Madrid: la Butterfly secondo Michieletto è una lezione di regia
Quando un regista si assume il compito di rinnovare, modernizzare un classico, è pienamente consapevole che la sfida più feroce che deve affrontare è quella di renderlo perfetto affinché i puristi e gli amanti della tradizione non si perdano quel classico e gli dedichino il vostro più sincero applauso perché qualunque sia l’intenzione che porta a farlo, l’obiettivo ultimo e definitivo è che dia l’immortalità a questa creazione artistica. Perché forse c’è qualcuno seduto nella stanza che lo vede per la prima volta ed è lì che avviene la vera magia.
Ed è quello che ha fatto il geniale Damiano Michieletto, rendendo contemporanea la drammatica storia raccontata mille volte e che tanto amiamo di Madama Butterfly. Con buon gusto, dettagli estremi affinché l’attuale renda quel classico qualcosa di elegante e qualcosa di pieno di luce su tutte le cose.
In questa versione la malinconica casetta con pareti in tela di riso e pavimento in bambù lascia il posto ad una casetta estremamente semplice ma straordinariamente funzionale, vetrata su tutti i lati la cui trasparenza ci allontana da ciò che è vietato alla vista per rendere tutto dimostrabile, così come lo è l’amore, e impone barriere trasparenti, sì, ma, in definitiva, barriere che mostrano come la passione continua a guidarti ma è chiaro che è in un’altra dimensione diversa. Un cristallo lascia tutto scoperto, tutto può essere visto, quindi non c’è posto perché ciò che è chiaro fin dall’inizio non possa essere visto. Probabilmente la nostra protagonista ha sempre saputo come sarebbe andata a finire la sua storia, le è sempre stato chiaro, limpido come un vetro che si appanna o si macchia del disegno di un bambino, ma che darà sempre luce alle idee anche se sono le più tristi.
Questa è probabilmente una farfalla che vaga per una strada trafficata a Tokyo. Una strada piena di luci al neon, insegne pubblicitarie illuminate, chioschi di fast food e, perché non dirlo, prostitute. Una strada che lambisce la sordidezza della tavolozza del momento in cui si svolgono i fatti, una strada che va dalla notte al giorno e che poi avanzerà di qualche anno per dimostrarlo cambiando la pubblicità occasionale e con la presenza sempre di The i neon stessi costituiscono un’intelligente metafora dell’Opera che sta coprendo. Anche questa è Cio-Cio San che non è vestita da Geisha come l’abbiamo sempre vista ma con una maglietta di Hello Kity perché la sua personalità è così ben definita e quel passaggio dalla felicità alla tristezza più grande che la caratterizza non ha bisogno costumi.
E prima di parlarne, la prima cosa da evidenziare è la straordinaria musica che si può ascoltare. Nicola Luisotti e José Luis Basso svolgono un lavoro più che ottimale per far sì che la musica di cui il Coro e l’Orchestra del Teatro Real assuma un ruolo di primo piano e diventi, probabilmente, l’elemento più attrattivo di tutti. Ogni nota della partitura genera un’emozione nel pubblico ed è, come è giusto che sia, al servizio delle voci degli artisti.
E ora sì. Che voci e che artisti!!! In questa recita il ruolo di Cio-Cio San è stato interpretato da Aleksandra Kurzak. Sfrutta al massimo l’estensione del tuo apparato vocale. Giocare con le intricate sfumature che questa interpretazione richiede in modo glorioso. Forza al massimo la sua voce, ricercando soprattutto suoni molto diversi da quelli che riceviamo abitualmente. Interpreta un personaggio che irradia verità. Non solo sentimento ma è pieno di una sincerità sul palco che permette di connettersi con le proprie emozioni in modo assoluto e totale. Fraseggio squisito e gestione dell’accento davvero eccezionale. Facendo commuovere ed emozionare la tanto attesa “Un bel dì vedremo” che applausi spontanei scoppiarono per diversi minuti a metà del secondo atto. La Kurzak si muove in scena con la grazia di quella figura di donna giapponese dai passi lenti e dai movimenti coordinati con una tale destrezza e grazia che insistere se è vestita in un modo o nell’altro riempie tutto. l’F.B. Pinkerton è Leonardo Capalbo che dimostra il suo sensazionale talento in una performance brillante in cui mette in risalto la sua potenza di tenore con un apparato vocale davvero perfetto, dotato di una sonorità e di una presenza musicale che incanta. Un fraseggio impeccabile e la capacità non solo di farti provare ciò che prova il personaggio ma anche di unire le voci con il suo partner di scena in modo straordinario. Un vero piacere vederti ed ascoltarti. Così come magnifica è la prestazione di Gemma Coma-Alabert in una Suzuki commovente, traboccante di emozioni e talento, e Sharpless di Luis Cansino è un successo eccezionale in tutti i sensi.
