Lubiana: la Butterfly della Fenice incanta il Festival
L’estate a Lubiana sarà lunga, affermano a una voce il Sindaco della piccola capitale slovena, Zaran Jankovic, e il Direttore artistico e generale della kermesse di musica, teatro e danza Darko Brlek, che è anche membro dell’European Festival Association. Dal venti di giugno al tre di settembre, il Festival di Lubiana, giunto alla sua settantunesima edizione, ha ospitato, ospita e ospiterà, ancora una volta, grandi orchestre e solisti d’eccezione dalla Netrebko, a Thézier, per fermarci ai solisti vocali. Quest’anno il programma comprende concerti da camera e appuntamenti sinfonici da non perdere: per esempio quello che ha appena visto Vasily Petrenko alla testa dell’Orchestra Filarmonica Slovena misurarsi con un programma Rachmaninoff/Shostakovich, solista al pianoforte Simon Trpceski. E poi spettacoli di balletto, l’opera che arriva dalla vicina Italia, teatro di prosa di buona qualità.
Il musical degli eccessi e dei record, Mamma Mia!, che ha colpito il mondo, è tornato nel teatro all’aperto di Križanke dopo una pausa e l’epidemia per inaugurare la rassegna.
L’opera arriva dall’Italia, dicevamo, e quest’anno la compagnia che si è presentata a Lubiana, sul grande palcoscenico dello Cankarjev Dom, è quella del Gran Teatro La Fenice, uno dei più famosi del Bel Paese, come la città che lo ospita: Venezia.
Con la tournée a Lubiana delle sue masse artistiche e tecniche La Fenice termina la sua programmazione stagionale 2022/2023 e, dopo questo impegno internazionale si fermerà per la consueta pausa estiva. Lo spettacolo, dopo dieci anni di onorato servizio, sarà messo nel cassetto.
La trasferta, in ogni caso, è di prestigio: per la prima volta La Fenice partecipava al Festival di Lubiana rappresentandovi, per due serate, Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Il capolavoro, su testo di Illica e Giacosa, è stato proposto nella coinvolgente mise-en-scène nata e pensata in occasione della cinquantacinquesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia per la regia Àlex Rigola, qui scrupolosamente ripresa da Cecilia Ligorio, con le scene e costumi di Mariko Mori e il light design di Albert Faura.
Nella tournée sono stati impegnati settantuno professori d’orchestra, trentasei artisti del coro, ventotto tra tecnici, sarte e amministrativi, oltre al cast dell’opera che ruotava attorno ai nomi di due giovani artisti italiani emergenti: Monica Zanettin nel ruolo del titolo, e Vincenzo Costanzo in quello tenorile di Pinkerton, di cui può essere considerato ormai uno specialista.
Tutto bene? Alla prima sì, tutto bene, teatro esauritissimo e grande successo, ma alla vigilia della seconda rappresentazione, cui abbiamo assistito, la protagonista Zanettin, stremata dall’impegno con un ruolo monstre, non se l’è sentita di ripeterlo per due sere consecutive e ha dato forfait. Il Festival non si è perso d’animo e ha chiamato in soccorso, a tambur battente, una beniamina del pubblico del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, città in cui è nata, Rebeka Lokar.
Di scuola italiana, Lokar già era stata Butterfly a Lubiana pochi anni fa, ma è nota soprattutto in un repertorio più oneroso ed esigente: La Fanciulla del West, per esempio, che portò al successo a Maribor qualche stagione fa, o Turandot, tanto per restare in ambito pucciniano.
Con la calma dei forti Rebeka Lokar ha affrontato il cimento senza prove e si è messa a disposizione del Maestro, che era Daniele Callegari, – non una star della bacchetta, ma un musicista d’esperienza e solida professionalità – che ha optato per una versione quasi integrale del lavoro e l’ha restituito in modo irreprensibile. Orchestra, coro e solisti hanno potuto quindi dare il massimo, perché in buca c’era chi li sosteneva, li assecondava, li esaltava.
