Macerata: Turandot tra risaie e Amazzoni
“Liù! Poesia!”, l’ottavino accompagna l’ultimo addio alla schiava innamorata e a Puccini, le luci si spengono, il pubblico applaude; le luci si riaccendono sul palcoscenico e attacca un trionfale “O sole! Vita,! Eternità!” cantato a squarciagola.
Un sola domanda: perché?
Qual è il motivo che ha portato a contravvenire a quanto annunciato nel programma di sala della Turandot inaugurale del sessantesimo Macerata Opera Festival ove si riportava l’esecuzione della “Versione originale incompiuta” evitando provvidenzialmente il tronfio finale alfaniano o peggio ancora quello scorciato da Toscanini?
Continueremo a domandarcelo, anche perché nell’ottica della serata è risultato un inutile corollario capace di spezzare l’incanto malinconico che ogni Incompiuta si porta dietro, finendo per rappresentare una passerella qui più che mai fuori luogo.
Peccato, perché Francesco Ivan Ciampa – ben assecondato dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana – sceglie nella sua concertazione la via di un’intimità raccolta, meditativa, lontana da qualsiasi irruenza, tutta concentrata sul canto di conversazione e sullo scavo dei personaggi.
Le pulsioni dinamiche sono poste a servizio di soluzioni timbriche all’insegna della filigrana, così come grande attenzione viene posta sulla melodia qui resa in un’ottica pienamente novecentesca.
La compagnia di canto, caratterizzata da bella omogeneità, sposa convintamente la visione del direttore e si rende complessivamente protagonista di una prova più che buona a cominciare da Olga Maslova, capace di porre i suoi corposi mezzi vocali al disegno di una Turandot introversa ed al contempo imperiosa, poggiando tutto su di un fraseggio calibratissimo.
Sulla stessa linea il Calaf di Angelo Villari – squillo tagliente e linea di canto tersa – capace di rifuggire da qualsiasi atteggiamento da superuomo, scegliendo al contrario una dimensione raccolta.
Semplicemente incantevole Ruth Iniesta, Liù intensamente lirica e alla costante ricerca di colori e sfumature.
Bene anche Riccardo Fassi, Timur autorevole e il trio Ping-Pang-Pong – rispettivamente Lodovico Filippo Ravizza, Paolo Antognetti e Francesco Pittari – lontano da ogni tentazione soubrettesca.
A completare il cast l’ottimo Mandarino di Alberto Petricca, l’Imperatore – meno moribondo di quanto solitamente non lo si rappresenti – del bravo Christian Collia e il Principe di Persia di Mauro Sagripanti.
Figura bene il Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini” preparato da Martino Faggiani e non sfigurano i Pueri Cantores “D. Zamberletti” diretti da Gian Luca Paolucci.
Paco Azorin firma uno spettacolo elegantemente insipido.
Il regista spagnolo – autore anche dell’essenziale impianto scenico diviso tra il mondo di lacca rossa della Principessa e le risaie nelle quali il popolo lavora incessantemente – mette in scena una Turandot-matriarca circondata da amazzoni che usano le loro frecce per torturare un Principe di Persia – San Sebastiano ancor prima che la sua condanna sia pronunciata.
Poi non succede più nulla e allora ci si concentra sui costumi bellissimi Ulises Mérida, capaci di far dimenticare – cosa per altro assai facile – i video a cura di Pedro Chamizo proiettati sul muro dello Sferisterio nei quali il ritratto di Puccini compare due volte “pour épater le bourgeois”.
Ben concepiti i movimenti coreografici, che rifanno alla tradizione teatrale cinese, di Carlos Martos de la Vega.
Successo pieno.
Alessandro Cammarano
(19 luglio 2024)
La locandina
Direttore | Francesco Ivan Ciampa |
Regia e scene | Paco Azorín |
Costumi | Ulises Mérida |
Movimenti Scenici | Carlos Martos de la Vega |
Video e luci | Pedro Chamizo |
Assistente alla regia | Riccardo Benfatto |
Assistente alla scenografia | Laura Perini |
Personaggi e interpreti: | |
La principessa Turandot | Olga Maslova |
L’imperatore Altoum | Christian Collia |
Timur | Riccardo Fassi |
Il principe Ignoto (Calaf) | Angelo Villari |
Liù | Ruth Iniesta |
Ping | Lodovico Filippo Ravizza |
Pang | Paolo Antognetti |
Pong | Francesco Pittari |
Un Mandarino | Alberto Petricca |
Il principe di Persia | Mauro Sagripanti |
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana | |
Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini” | |
Maestro del coro | Martino Faggiani |
Pueri Cantores “D. Zamberletti” | |
Maestro del coro | Gian Luca Paolucci |
Banda Salvadei |
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