Madrid: ma che bello il Turco fotonovela!
Quando uno spettacolo, soprattutto un’opera, chiama a raccolta un cast come questo, sarebbe una frase comune dire “il successo è assicurato” in questo caso, ciò che è garantito è il trionfo magistrale della qualità. Questa versione del Turco in Italia con la regia di Laurent Pelly insieme a Giacomo Sagripanti alla direzione musicale fa trascendere il termine “buffo” ed è che essendo l’omonima opera della parola dramma, i sorrisi che portano lo spettatore nelle terre dell’umorismo è un sfida che solo i veri artisti possono affrontare. Artisti con la A maiuscola.
È stata una messa in scena assolutamente completa, tutti gli elementi sono stati scelti con saggezza e sono stati completamente combinati. Plasticità ed eleganza sono presenti in modo ideale perché non solo prevale il buon gusto, ma anche l’utilità e l’uso delle risorse si basa sulla semplicità in modo che proprio l’armonia di tutto e di tutti faccia il lavoro.
Il filo conduttore visivo è la fotonovela, il regista ha voluto utilizzare questa risorsa per inquadrare la personalità della protagonista e l’intensità con cui si sente, e ovviamente, ben oltre catturare quell’intensità del dramma dell’amore che si vive in questo genere si trasferisce dal punto di vista estetico all’immagine visiva dello spettacolo. La telenovela è, mai meglio dirlo, incorniciata, le sue vignette, i suoi quadratini con immagini e testo le danno forma ed è di vitale importanza che ogni fotogramma abbia sufficiente forza narrativa per avere un impatto. La fotonovela racconta una storia e la storia sussiste nella testa del lettore e prende forma e narrazione ben oltre il testo che viene scritto con quei tipici e ben ricordati fumetti. Questo accade qui, ogni scena è una fotografia in movimento la cui narrazione e la cui forza è intelligentemente ben ponderata e insisto sulla parola: incorniciata. Non è solo perché queste cornici fotografiche che racchiudono gli artisti o le loro azioni scendono costantemente dall’alto, ma anche perché l’atmosfera è così ben realizzata che come pubblico ti godi la fotonovela tutto il tempo. Le strutture delle impalcature che sostengono le fotografie, le immagini che vanno da una parte all’altra e in tutte le dimensioni possibili, non solo riempiono tutto di colore, ma lo riempiono di vita. Ogni immagine rimane posizionata sulla retina come se fosse stampata su carta fotografica perché tutto è perfettamente ed efficacemente misurato e sotto una perfetta illuminazione.
La musica è il valore più grande che ha l’opera. L’ouverture è di una qualità scioccante. Ogni nota è pensata ed eseguita in questa occasione in modo sublime durante tutta la performance. Permette ai cantanti di mettersi in mostra e crea anche atmosfere da solo. Il direttore musicale, Sagripanti, che per la prima volta dirige il Coro y la Orquesta titular del Real, suona il fortepiano nei recitativi oltre a dirigere l’orchestra, questa è solo una capsula dell’importanza della musica in questo spettacolo. Le aree ripetitive richiedono agli artisti sul palco e li uniscono agli artisti, il che rende il linguaggio di connessione che si ottiene davvero eccezionale.
Il lavoro dei cantanti è così buono che entusiasma costantemente il pubblico e sconvolge tutto il protocollo degli applausi.
Non c’è modo di cominciare a parlare del cartello delle voci senza farlo con Fiorilla di Sara Blanch – devo notare che mi è rimasta la voglia di ascoltare Lisette Oropesa, che ha cantato in altre recite –, ma il fatto è che la qualità che dimostra il soprano lirico leggero di Tarragona è ben oltre l’entusiasmante. La Blanch ti colpisce, non solo con le parti brillanti interpretate con una qualità vocale impressionante, ma anche con l’abilità sul palco di interpretare il suo personaggio e soprattutto la nota comica che ci mette, senza rasentare la caricatura ma convincendoti al massimo.
Lo stesso accade con il Don Geronio di Pietro Spagnoli che è lodevole per la sua forza e soprattutto per la sua verità sul palco e naturalmente la presenza virile di quel meraviglioso turco che fa Adrián Sampetrean. Il Selim del basso romeno ha la stessa verità del baritono romano Spagnoli.