Di rado c’era accaduto di ascoltare un finale primo di tale bruciante intensità, tenero e appassionato al tempo stesso, con un’orchestra in grande spolvero che suggeriva ai due solisti, fraseggi d’alta scuola, colori sfumati come si conviene a due anime che vivono una passione travolgente.
Ma tutta la complessa partitura pucciniana è da Callegari ben delineata, non una nota, non una frase di conversazione sono lasciate al caso. E la concertazione, egregia, fa blocco con una direzione da manuale che sa coniugare lirismo, gioie e dolori, l’infantilismo di Cio-Cio-San e la passionalità predatoria di Pinkerton inserendosi in uno spettacolo scarno, magnificamente recitato e cantato con grande partecipazione da tutti, dal primo all’ultimo elemento del cast, per non dire del coro magnificamente preparato da Alfonso Caiani, dal corpo di ballo molto ben impiegato.
Rebeka Lokar non ha, molto probabilmente, la fisicità della piccina mogliettina, olezzo di verbena della tradizione, ma ha la statura tragica di Butterfly. I costumi di Mariko Mori, semplici e di colore chiaro se non bianco, la separano dal resto del mondo. Anche il duetto d’amore, cui si accennava, e che, se vogliamo, è la trasposizione in musica di un vero e proprio atto d’amore, è recitato con sobrietà, i due artisti quasi non si toccano, ma vibrano all’unisono senza voler sommergere l’uno la voce dell’altro.
E se anche i suoni centrali della voce di Rebeka Lokar sono sembrati un po’ usurati, se anche Vincenzo Costanzo pecca, qua e là, per eccesso di “puccinismo”, alla fine risultano una Butterfly e un Pinkerton più che convincenti.
Vladimir Stoyanov, dal canto suo, è uno Sharpless nitido, dal canto commosso e commovente e di bel timbro baritonale, Cristiano Olivieri è un viperino Goro, subdolo e intrigante come si conviene, William Corrò è un elegante e impeccabile Yamadori, Cristian Saitta restituisce tutta l’autorità vocale di basso tonante che compete allo Zio Bonzo, e Julie Mellor, in blu Madonna, è Kate, raffigurazione, agli occhi di Pinkerton, della sposa modello.
C’è poi, in Suzuki, un’artista che negli anni si è dimostrata insostituibile in un ruolo chiave qual è quello della fida servente della protagonista, Manuela Custer, musicalissima e pregnante, ripercorre così le tracce delle grandi Suzuki di tradizione italiana, da Anna Di Stasio a Cinzia De Mola, a Nicoletta Curiel, tanto per citare le prime che ci vengono in mente.
Al termine delle due ore e mezzo abbondanti di musica eseguita al calor bianco, il pubblico è esploso in un grande e prolungato applauso. Serata magnifica, insomma. Diremmo di più serata magica che ci ha restituito il Puccini vero, non quello del puccinismo. Fa piacere che arrivi in Slovenia dalla vicina Italia.
Rino Alessi
(14 luglio 2023)
La locandina
Regia | Àlex Rigola |
Ripresa da | Cecilia Ligorio |
Scene e costumi | Mariko Mori |
Lighting designer | Albert Faura |
Personaggi e interpreti: | |
Cio-cio san | Rebeka Lokar |
Suzuki | Manuela Custer |
Kate | Julie Mellor |
Pinkerton | Vincenzo Costanzo |
Sharpless | Vladimir Stoyanov |
Goro | Cristiano Olivieri |
Prince Yamadori | William Corrò |
Lo zio bonzo | Cristian Saitta |
Yakusidé | Enrico Masiero |
Il commissario imperiale | Emanuele Pedrini |
L’ufficiale del registro | Massimo Squizzato |
La mamma di Cio-cio san | Marta Codognola |
La zia | Francesca Poropat |
Il cugino | Sabrina Mazzamuto |
Danzatori | Inma Asensio, Elia Lopez Gonzalez, Chiara Vittadello |
Orchestra e coro del Teatro La Fenice | |
Maestro del coro | Alfonso Caiani |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!