Madrid: l’attualità di Nixon in China

La parola semplicità non ha fondamento nello spettacolo operistico. L’opera è di per sé gigantesca, magnanima, e se ti viene in mente di dire che è sovraccarica, lo dici non perché c’è qualcosa in più ma perché non le manca nulla. Quando in un allestimento l’apparato scenico in tutto il suo splendore è ridotto all’essenziale e spogliato di ciò che non è del tutto utile, è allora possibile ammirare una semplicità che parla a voce alta. Di una realtà estetica che racconta nel dettaglio tutta la sua bellezza mescolandola alla funzionalità. Qui sta quello che si vede in scena in questa impeccabile produzione del Teatro Real, in coproduzione con la Den Kongelige Opera di Copenhagen e la Scottish Opera. Nixon in China di John Adams arriva per la prima volta al Teatro de la Ópera di Madrid con la regia di John Fulljames e Lucy Bradley come regista associata, per rompere i codici estetici e farti alzare dalla sedia tra gli applausi.

L’ insieme di pannelli mobili simmetrici, monocordi, quadrati è opera di Dick Bird, un genio che non solo mette in gioco la funzionalità di una struttura essenziale ma molto molto grande e armoniosa, con luci e contro proiezioni, ma ne trasmette anche il significato senza lasciare alle spalle ogni dubbio al riguardo. Questo artista impareggiabile dona allo spazio un colore senza colore, in cui il grigio copre quasi tutto ma in cui trovi un’autentica sinfonia di colori che emanano dalla verità sul palco. Certo, in un testo il cui metamessaggio non è altro che la critica o meglio l’analisi critica del comunismo e il colore rosso è un vero protagonista in molti momenti. Il lavoro che viene svolto con la proiezione di immagini fotografiche reali degli eventi narrati è indescrivibilmente grande. Quel passaggio manuale, e mai meglio detto, perché osserva non solo il movimento delle mani sullo schermo, e il tremore di queste, ma rivela anche quel tocco dietro le quinte o “come è stato fatto” che dà tutto di grande personalità e di innegabile qualità scenica. Le immagini che popolano il tuo sguardo ti sensibilizzano, ti fanno vivere gli eventi che vengono narrati (sono reali) e soprattutto le cose riempiono lo spazio. E qualcos’altro che lo riempirà sono le decine e decine di artisti sul palco, ballerini, attori e un coro. Diventano tutt’uno con il tutto e diventano parte di quell’armoniosa sinfonia visiva che integra danza, canto, presenza scenica e sì, arte, vera arte.

Dick Bird firma anche i costumi, ed è logico che lo faccia perché è una tela che cammina e cammina molto. Il guardaroba è più di quel colore che è presente e assente allo stesso tempo e che dà peso alla scena. Sobrietà ed eleganza sono lo schema fisso che contrasta con la rudezza delle divise dei soldati o quella magia che creano sempre in scena la presenza e l’uso dei Kimono indossati dalle Geishe, che sono quel tocco di fantasia delle trame nei tessuti colorati, che in questo caso specifico rappresentano un vero valore aggiunto o meglio “colore”. Il guardaroba dà vita alla scena vestendo, e mai meglio dire ad ognuna delle emozioni e sensazioni che vengono narrate.

Al di là di ciò che il palcoscenico realizza con questa scenografia radicata nella semplicità e nella sobrietà, è la risorsa tecnologica che dà davvero significato a tutto. La sofisticata linea visiva caratterizzata dalle risorse tecniche va oltre anche la trama dello spettacolo perché è il modo in cui ti raccontano la storia, ti entra negli occhi con una tale eloquenza che la mente non fa che suscitare lo splendore che la visuale ha su qualunque altra cosa. Nella programmazione video, David Butler è il creatore di questo tipo di eccellenza visiva.

Tornando al numero di artisti in scena, l’esibizione danzante sarà sempre altamente lodevole, perché la colonna d’aria che ogni cantante deve operare per svolgere il proprio lavoro unendo allo sforzo fisico di una coreografia rende tutto difficile, che è perché l’esecuzione più che corretta lo fa perdere di vista, tutto viene ingigantito e si può solo voler applaudire in quei momenti spericolati in cui non è la cosa giusta da fare. Personalmente, ogni volta che un artista esegue la sua partitura sdraiato, è degno della mia più grande ammirazione e riconoscimento per la difficoltà e la padronanza della tecnica che ciò comporta. Dopo di che posso solo elevare il lavoro di Audrey Luna che lo fa nella sua Madame Mao e persino nel suo Chiang Ching che esegue anche lei, mostra una qualità e un’abilità vocale immensamente meravigliose. Questo soprano nordamericano è secondo il programma della mano l’ultimo e nel mio applauso il primo di tutti. Meritano anche il mio più sincero elogio il tenore di Seoul Alfred Kim che interpreta brillantemente Mao Tse-Tung così come la brillante Sarah Tynan il soprano inglese che dà vita a Pat Nixon con grande qualità artistica e impressionante estensione vocale.

