoca Aksinja nella seconda scena del primo atto e astenersi da ciò che sarebbe seguito.
Che, va detto, non è allegro né edificante e comprende l’avvelenamento di un suocero prevaricante, l’assassinio del debole marito che non soddisfa la Bovary della provincia russa che, sola e annoiata, cerca svago e complicità nel delitto fra le braccia robuste di un garzone appena assunto. Non basta, perché ai due è inflitta la deportazione in Siberia in seguito all’arresto avvenuto nel giorno del matrimonio con la scoperta a sorpresa del cadavere del primo marito. Il finale, nell’opera, vede Katerina, umiliata dall’amante che le preferisce un’altra deportata, cercare la morte gettandosi nel fiume trascinando con sé la rivale. Non così nello spettacolo di Klagenfurt, perfettamente strutturato e orchestrato da Immo Karaman che ne firma la regia e le scene, e Fabian Posca, autore di coreografie e costumi.
In conformità a una drammaturgia di Markus Hänsel, infatti, la cuoca deforme e la nuova amante di Sergej sono la stessa persona e l’azione finisce come era iniziata nel tinello borghese di casa Ismailow con Katerina, che si è appena tagliata la gola, seduta al tavolo tra suocero e marito e la serva che apre e chiude il sipario sulla scena.
L’ambientazione che suggerisce l’idea del teatro nel teatro, è realistica e l’azione trasferita in un’epoca più vicina a noi. Si svolge su un palcoscenico ruotante in cui le scene si susseguono a ritmo incalzante senza dare allo spettatore un attimo di tregua.
Nello spettacolo campeggia, grazie anche all’eccezionale carisma interpretativo della protagonista Svetlana Sozdateleva, una specialista del ruolo, artista di una bravura mostruosa, capace di passare dalle oasi liriche ai momenti di più intensa drammaticità senza colpo ferire, la figura dolente di Katerina che – costretta dalla crudeltà dei costumi patriarcali – persegue una scelta di vita distruttiva e autodistruttiva.
Figura sfaccettata e polivalente, Katerina rappresenta le contraddizioni di un personaggio tragico e lacerato che spicca in un universo grottesco e dà carattere a tutta l’opera – che lo spettacolo propone in due parti – e assume su di sé l’unico ruolo lirico, appassionato ed espressivo in senso tradizionale del testo.
I mostri attorno a questa donna – se vogliamo mostruosa, – sono altrettanto efficacemente rappresentati dall’esperto Gleb Nikolsky che del vecchio suocero bavoso sbalza un ritratto impressionante e poco importa se la sua voce di basso non è più quella di un tempo, da Joshua Owen Mills un tenore inglese che ne coglie perfettamente paure e timidezze, e dal prestante Alexej Kosarev, voce molto interessante, perfetto nel delineare il carattere esuberante e la virile tenorilità dell’amante Sergej.
Altrettanto mostruose sono le altre due donne della vicenda, la cuoca deforme e la nuova amante di Sergej, che il mezzosoprano olandese Iris van Wijnen interpreta nel migliore dei modi. Le figure di contorno, tutte molto ben caratterizzate nell’opera, sono affidate a un cast di buon livello, che trova nel Pope di Jisang Ryu il suo elemento di eccellenza. Sono bravi anche Marlin Miller, Max von Lütgendorff, Evert Sooster, Gerhard Hintermann, Woohyunk Park, Gerardo Emanuel Nunez Romero, Jihoon Kwon, Karl Huml, Josef Wilhelm Pepper, Tetyana Prybua, tutti impegnati in più di una figurazione, ed è ottimo il Coro stabile dello Stadttheater Klagenfurt preparato da Günter Wallner.
Se la parte vocale si divide tra il lirismo della protagonista e il grottesco delle altre figure, il continuum sinfonico sotteso all’opera deriva da un lato dalla grande tradizione romantica occidentale e dall’altro da Musorgskij, evocato soprattutto nel tragico finale. È un linguaggio proteiforme che passa da pieni orchestrali che rimandano alla definizione zdanoviana, alla malleabilità descrittiva e stilizzata del galop che accompagna l’amplesso fra gli amanti, fino all’ironia quasi cameristica dell’episodio farsesco al commissariato di polizia.
La Kärtner Sinfonieorchester è riuscita nell’impresa di dare all’assieme organicità e respiro grazie alla preparazione accurata cui l’ha sottoposta l’estone Kristilina Paska: una donna sul podio, ormai ce ne sono molte, per raccontare un grande ritratto melodrammatico al femminile.
Al termine dello spettacolo cui abbiamo assistito tutti gli interpreti, sono stati molto applauditi dal folto pubblico che affollava la piccola grande sala dello Stadttheater di Klagenfurt.

Rino Alessi
(1 marzo 2018)

La locandina

Direttore Kristiina Poska
Regia e Scene Immo Karaman
Coreografie e Costumi Fabian Posca
Direttore del Coro Günter Wallner
Drammaturgia Markus Hänsel
Personaggi e interpreti:
Boris Timofejewitsch Ismailow Gleb Nikolsky
Sinowij Borissowitsch Ismailow Joshua Owen Mills
Katerina Ismailowa Svetlana Sozdateleva
Sergej Alexej Kosarev
Aksinja / Sonjetka Iris van Wijnen
Lo squallido Marlin Miller
Amministratore / insegnante Max von Lütgendorff
Domestico / Sergente / Guardia Evert Sooster
Primo caposquadra Gerhard Hintermann
Secondo caposquadra / Cocchiere Woohyun Park
Terzo caposquadra Gerardo Emanuel Nunez Romero
Mugnaio Jihoon Kwon
Forzato Tetjana Prybura
Papa / Vecchio forzato Jisang Ryu
Capo della Polizia Karl Huml
Poliziotto Josef Pepper
Chor und Extrachor des Stadttheaters Klagenfurt
Kärntner Sinfonieorchester

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