Semplicemente geniale il Poeta Prosdocimo diMattia Olivieri come egualmente brillante la Zaida del mezzo Chiara Amarù.
Ognuno ha un momento di brillantezza nel secondo atto, che, oltre ad essere un regalo della partitura, è una sfida che dimostra solo la qualità dell’interprete e alcuni di questi sono davvero magistrali.
Ed è che il secondo atto emerge dalla leggerezza che nel primo atto ti porta al comico, per rappresentare l’infinita tragedia che sta dietro ogni grande beffa.
La trama ruota sostanzialmente attorno all’aspetto della donna infedele, apertamente infedele, che, al di là del peso che l’adulterio può avere a livello morale, è anche un muto grido alla possibilità delle donne di scegliere la propria storia e darle libero sfogo ai tuoi desideri e priorità. Il testo non solo giustifica la sua azione, ma vi riflette anche sottolineando il suo bisogno di sfuggire alla noia del matrimonio, che in questa occasione inizia con una finzione di fotoromanzo che poi si trasforma in quell’infedeltà.
In quest’opera la donna ha un tono vendicativo oggi molto di moda, ma un vero scandalo nel lontano 1814 quando il Turco nacque. Ed è che è stato vittima della censura e di grandi critiche che fortunatamente sono servite solo a renderlo più forte e appetibile.Ecco come questo lavoro di Rossini arriva per la prima volta sul palco del Real in dieci recite in coproduzione con l’Opera de Lyon e il New National Theatre Tokyo.
Una fotonovela in cui l’eccellenza è presente in ogni pagina, ovvero Il Turco in Italia.
Ricardo Ladròn de Guevara
(11 giugno 2023)
Originale spagnolo
Se unen nostalgia, burlesca, poesía y sobre todas las cosas pasión para dar rienda suelta a una historia de engaño, mentiras y verdades en el que hay una sola triunfadora y es la música
Cuando un espectáculo, y más el operístico, convoca a un elenco como este sería una frase lugar común decir “el éxito está garantizado” en este caso lo que está garantizado es el magistral triunfo de la calidad. Esta versión de Il Turco in Italia que ha dirigido Laurent Pelly junto a Giacomo Sagripanti en la dirección musical hace que el término buffo trascienda y es que siendo la ópera homónima de la palabra drama, el que las sonrisas lleven al espectador a los terrenos del humor es un reto que solo pueden asumir los artistas de verdad. Artistas con una A muy mayúscula.
Esta ha sido una puesta en escena muy completa, todos los elementos han sido escogidos con acierto y se han combinado con total cabalidad. La plasticidad y la elegancia están presentes de forma ideal porque no solo impera el buen gusto sino que en la utilidad y aprovechamiento de los recursos se parte de la simplicidad para que precisamente la armonía de todo y todos, haga el trabajo. El hilo conductor visual es la fotonovela, el director ha querido utilizar este recurso para enmarcar la personalidad de la protagonista y la intensidad con la que siente, y claro, mucho más allá de plasmar esa intensidad del drama del amor que se vive en este género se traslada desde el punto de vista estético a la imagen visual del espectáculo. La telenovela está, nunca mejor dicho, enmarcada, sus viñetas, sus cuadritos con imagen y con texto le dan forma y es de vital importancia el que cada cuadro tenga la suficiente fuerza narrativa para impactar. La fotonovela va contando una historia y el relato subsiste en la cabeza del lector y va adquiriendo forma y narrativa mucho más allá del texto que se apunta con aquellos típicos y recordados globitos. Esto sucede aquí, cada escena es una fotografía en movimiento cuya narrativa y cuya fuerza está inteligentemente bien ponderada e insisto en la palabra: enmarcada. No solo es porque constantemente bajan desde las alturas estos marcos de fotos que encierran a los intérpretes o a sus acciones sino porque la atmósfera está tan bien lograda que como público estás todo el tiempo disfrutando de la fotonovela. Las estructuras de andamio que soportan las fotografías, las imágenes que van de un lado al otro y en todas las dimensiones posibles, no solo llenan de color todo es que lo llenan de vida. Cada imagen se queda en la retina posicionada como cuando se imprimen en papel fotográfico porque todo está perfecta y eficazmente medido y bajo una iluminación perfecta.
