Londra: nello Chénier trionfa Alagna
Va in scena a Londra il primo revival dell’Andrea Chénier di Umberto Giordano nella produzione di David McVicar, che nel 2015 aveva gia’ coinvolto Jonas Kaufmann nel ruolo del protagonista.
La produzione di McVicar, grazie anche alle scene di Robert Jones e ai costumi di Jenny Tiramani, è classica ed elegante: sontuosa nell’atto dell’ancien regime e naturalistica negli atti della Parigi rivoluzionaria.
La fortunatissima replica ha usufruito di un cast fortissimo e omogeneo, tanto per i ruoli principali quanto per quelli secondari. Da ricordare l’altezzosa Comptesse de Coigny, interpretata da una settuagenaria Rosalind Plowright che aveva già ricoperto le vesti di Maddalena nella prima messa in scena londinese datata 1984.
Questa volta il poeta rivoluzionario francese è interpretato da Roberto Alagna. Alagna è un solido professionista e, nonostante la voce non sia più quella fresca della giovinezza, è in grado comunque di offrire una performance assolutamente convincente e il canto rimane elegante e legato.
Gli applausi scroscianti del pubblico lo hanno calorosamente premiato dopo ogni aria. Alagna dipinge un personaggio certamente più sfrontato di quanto non lo fosse stato Kaufmann, sia interpretativamente sia vocalmente. Lo Chénier del tenore italo-francese è giocato più sul volume e sul canto dispiegato che sulle sfumature e l’introspezione.
Partner ideale e vocalmente ancora più sontuosa è stato il soprano americano Sondra RadvanovskySondra Radvanovsky. La Radvanovsky, tecnicamente molto preparata e dotata di una voce drammatica, ha realizzato una Maddalena di rara presenza scenica importanza vocale. Quando il soprano affronta a piena voce gli acuti del duetto finale, non ce n’è per nessuno, neppure per Alagna.
Ottima anche la prestazione di Dimitri Platanias nei panni di Gérard. La potenza vocale del baritono greco conquista il pubblico nella famosa aria “Nemico della patria”. Il boato più caloroso agli applausi finali sarà per lui.
Da manuale, come sempre, l’Incredibile che Carlo Bosi tratteggia con arte consumata.
Intensa e appassionata la direzione di Daniel Oren che sferza l’orchestra della Royal Opera House – a volte po’ troppo velocemente sacrificandone le sfumature – privilegiando efficacemente l’incalzare del ritmo. Ottima anche la prova del coro diretto da William Spaulding.
In conclusione, uno spettacolo classico le cui grandi voci hanno saputo infuocare un Covent Garden solitamente molto più composto.
Thomas Gobbetti
(31 maggio 2019)
La locandina
Conductor | Daniel Oren |
Director | David McVicar |
Set designer | Robert Jones |
Costume designer | Jenny Tiramani |
Lighting designer | Adam Silverman |
Personaggi e interpreti: | |
Andrea Chénier | Roberto Alagna |
Maddalena di Coigny | Sondra Radvanovsky |
Carlo Gérard | Dimitri Platanias |
Bersi | Christine Rice |
Countess di Coigny | Rosalind Plowright |
Major-Domo | John Cunningham |
Pietro Fléville | Stephen Gadd |
Abbé | Aled Hall |
Mathieu | Adrian Clarke |
The Incredibile | Carlo Bosi |
Roucher | David Stout |
Madelon | Elena Zilio |
Dumas | Germán E. Alcántara |
Schmidt | Jeremy White |
Orchestra of the Royal Opera House | |
Royal Opera Chorus |
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