Londra: il “démi-monde” di Faust
Torna sulla scena londinese, anche con un passaggio in diretta in molte sale cinematografiche, il Faust nel geniale allestimento di David McVicar, nel quale tutto fa capo al démi-monde del Secondo Impero, lascivo e bigotto, ricco e cafone.
L’azione è spostata temporalmente all’epoca di Gounod, con il conflitto franco-prussiano sullo sfondo; è quella la guerra per la quale parte e dalla quale fa ritorno lo sventurato Valentin.
Mephistophélès è un istrionico e spietato affabulatore, dotato di un “baule delle meraviglie” dal quale trae di volta in volta il “trucco giovanile” del vegliardo Faust, gli abiti del Faust ringiovanito e quelli per sé, i gioielli per corrompere la sventurata Marguerite, mai come qui consapevole fin dall’inizio della rovina verso la quale corre.
Geniale la partizione dei lati del boccascena, che reca a sinistra i palchi di proscenio dell’Opéra, dai quali i demoni agli ordini di Mephistophélès assistono allo “spettacolo” ovvero si calano a dar man forte al loro signore, mentre a destra si erge una loggia con l’organo di una Chiesa, dalla quale si affaccia a tratti un Onnipotente giovanissimo e ieratico.
Al centro la piazza di un quartiere popolare di Parigi, sulla quale si affaccia la casa di Marguerite, e sulla quale Mephistophélès canta il suo empio elogio al vitello d’oro facendo sgorgare vino dal costato trafitto di un Crocifisso, e che si trasforma poi nel Cabaret l’Enfer nel quale Faust incontra Marguerite per la prima volta, cameriera tra grisettes e cocottes.
La scena della Chiesa nel quarto atto – ove Mephistophélès prende vita da un gruppo marmoreo avvinghiando la sventurata Marguerite in un abbraccio mortale, dal quale è sciolta solo dall’ Apparizione Divina dinanzi all’organo – e di quelle che inchiodano alla seggiola.
Ulteriore capolavoro è il Sabba della Nuit de Walpurgis, che, parodia di Giselle, prende forma sul palcoscenico dell’Opéra, sotto l’occhio attento e compiaciuto del Demonio, qui trasformato in una drag-queen che ricorda l’imperatrice Eugenia e circondato da dissolute regine del passato, che degenera fino a trasformarsi in una ridda di Baccanti che perseguitano Marguerite e Valentin per abbandonarsi ad una forsennata quanto vestitissima orgia.
Splendido il finale, nel quale Faust, avvenuta oramai la redenzione Marguerite, che giace esanime sulla bara del figlioletto ucciso, riverso bocconi sul baule, sempre presente in scena, ne riemerge vecchio come all’inizio, quasi tutto fosse stato un incubo, che però consente una Redenzione, benedetta da un Gounod-angelo, nel nome del Divino e la sconfitta di un male che serpeggia costantemente ovunque.
Lo spettacolo di McVicar riesce anche grazie alla perfetta adesione al suo progetto dello scenografo Charles Edwards, che firma ambienti elegantemente inquietanti, ma mai eccessivi pur nella loro trasgressività, e di Brigitte Reiffenstuel, alla quale si debbono i bellissimi costumi che vestono gli innumerevoli cambi dei protagonisti, soprattutto del proteiforme Mephistophélès.
Perfette le coreografie geniali ed irridenti di Michael Keegan-Dolan e suggestive le luci di Paule Constable.
Dan Ettinger dirige secondo una visione della partitura che rifugge da qualsiasi retorica, asciugando il suono sino a renderlo nella sua essenzialità più profonda. Se il ritmo incalza le dinamiche rendono la narrazione musicale vividamente luminosa ed al contempo densa.
Il Faust di Michael Fabiano, che canta con grande proprietà di fraseggio anche se spesso gli sono acuti risolti in falsettone, è perfettamente risolto in ogni sua sfumatura, combattuto fra smania di vivere e conflitti morali.
I panni di Mephistophélès sono vestiti da un Erwin Schrott perfetto, capace di dare il giusto colore ad ogni frase. La voce si plasma con duttilità al dettato musicale così come la recitazione è istrionica ma priva di qualunque autocmpiacimento.
Irina Lungu dà voce e corpo ad una Marguerite intensa, giocata su una linea di canto cristallina su cui poggia a si sviluppa un fraseggiare intenso.
Perfetto il Valentin di Stéphane Degout, asciutto e appassionato, vinto e combattivo, come ottimo il Siébel, che McVicar immagina storpio a sottolineare ulteriormente la sua inadeguatezza, di Hongni Wu.
Nelle parti di contorno si distinguono Carole Wilson, Marthe vogliosa e ammiccante, Germán E. Alcántara, ruvido Wagner.
Sugli scudi il Coro preparato da William Spauding e i meravigliosi danzatori-diavoli.
Pubblico stregato e successo pieno.
Alessandro Cammarano
(6 maggio 2019)
La locandina
Direttore | Dan Ettinger |
Regia | David McVicar |
Regia ripresa da | Bruno Ravella |
Scene | Charles Edwards |
Costumi | Brigitte Reiffenstuel |
Lighting design | Paule Constable |
Coreografia | Michael Keegan-Dolan |
Personaggi e Interpreti | |
Faust | Michael Fabiano |
Mephistophélès | Erwin Schrott |
Marguerite | Irina Lungu |
Valentin | Stéphane Degout |
Siébel | Hongni Wu |
Marthe | Carole Wilson |
Wagner | Germán E. Alcántara |
Orchestra of the Royal Opera House | |
Royal Opera Chorus | |
Maestro del Coro | William Spaulding |
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