La música es el mayor valor que tiene la obra. La obertura es de una calidad impactante. Cada nota está pensada y ejecutada en esta ocasión de forma sublime durante toda la representación. Permite el lucimiento de los cantantes y además crea por sí misma atmósferas. El director musical, Sagripanti, que por primera vez dirige el Coro y la Orquesta titular del Real está interpretando el fortepiano en los recitativos además de dirigir a la orquesta esto es tan sólo una cápsula de la importancia que tiene la música en este espectáculo. Las áreas repetitivas exigen de los artistas en escena y los unen a los ejecutantes lo que hace que el lenguaje de conexión que se logra sea realmente estupendo.
El trabajo de los cantantes es tan bueno que emociona al público constantemente y se salta todo el protocolo de aplausos. No hay manera alguna de empezar a hablar del cartel de voces sin hacerlo con la Fiorilla de Sara Blanch. (Debería acotar que me quedo con las ganas de escuchar a Lisette Oropesa a la que no le tocaba función), pero, es que la calidad que la soprano lírico ligera oriunda de Tarragona demuestra es mucho más allá que emocionante. Blanch te toca la fibra, no solo con brillantes áreas interpretadas con una calidad vocal impresionante sino con la destreza en escena para interpretar su personaje y muy especialmente la nota cómica que le pone, sin rozar la caricatura pero convenciéndote al máximo. Igual pasa con el Don Geronio de Pietro Spagnoli que solo es digno de elogios por su fuerza y sobre todo por su verdad en escena y claro está la viril presencia de ese Turco maravilloso que Adrián Sampetrean hace. El Selim que ejecuta este bajo rumano tiene esa misma verdad que el barítono romano Spagnoli. El Poeta Prosdocimo del barítono Mattia Olivieri es sencillamente genial y la Zaida de la mezzo Chiara Amarù es brillante. Todos tienen en el segundo acto un instante de lucimiento y brillantez, que más allá de ser un regalo del guion es un reto que solo demuestra la calidad del intérprete y algunos de estos son realmente magistrales.
Y es que el segundo acto se desprende de la ligereza que en el primer acto te lleva a lo cómico, para representar la infinita tragedia que está detrás de toda gran burla. El argumento de la pieza gira básicamente en el aspecto de la mujer infiel, abiertamente infiel, que más allá del peso que pueda tener a nivel moral el adulterio también es un grito callado a la posibilidad de la mujer de escoger su historia y darle rienda suelta a sus deseos y a sus prioridades. El texto no solo justifica su acción sino que la pondera señalando su necesidad de evadirse del tedio del matrimonio, que en esta ocasión empieza por una ficción a la fotonovela que luego se transforma en esa infidelidad. En esta ópera la mujer tiene un tono reivindicativo muy de moda en nuestros días, pero un auténtico escándalo allá en el 1814 cuando nace la obra. Y es que fue víctima de la censura y de grandes críticas que afortunadamente solo sirvieron para hacerla más fuerte y más digerible, es así como llega por vez primera al escenario del Real esta obra de Rossini en diez funciones en coproducción con la Opera de Lyon y el New National Theatre Tokyo.
Una fotonovela en la que cada página está presente la excelencia, eso es Il Turco en Italia.
Ricardo Ladròn de Guevara
(11 junio 2023)
La locandina
Direttore | Giacomo Sagripanti |
Regia e costumi | Laurent Pelly |
Scene | Chantal Thomas |
Personaggi e interpreti: | |
Selim | Adrian Sampetrean |
Fiorilla | Sara Blanch |
Don Geronio | Pietro Spagnoli |
Don Narciso | Anicio Zorzi Giustiniani |
Poeta Prosdocimo | Mattia Olivieri |
Zaida | Chiara Amarù |
Albazar | Pablo García-López |
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real | |
Maestro del coro | Andrés Máspero |
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