Madrid: Orlando e i labirinti d’amore

Il labirinto della ragione avrà sempre un faro molto fioco e pericoloso, che è quello che accende il desiderio, la passione, i sentimenti e quella fatidica parola che è amore. La ragione è sempre messa alla prova quando le frecce dell’amore attraversano l’aria, sopra le teste degli esseri umani. E quello è Orlando, un essere umano abituato a lottare, nel senso più ampio del termine, che per lottare contro la ferocia del sentimento è capace di tutto e vi si sottopone.

La qualità vocale e l’interpretazione che rasenta i limiti della perfezione assoluta sono l’elemento principale che definisce questa versione odierna del classico di Georg Friedrich Händel. La presenza in scena dei controtenori è una vera delizia per le orecchie e in generale per tutti i sensi, poiché costituiscono una prova attendibile di quando la tecnica è messa al servizio dell’arte. La sua esecuzione è tanto complessa quanto sublime e la sua ubicazione garantisce la gioia del pubblico. In questo caso, l’Orlando di Christophe Dumaux è un ruolo rigoroso dal quale esce con grande successo, con un’impegno fisico degno di riconoscimento, un’innegabile forza interpretativa e tutto questo combinato con una grande passione e dedizione che dimostra. Questo personaggio, che rasenta la follia e la violenza, raggiunge uno squisito livello di credibilità anche nei suoi momenti più estremi perché l’artista è un eccellente controtenore. Così come è importante anche riconoscere il lavoro fenomenale di Anthony Roth Costanzo, in un Medoro impeccabile e dalla presenza forte e che Costanzo riesce a trasmettere con una galanteria potente quanto la sua voce. Tuttavia, e qui bisogna fare una tappa molto rilevante, e si tratta della partecipazione di Tal Ganor, che in questo ruolo sostituisce la magnifica Giulia Semenzato a causa di un problema di salute, per costituirsi, e più che abbastanza, come il grande bastione della notte. Tal Ganor profonde voce, interpretazione e sensibilità artistica. Protagonista di momenti davvero indimenticabili. La sua Dorinda non potrebbe essere migliore e merita senza dubbio le ovazioni e gli applausi che ha ricevuto. Senza, ovviamente, nulla togliere ad Anna Prohaska e Florian Boesch. Davvero un magnifico cast di vere star del bel canto.

Quest’opera in tre atti è una prima assoluta al Teatro Real e una produzione del Theater an der Wien ha avuto la regia di Claus Guth, che porta la potente storia originale con un successo davvero straordinario in un contesto più che contemporaneo, praticamente quotidiano . Rendere questo adattamento ad un’altra epoca e ad un altro contesto un viaggio impeccabile di fascino visivo per lo spettatore.

La struttura rotante progettata da Christian Schmidt è fondamentale in questo processo. Le quattro facce di un edificio residenziale con l’ambientazione adatta per essere in Florida, con palme e un’enigmatica brezza da spiaggia è davvero una meraviglia. Non solo per quanto è ben realizzato, per la cura di ogni dettaglio, ma per l’impatto visivo che rappresenta e per l’elemento di impegno fisico che rappresenta per il cast. Ma anche al di là di questo c’è il ruolo assolutamente protagonista dell’illuminazione di Bernd Purkrabek, che può essere definita solo con una frase e cioè che ha vita propria. L’impeccabile gestione delle luci è un elemento scenografico di estremamente interessante bellezza e carisma che è possibile solo grazie ad uno studio e una conoscenza meticolosi di quell’elemento, motivo per cui merita solo il riconoscimento più eloquente. Parlare di modernità significherebbe probabilmente ridurre il fatto a qualcosa di transitorio. In questa riuscita ricerca del Teatro Real di portare il genere operistico in una struttura lontana dalle convenzioni e dal rigore che lo ha sempre avuto, non fa altro che garantirne la perennità nell’immaginario collettivo soggetto alla cultura e soprattutto fa sentire più a proprio agio le nuove generazioni al suo posto nella capienza del sedile.

La musica di Orlando, e soprattutto la sua, diretta magistralmente da Ivor Bolton, ha sempre avuto un’identità personale. Spesso ci si chiede cosa accadrebbe se la rappresentazione fosse esclusivamente musicale, se la storia fosse intesa allo stesso modo, e la carica emotiva e sostanziale che ha la partitura è tale che è molto probabile che sia così. L’impeto che la bacchetta di Bolton riesce a dare, ad esempio, nell’ouverture, è di una forza e di una forza che, oltre a farti irrompere, ti fa capire che quello che verrà dopo sarà qualcosa di meraviglioso. E così è. La partecipazione dell’Orchestra è straordinaria e l’intervento di strumenti come l’arpa, il clavicembalo e perfino il Chitarrone, rende necessaria anche la presenza di un accordatore e Supervisore degli strumenti barocchi nel lavoro di prova, a dimostrazione dell’innegabile professionalità dell’opera spagnola che porta in scena il Teatro Real.

In questa battaglia ancora una volta Orlando esce vittorioso, perché la vittoria non è amore, ma l’aver trasmesso con amore ciò che ha trasmesso, e il tempo gioca sempre a favore degli interessi più nobili. E non c’è niente di più nobile che realizzare spettacoli sempre migliori.

Ricardo Ladrón de Guevara
(12 novembre 2023)

Originale spagnolo

Solo la locura del amor es comparable a su innegable tragedia.

