Londra: Solomon di Händel torna al luogo natio
Dopo piu’ di 250 anni dalla sua prima rappresentazione al Covent Garden Theatre, il grandioso oratorio Solomon di Handel è ritornato nel luogo della sua première, oggi Royal Opera House di Londra. Con il 2018 la Royal Opera ospitera’ un ciclo di lavori Handeliani che hanno avuto la loro prima proprio al Covent Garden, con la collaborazione della Early Opera company, compagnia musicale specializzata in musica barocca, e del suo fondatore e direttore musicale Christian Curnyn.
Solomon si è rivelata una scelta perfetta per inaugurare questo ciclo. Nella sua ultima parte di vita, Handel si era dedicato a comporre esclusivamente oratori e Solomon è giustamente considerato uno dei suoi capolavori per l’energia contrappuntistica che lo caratterizza. L’oratorio è un’ottimistica composizione suffusa con fede ed e’ caratterizzato da una seducente miscela di cori stupendi e testi d’amore strazianti.
Il libretto, ritenuto fino al 2015 anonimo, secondo alcune nuove evidenze sembra sia stato scritto dal poeta e scrittore britannico Moses Mendes (1690-1758).
Solomon, originariamente diviso tre parti ma qui eseguito in due metà, illustra alcuni episodi tratti dal Vecchio Testamento che celebrano il famoso re biblico, in realtà Giorgio II d’Inghilterra, al massimo dei suoi poteri. Il primo atto festeggia il completamento del tempio e finisce con il duetto d’amore tra Solomon e la nuova moglie, figlia del faraone egizio. La seconda parte riporta il famoso giudizio che celebra la saggezza del re. La decisione di Solomon di tagliare a metà un bambino conteso da due donne rivelerà la vera madre. La terza parte racconta la visita a Gerusalemme della regina di Saba.
Plauso al Royal Opera Chorus e al suo direttore William Spaulding, impegnati in un repertorio poco frequentato, che hanno regalato una performance sontuosa meritatamente riconosciuta dal pubblico. Particolarmente elettrizzante il coro all’inizio del II atto “From the censer curling rise”. Eccellente anche la prestazione dell’orchestra barocca guidata da Christian Curnyn, il quale ha saputo infondere un suono nitido e setoso ma monumentale dove necessario. Eccelsi gli oboi nella famosa sinfonia all’inizio del III atto (L’arrivo della regina di Saba). Di grande livello anche il cast vocale. Il controtenore americano Lawrence Zazzo ha realizzato un Solomon di grande presenza carismatica e vocale, molto attento ai dettagli espressivi tanto nelle arie quanto nei recitativi. Pienamente a suo agio nella partitura Sophie Bevan nel ruolo della regina e prima prostituta. Memorabile la realizzazione da parte del soprano inglese della struggente aria “Words are weak to paint my fears”. Particolarmente riusciti ed eleganti i duetti tra soprano e controtenore. Autoritario il baritono Richard Burkhard nel ruolo del Levita e convincente lo Zadok del tenore britannico Ed Lyon dotato di agile tecnica. Affabile anche il mezzosoprano Susan Bickley come Regina di Saba e seconda prostituta. Nonostante la lunghezza dell’oratorio, tagliato nel finale, e l’inusuale location per il repertorio barocco, il pubblico della ROH è sembrato recepire attentamente l’esperimento musicale. Nel finale generosi applausi soprattutto all’orchestra e al coro a cui il direttore ha affidato il compito di concludere l’oratorio con il grandioso climax “Praise the Lord with harp and tongue”.
Thomas Gobbetti
(11 ottobre 2018)
La locandina
Direttore | Christian Curnyn |
Royal Opera Chorus and Orchestra | |
Personaggi e interpreti: | |
Un Levita | Richard Burkhard |
Regina di Saba / Seconda Prostituta | Susan Bickley |
Salomone | Lawrence Zazzo |
Regina di Salomone / Prima Prostituta | Sophie Bevan |
Zadok | Ed Lyon |
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