Ma, senza dubbio, la vera protagonista di questo Nixon in Cina salito sul palcoscenico del Teatro Real è la musica. Non solo per la qualità interpretativa degli archi, delle percussioni e, soprattutto, dei metalli che mostrano virtuosismi sensazionali, ma anche per la quantità di suoni inspiegabili che ottengono. C’è un concentrato di effetti sonori, di ritmi, di una miscela di suoni che ti fanno coinvolgere in tutto ciò che vedi, perché più che vederlo, lo senti. L’orchestra, in questo caso la testata del Teatro Real, è diretta stasera da Kornilios Michailidis facendo quell’innegabile opera di magia affinché la verità esca da quelle note in ogni minuto di quelle quasi tre ore che dura.

La storia narra un fatto realmente accaduto nella vita politica di questo significativo personaggio. Per noi che apparteniamo ad un’altra realtà nazionale, anche ad altri tempi, non è facile connettersi emotivamente con il vero significato che ha la storia. Certo, la sensibilità che suscita in te la critica a una realtà di vita come quella che il regime di Mao ha imposto alla società cinese e la portata delle informazioni che tutti noi abbiamo al riguardo ti inquadrano nella situazione e riesci a viverla, anche con intensità, ma, è innegabile che per un americano tutto avrà un altro aspetto. Tutti abbiamo letto questa storia, non è che non la conosci, è che la figura e le azioni di queste figure politiche non hanno lo stesso background in cui non abbiamo vissuto la realtà sociopolitica che hanno segnato. Si tratta di un’opera che narra le vicende che fanno da cornice agli eventi del 1972 in cui il Presidente con la moglie la First Lady e il Vicepresidente degli Stati Uniti visitano la Cina e mettendo da parte ogni accezione di critica politica che l’autore vuole dare al suo testo il valore più trascendente è quel contributo di contemporaneità che il pubblico dell’opera esige. La portata dell’opera è infinita perché non dipende dal tempo e qui sta la sua grandezza. Per molti l’opera è classica, è immersa in un altro secolo, ecc. Ma, ogni volta che ne viene rappresentata una che è stata composta così pochi anni fa, è un vero lusso poterla godere perché ti fa capire ancora di più quest’arte e amarla di più se possibile.

Ricardo Ladrón de Guevara R.
(30 aprile 2023)

Originale spagnolo

El minimalismo solo puede volverse grandilocuente si está presente en la ópera

La palabra sencillez no tiene asidero en el espectáculo operístico. La ópera es en sí misma gigante, magnánima,  y si se te ocurre decir que es sobre cargada, lo dices no porque algo le sobre sino porque nada le falta. Cuando en un montaje el dispositivo escénico en todo su esplendor es reducido a lo esencial y se le despoja de lo que no es útil del todo, cabe entonces admirarse de una simpleza que habla a gritos. De una realidad estética que narra con detalle toda su belleza mezclándola con la funcionalidad. Allí radica lo que ves en escena en esta impecable producción del Teatro Real, en coproducción con  Den Kongelige Opera de Copenhague y la Scottish Opera. El “Nixon en China” de John Adams llega por vez primera al madrileño Teatro de la Ópera bajo la Dirección de John Fulljames y Lucy Bradley como directora asociada, para romper códigos estéticos y para hacerte levantar de tu silla en aplausos.

Ese juego de simétricos paneles móviles, monocordes, cuadrados es obra de Dick Bird, un genio que no solo pone a jugar esa funcionalidad de una estructura básica pero muy muy grande y armoniosa, con luces y contra proyecciones sino que trasmite su significado sin que quede duda alguna de ello. Ese incomparable artista dota el espacio de un color sin color, en el que el gris lo envuelve casi todo pero en el que encuentras una auténtica sinfonía de colores que emanan de la verdad en escena. Por supuesto, en un texto cuyo meta-mensaje no es otro que la crítica o mejor dicho el análisis crítico al comunismo y el color rojo es un auténtico protagonista en muchos momentos. El trabajo que se hace con la proyección de imágenes fotográficas reales de los hechos narrados es indescriptiblemente grandioso. Ese pasar manual, y nunca mejor dicho, porque observa no solo el desplazara de las manos en la pantalla, y el temblor de estas, sino que además deja traslucir ese toque de tras cámara o “como se hizo” que lo dota de todo de una gran personalidad y una innegable calidad escénica. Las imágenes que te van poblando la mirada te sensibilizan, te hacen vivir los hechos que se narran (son reales) y sobre todas las cosas llenan el espacio. Y algo más que vaya si lo llena son las decenas y decenas de artistas en el escenario, bailarines, actores y coro. Ellos se hacen uno con el todo y se convierten en parte de esa armoniosa sinfonía visual que integra danza, canto, presencia escénica y si, arte, arte de verdad.