La tragedia dell’amare non ha tregua né tregua, perché quando l’oblio, l’indifferenza, il tradimento e l’inganno feriscono il cuore, il perdono può farlo guarire, ma la mente e la memoria lo faranno sanguinare per sempre. Amava e soprattutto la cosa peggiore è che ci credeva. Ha intrecciato le sue speranze in un tessuto forte quando pensava che tutto sarebbe tornato come prima e i fili si sono spezzati tra le sue mani quando il tempo ha operato un cambiamento spietato. Per alcuni anni abbracciò quel frutto dell’amore con gli occhi del colore dei suoi e quando vide di nuovo gli occhi del suo amante riconobbe solo un cambiamento trasversale apparso con l’intenzione di prendere quel bambino, quel tesoro che avrebbero condiviso e testimoniare come lui voleva portargli via l’unica cosa che lo ancorava alla vita facendogli decidere di uccidersi. E ovviamente, in una Butterfly del 21° secolo, morire ad Harakiri non è più romantico, morire per un colpo di pistola è tanto preciso quanto veloce, il che lo rende perfetto, perché se non c’è tempo per il crepacuore, la cosa migliore è per tutto finire all’improvviso e all’improvviso.
Alla prima di Madama Butterfly in questo teatro, qualche giorno fa, ci sono stati dei fischi e l’abbandono della sala da parte di alcuni spettatori. Quando oggi si assiste ad uno spettacolo come questo, di tale qualità, di tale intensità drammatica, con un carico musicale impeccabile e con protagoniste vere glorie del Belcanto come queste, non c’è modo di comprendere quei fischi e malumori, ecco perché è meglio rispettarli e stendere uno spesso velo che ci permetta di vedere solo ciò che bisogna vedere e solo ciò che si vede: un ottimo modo per chiudere la stagione lirica.
Ricardo Ladrón de Guevara
(5 luglio 2024)
Originale spagnolo
El vuelo de una sutil Mariposa
atraviesa el tiempo y logra hacer
parecer contemporáneo al drama.
Y ágil y moderna la tragedia sin abandonar
la esencia que solo lo clásico sabe aportar
Cuando un director asume la tarea de remozar, modernizar un actualizar clásico s totalmente consciente de que el reto más feroz al que se enfrenta es el de hacerlo perfecto para que los puristas y amantes de la tradición, no hagan en falta ese clásico y le dediquen su más sincero aplauso pues sea cual sea la intención que lleva a hacerlo el fin último y definitivo es que dota a esa creación artística de inmortalidad. Porque quizá haya alguien sentado en sala que lo ve por primera vez y ahí ocurre la magia de vedad.
Y esto es lo que ha hecho el genial Damiano Michieletto al hacer contemporánea la dramática historia mil veces contada y que tanto amamos de Madama Butterfly, Con un buen gusto, extremando detalles para que lo actual haga de ese clásico algo elegante y algo lleno de luz sobre todas las cosas.
En esta versión la melancólica casita con paredes de lienzo de arroz y entablados de bambú da paso a una extremadamente sencilla pero extraordinariamente funcional casita de cristales por todos lados cuya transparencia nos aleja de lo prohibido a los ojos para hacerlo todo demostrable, tal y como es el amor, e impone barreras transparentes, si, pero, barreras al fin que muestran como la pasión sigue viéndote a través pero queda claro que está en otra dimensión distinta. Un cristal deja todo el descubierto, todo puede verse por eso no hay lugar a que aquello que está claro desde el principio no se mire. Probablemente nuestra protagonista siempre supo cómo acabaría su historia, siempre lo tuvo claro, tan claro como una ventana de vidrio que se empaña o se mancha con el dibujo de un niño, pero que siempre le dará luz a las ideas aunque sean las más tristes de asumir y aceptar.
Esta es una Butterfly que deambula por una concurrida calle de Tokio probablemente. Una calle llena de Luces de Neón, carteles iluminados de publicidad, puestos de comida rápida y porque no decirlo de prostitutas. Una calle que lame lo sórdido de la paleta del momento en el que se desarrollan los actos, una calle que va de la noche al día y que más tarde avanzará unos pocos años para demostrar que cambiando algún que otro anuncio y con la presencia siempre de los mismos neones constituye una inteligente metáfora de la Ópera que está versionando. Esta es también Cio-Cio San que no va vestida de Geisha como siempre la hemos visto si no con una camiseta de Hello Kity porque su personalidad está tan bien definida y ese paso de la felicidad a la tristeza más grande que la caracteriza no necesita disfraces.
