Lugano: il confronto diplomatico tra Jurowskij e Ax

Fa tappa sulle sponde del Ceresio la Bayerisches Staatsorchester di Monaco con il suo Direttore Musicale Vladimir Jurowskij; sui leggii tre partiture di compositori tedeschi: l’Ouverture dell’Oberon di Carl Maria von Weber, il Concerto per pianoforte e orchestra n.5 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia “Renana” di Robert Schumann. Al pianoforte il quasi settantacinquenne pianista statunitense, ma di origini ucraine, Emanuel Ax. Il programma è insolitamente canonico rispetto ai noti impaginati avanguardistici ed inconsueti che è solito proporre Jurovskij, ma non per questo meno affascinante.

La Bayerisches Staatsorchester, essendo l’orchestra dell’Opera di Stato di Monaco e proponendo di conseguenza pochi programmi sinfonici, non viene subito in mente quando si parla di grandi compagini orchestrali tedesche. In realtà questo è un grande errore poiché di tratta di una formazione di eccelsa levatura, con una personalità e un suono distintivi e con la flessibilità che solo un’orchestra di un teatro d’opera può avere.

Ultima tra le opere di von Weber, Oberon, rimane una delle due ouverture più eseguite dell’autore. L’aspetto che più colpisce di questa pagina è sicuramente il dinamismo narrativo e la compattezza sinfonica che dissimula mirabilmente il principio costitutivo dell’ouverture ovvero quello di proporre un compendio dei temi principali dell’opera, che spesso si riduce ad un collage non sempre ben riuscito. Questa dinamicità è sicuramente l’aspetto che più salta all’orecchio dell’esecuzione di Jurowskij oltre ad una coesione strumentale di primissimo livello da parte dell’orchestra monacense, che viene plasmata mirabilmente dal gesto mobile e minuzioso del direttore moscovita.

L’“Imperatore” che segue è un capolavoro di diplomazia musicale: Ax e Jurowskij hanno due idee del concerto (e di Beethoven!) molto diverse. Il primo più pacato e omogeneo, con ridotte escursioni dinamiche e un suono morbido e accomodante. Il secondo più irruente e vigoroso. Ne risulta un’esecuzione dove l’energico incedere dell’orchestra non copre mai il morigerato pianista e al suggerire di un’inflessione di frase, di una direzione di fraseggio da parte di uno dei due l’altro risponde per contrasto o assecondandolo in un discorso che dovrebbe fare scuola tra i diplomatici. Il tutto con una precisione e una unità dell’insieme davvero invidiabile. Emanuel Ax propone alla fine come bis l’“Adagio Cantabile” della sonata op.13 detta “Patetica” di Beethoven in una lettura intima e raccolta, nella sua morbidezza e malinconica pacatezza.

Dopo l’intervallo l’improvviso e tumultuoso incipit della “Renana” di Schumann irrompe nella Sala Teatro del LAC. A scapito della numerazione, si tratta dell’ultima sinfonia scritta da Schumann a Düsseldorf nel 1850. Dedicare una sinfonia al Reno e alla sua regione a quattro anni dal tentativo di suicidarsi nelle medesime acque da parte del compositore di Zwickau getta inesorabilmente un velo di funesta premonizione, di inquietudine sulla partitura, sull’impetuoso scorrere delle acque del fiume nel primo movimento. La Staatsorchester e Jurowskij riescono nel difficile compito di conciliare l’aspetto vitalistico di questo scorrere con qualche ombra ben misurata per poi descrivere con minuzia le campagne renane nel Ländler e sciogliersi nell’affettività dell’effusivo Intermezzo. L’austero Feierlich, ombroso corale caratterizzato dalle morbidissime sonorità dei tromboni dell’orchestra monacese, con un tactus quasi processionale porta alla fine quasi drammatica su dei rintocchi di campane che suscitano un intenso effetto nella generosa acustica della sala luganese. La trasformazione da minore a maggiore muta improvvisamente l’ambientazione e conduce quasi senza interruzione da parte di Jurowskij al quinto e conclusivo movimento, gioioso nella sua atmosfera di festa paesana in un tono affermativo che difficilmente ci saremmo aspettati. Il direttore moscovita non cede alla facile enfasi, ma cura meticolosamente, come del resto in tutto il concerto, fraseggi, dinamiche ed equilibri strumentali con un senso vitalistico e gioiosamente solare in questa pregevole pagina schumanniana.

Al termine i torrenziali applausi vengono solo interrotti per la apprezzata concessione di un bis: l’Ouverture de “Die Zauberflöte” che accresce ulteriormente la consapevolezza del pubblico di essere di fronte a degli esecutori di eccelsa caratura e di un direttore di grande capacità e padronanza dei repertori: la sonorità di tutta l’orchestra si trasforma magicamente in quella di una formazione su strumenti originali per un Mozart cesellato, di grande personalità e freschezza.

Luca Di Giulio
(29 maggio 2024)

La locandina

Direttore Vladimir Jurovskij
Pianoforte Emanuel Ax
Bayerisches Staatsorchester
Programma:
Carl Maria von Weber
Ouverture da Oberon
Ludwig van Beethoven
Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in mi bemolle maggiore, op. 73
Robert Schumann
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 97 Renana

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