Dick Bird también firma el vestuario, y es lógico que lo haga porque es un lienzo andante y muy andante. El vestuario es más de ese color que está presente y ausente a la vez y que le da peso a la escena. La sobriedad y la elegancia son el patrón fijo que contrasta con la rudeza de los uniformes de soldados o esa magia que siempre crea en el escenario la presencia y utilización de los Kimonos que llevan las Geishas que son ese toque de fantasía de texturas en telas colores, que en este caso específico representan un verdadero valor o mejor dicho “color” añadido. El vestuario dota de vida a la escena vistiendo, y nunca mejor dicho a cada una de las emociones y sensaciones que se narran.

Mas allá de lo que el escenario logra con esta escenografía arraigada en la sencillez y la sobriedad es el recurso tecnológico lo que realmente dota a todo de sentido. La sofisticada línea visual que protagonizan los recursos técnicos sobre pasa incluso la línea argumental del espectáculo porque es la forma en que te cuentan la historia, está en la entra por tus ojos con tanta elocuencia que la mente solo le da lugar al esplendor que lo visual tiene sobre cualquier otra cosa. En la Programación de vídeo está David Butler artífice de esta suerte de excelencia visual.

Volviendo a la cantidad de artistas en escena siempre será digno de todo elogio la interpretación mientras se baila, porque la columna de aire que todo cantante necesita operar para ejecutar su trabajo al unirse al esfuerzo físico de una coreografía hace que todo se dificulte por eso la ejecución más que correcta hace que se pierda de vista, todo se magnifique y solo puedas querer aplaudir en esos momentos imprudentes en los que no es lo correcto hacerlo. En lo personal cada vez que un artista ejecuta su partitura acostado es digno de mi mayor admiración y reconocimiento por la dificultad y el dominio de técnica que ello supone. Tras lo cual solo puedo elevar a las alturas el trabajo de Audrey Luna que lo hace en su Madame Mao y que incluso en su Chiang Ching que también representa pone de manifiesto una calidad y una destreza vocal inmensamente maravillosas. Esta soprano norteamericana es según el programa de mano la última y en mi aplauso la primera de todas. También merecen mi elogio más sincero  el tenor seulense Alfred Kim que ejecuta de manera brillante a Mao Tse-Tung así como la brillante Sarah Tynan la soprano inglesa que le da vida a Pat Nixon con una gran calidad artística y con un alcance vocal impresionante.

Pero, sin duda alguna, la real protagonista de este Nixon in China que se ha subido a las tablas del Teatro Real es la música. No solo por la calidad interpretativa de cuerdas, percusión y sobre todo metales que hacen gala de un sensacional virtuosismo sino además esa cantidad de sonidos inexplicables que logran. Hay una concentración de efectos sonoros, de ritmos, de mezcla de sonidos que te hacen involucrar en todo lo que ves, porque más que verlo pasas a sentirlo. La orqueta en este caso la titular del Teatro Real es dirigida esta noche por Kornilios Michailidis haciendo ese innegable trabajo de magia para que de esas notas salga verdad en cada uno de los minutos de esas casi tres horas que dura.

La historia narra un hecho real de la vida política de este personaje tan significativo. Para los que pertenecemos a otra realidad nacional incluso a otras épocas no es fácil conectar emocionalmente con el real significado que tiene la historia. Por supuesto, la sensibilidad que te despierta la crítica a una realidad de vida como la que imponía el régimen de Mao la sociedad china y el alcance a información sobre ello que todos tenemos te enmarca en la situación y logras vivirlo, incluso con intensidad, pero, es innegable que para un norteamericano todo tendrá otro cariz. Todos hemos leído esta historia, no es que la desconozcas, es que la figura y las acciones de estos personajes políticos no tiene el mismo trasfondo en los que no hemos vivido la realidad sociopolítica que ellos marcaron. Esta es una ópera que narra los sucesos que enmarcan los hechos del 1972 en que el Presidente con su esposa la Primera Dama y el Vicepresidente de los Estados Unidos visitan China y apartando todo significado de crítica política que el autor quiera darle a su texto el valor más trascendente es ese aporte de contemporaneidad que el público de ópera reclama. El alcance de la ópera es infinito porque ella no depende del tiempo y allí radica su grandeza. Para muchos la ópera es clásica, está inmersa en otro siglo, etc. Pero, cada vez que se representa una que ha sido compuesta hace tan pocos años es un verdadero lujo el poder disfrutarla porque te hace entender aún más esta arte y amarlo más si es posible.

Ricardo Ladrón de Guevara R.
(30 aprile 2023)

La locandina

Direttore Kornilios Michailidis
Regia John Fulljames
Scene e costumi Dick Bird
Lighting Designer Ellen Ruge
Coreografie John Ross
Sound Designer Cameron Crosby
Vídeo Will Duke
Personaggi e interpreti:
Chou En-Lai Jacques Imbrailo
Richard Nixon Leigh Melrose
Henry Kissinger Borja Quiza
Nancy T`ang (Mao’s first secretary) Sandra Ferrández
Second Secretary Gemma Coma-Alabert
Third Secretary Ekaterina Antípova
Mao Tse-Tung Alfred Kim
Pat Nixon Sarah Tynan
Chiang Ch’ing  (Madame Tse-Tung) Audrey Luna
Orchestra e coro del Teatro Real
Maestro del coro Andrés Máspero

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