Y antes de hablar de ella, lo primero a destacar es la extraordinaria música que se puede escuchar. Nicola Luisotti y José Luis Basso desarrollan una labor más que óptima para hacer que la música que el Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real tome un papel protagónico y se constituya en el elemento probablemente más atractivo de todos. Cada nota de la partitura hace que se genere una emoción en el público y está eso sí, como debe ser, al servicio de las voces de los artistas.
Y ahora si. ¡¡Que voces y que artistas!!! En esta función el papel de Cio-Cio San ha sido interpretado por Aleksandra Kurzak. Haciendo gala del alcance de su aparato vocal al máximo. Jugando con los intrincados matices que exige esta interpretación de manera gloriosa. Fuerza su voz al máximo yendo sobre todo por sonidos muy diferentes a los que usualmente recibimos. Ejecuta un personaje que irradia verdad. No solo sentimiento sino que está llena de una veracidad en escena que hace que se pueda conectar uno con sus emociones de forma absoluta y total. Un fraseo exquisito e incluso un manejo del acento realmente muy destacado. Haciendo que la esperada por todos “aria de Un bel dì vedremo” nos conmoviera y emocionara de tal forma que estalla un aplauso espontáneo de varios minutos en medio del segundo acto que apenas había comenzado. Aleksandra se mueve en escena con la gracilidad de esa figura de mujer japonesa de pasos lentos y movimientos coordinados con tal destreza y gracilidad que insistiendo en el punto de si va vestida de una forma u otra lo llena todo. el F.B. Pinkerton es Leonardo Capalbo quien demuestra su sensacional talento en una interpretación brillante en la que su poderío como tenor con un aparato vocal realmente perfecto dotado de una sonoridad y presencia musical que embelesa. Un fraseo impecable y la capacidad no solo de hacerte vivir lo que está sintiendo el personaje sino de empastar voces con su compañera de escena de manera extraordinaria. Un verdadero placer verle y escucharle. Así como es magnifica la actuación de Gemma Coma-Alabert en una conmovedora Suzuki que reboza emociones y talento y el Sharpless de Luis Cansino un destacado acierto en todo sentido.
La tragedia de amar no tiene descanso ni tregua, porque cuando el olvido la indiferencia, la traición y el engaño hieren al corazón puede que el perdón haga que cicatrice pero la mente y el recuerdo harán que sangre por siempre. Ella amó y sobre todo lo peor es que creyó. Tejió sus esperanzas en una tela resistente al pensar que todo volvería a ser como fue y los hilos se desbarataron en sus manos cuando el tiempo forjó un cambio inmisericorde. Ella abrazó durante algunos años ese fruto del amor de ojos del color de los de él y cuando volvió a ver los ojos de su amado sólo reconoció un cambio transversal que apareció con la intención de llevarse a ese niño, a ese tesoro que se supone compartían y presenciar como quería arrebatarle lo único que le anclaba a la vida le hace tomar la decisión de matarse. Y claro está en una Butterfly del siglo XXI morir en Harakiri ya no es romántico, morir de un disparo es tan certero como rápido lo que lo hace perfecto, porque si no se tiempo para el desamor lo mejor es que todo acabe de improviso y fulminantemente.
En el estreno de Madama Butterfly en este Teatro hace algunos días atrás hubo abucheos y abandono de sala por parte de algunos del público. Cuando se presencia hoy día un espectáculo como este, de tanta calidad, de tanta intensidad dramática, con una carga musical impecable y protagonizado por verdaderas glorias del Bel canto como éstas no hay forma de entender esos abucheos y ese descontento, por eso lo mejor es respetarlos y corre un tupido velo que nos permita ver sólo lo que hay que ver y sólo lo que se ve: Una gran forma de cerrar la temporada de Ópera.
Ricardo Ladrón de Guevara
La locandina
Direttore | Nicola Luisotti |
Regia | Damiano Michieletto |
Scene | Paolo Fantin |
Costumi | Carla Teti |
Luci | Marco Filibeck |
Personaggi e interpreti: | |
Cio-Cio-San | Aleksandra Kurzak |
Suzuki | Gemma Coma-Alabert |
F.B. Pinkerton | Leonardo Capalbo |
Sharpless | Luis Cansino |
Goro | Moisés Marín |
El príncipe Yamadori | Toni Marsol |
Lo zio bonzo | George Andguladze |
Kate Pinkerton | Marta Fontanals-Simmons |
Yakusidé | Andrés Mundo |
Il Commissario imperiale | Xavier Casademont |
L’ufficiale del registro | Íñigo Martín |
La madre di Cio-Cio-San | Elena Castresana |
La zia | Debora Abramowicz |
La cugina | Legipsy Álvarez |
Orchestra e coro del Teatro Real | |
Maestro del Coro | José Luis Basso |
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