El laberinto de la razón siempre tendrá un faro muy tenue y peligroso que es aquel que enciende el deseo, la pasión, los sentimientos y esa fatídica palabra que es el amor. El raciocinio siempre está puesto a prueba cuando las flechas del amor cruzan el aire, por encima de las cabezas de los seres humanos. Y ese es Orlando, un ser humano acostumbrado a luchar, en el sentido más amplio de la palabra, que para luchar contra la ferocidad del sentir es capaz de todo y a ello está sometido.

La calidad vocal y la interpretación que roza los límites de la perfección absoluta son el principal elemento que define esta versión de hoy del clásico de Georg Friedrich Händel. La presencia en escena de los contratenores es un verdadero deleite para los oídos y en general para todos los sentidos, pues constituyen la prueba fehaciente de cuando la técnica se pone al servicio del arte. Su ejecución es tan compleja como sublime y su lugar garantiza el deleite del público. En este caso el Orlando de Christophe Dumaux es un riguroso rol del que sale muy airoso, con una exigencia física digna de reconocer, una fuerza interpretativa innegable y todo ello aunado con una gran pasión y entrega que demuestra. Este personaje que roza la locura y la violencia alcanza un exquisito nivel de credibilidad hasta en sus momentos más extremos porque el artista es un contratenor excelente. Así como también es importante reconocer el fenomenal trabajo de Anthony Roth Costanzo, en un impecable Medoro con una recia presencia y que @A_R_Costanzo logra transmitir una gallardía tan potente como su voz. No obstante, y aquí hay que hacer un alto muy relevante, y es la participación de la gran Tal Ganor, que en esta función sustituye a la magnífica Giulia Semenzato por un quebranto de salud, para constituirse, y de sobras, como el gran baluarte de la noche. @GanorTal hace un derroche de voz, interpretación y de sensibilidad artística. Protagonizando momentos realmente inolvidables. Su Dorinda no podría ser mejor y merece las ovaciones y los aplausos que ha recibido, sin duda alguna. Sin desmerecer por supuesto los trabajos de Anna Prohaska y Florian Boesch. Realmente un magnífico elenco de verdaderas estrellas del bel canto.

Esta Ópera de tres actos es un estreno en el Teatro Real y una producción procedente del Theater an der Wien ha contado con la dirección de escena de Claus Guth, que lleva con un acierto realmente extraordinario la contundente historia original a un contexto más que contemporáneo, prácticamente cotidiano. Haciendo de esta adaptación a otra época y otro contexto un viaje impecable de encanto visual para el espectador. La estructura, giratoria, que Christian Schmidt ha diseñado, es clave en este proceso. Las cuatro caras de un edificio de viviendas con la ambientación adecuada para estar en la Florida, con palmeras y una enigmática brisa playera es realmente un portento. No solo por lo bien realizada que está, por cada detalle cuidado, sino por el impacto visual que representa y el elemento de exigencia física que supone para el elenco. Pero, aún más allá de ello está el papel absolutamente protagónico que tiene la iluminación de Bernd Purkrabek que solo se puede definir con una frase y es que tiene vida propia. El impecable manejo de las luces es un elemento escenográfico de una belleza y un carisma interesantísimo que solo es posible gracias a un minucioso estudio y conocimiento de ese elemento, por eso solo merece el reconocimiento más elocuente. Hablar de modernidad sería probablemente reducir el hecho a algo transitorio. En esta acertada búsqueda del Teatro Real de llevar el género operístico a una estructura alejada de los convencionalismos y del rigor que siempre ha tenido simplemente garantiza su perpetuidad en el imaginario colectivo sujeto a la cultura y sobre todo hace que las nuevas generaciones sientan más cómodo su lugar en el aforo de butacas.

La música de Orlando, y especialmente la de éste, que dirige magistralmente Ivor Bolton , siempre ha tenido una identidad personal. Con frecuencia uno se pregunta qué pasaría si la representación fuese solamente musical, si la historia llegaría a comprenderse igual, y es que la carga emocional y sustancial que tiene la partitura es tal que es muy probable que sí. El ímpetu que la batuta de @IvorBolton logra que se ejecute, por ejemplo, en la obertura, es de una fuerza y contundencia que además de erizarte, te hace comprender que lo que viene a continuación será algo maravilloso. Y así es. La participación de la Orquesta es extraordinaria y la intervención de instrumentos como el arpa, el clave y hasta el Chitarrone, hace que sea necesaria incluso la presencia en los trabajos de ensayo de un afinador y Supervisor de instrumentos barrocos, lo que viene a demostrar la innegable profesionalidad de la ópera española que sube a las tablas el Teatro Real.

En esta batalla una vez más Orlando sale victorioso, porque la victoria no es el amor, si no haber transmitido con amor lo que ha transmitido, y es que el tiempo siempre juega a favor de los intereses más nobles. Y es que no puede haber uno más noble que el de hacer cada vez mejores espectáculos.

Ricardo Ladrón de Guevara
(12 novembre 2023)

La locandina

Direttore Ivor Bolton
Regia Claus Guth
Scene e costumi Christian Schmidt
Luci Bernd Purkrabek
Drammaturgia Ronny Dietrich
Vídeo Rocafilm
   Personaggi e interpreti:
Orlando Christophe Dumaux
Angelica Anna Prohaska
Medoro Anthony Roth Costanzo
Dorinda Tal Ganor
Zoroastro Florian Boesch
Orquesta Titular del Teatro Real

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