Manuel Canale riscopritore di Perosi
Organista e storico dell’organo Manuel Canale, classe 1982 è a l suo debutto discografico con un CD, prodotto da Rainbow Classics, di prossima uscita e interamente dedicato a Lorenzo Perosi, compositore chiave per quanto riguarda il repertorio sacro del Novecento Storico. Lo abbiamo intervistato.
- Perché è necessario “riscoprire” Perosi?
È obbligatorio riscoprire Perosi come esempio di musicista a tutto tondo. Partito dalla musica sacra, ha spaziato in tutti i generi, tranne in quello operistico, ed è sempre stato salutato come un eroe nazionale, colui che incarnava lo spirito della melodia italiana. Ha raccolto successi e consensi in campo liturgico al servizio di ben 5 papi come Direttore perpetuo della Cappella Sistina. Ma ha anche saputo confrontarsi con l’oratorio, facendolo rinascere e registrando numerose rappresentazioni nei più importanti teatri d’Europa. Una capacità di creare grandi successi che lo avvicinano, per celerità e per creatività, ad altri grandi del passato come Gioachino Rossini.
- Si può dire Perosi guardi al passato per costruire un cammino nuovo per la musica sacra?
Sicuramente Perosi strizza l’occhio al passato. La sua musica è intrisa di una cantabilità avvolgente, proprio come facevano i suoi predecessori, anche se loro si ispiravano alla melodiosità del canto di stampo melodrammatico. Ricordiamo che Perosi è uno dei campioni della musica della riforma del Movimento Ceciliano, nato in Germania ed arrivato in Italia attorno al 1870, che propugnava il ritorno ad una musica più castigata in chiesa. Nella prima e seconda metà dell’800 era normale sentire arie d’opera in chiesa, magari mascherate da Tantum ergo o da Gloria in excelsis Deo (comunque la tecnica del Contrafactum esiste nella musica già dal Medioevo, nihil novi sub soli…). Perosi impara a suonare dal padre Giuseppe, imbevuto dello stile del proprio tempo, e anche quando Lorenzo cerca una nuova via, l’anima italiana riaffiora, se pur castigata, ma nella sua leggiadria e nella sua eleganza, elemento che tutt’ora ci è invidiato da tutto il mondo musicale.
- Ad ogni periodo corrisponde un organo. Che strumento hai scelto e perché?
La mia scelta è caduta sul pregevole organo Mascioni del Duomo di Schio, e devo ringraziare la Parrocchia oltre al professor Giuseppe Piazza e Luciana Silvestri per il loro costante supporto e vicinanza. Il periodo di cambiamento dello stile musicale in chiesa coincide col cambiamento della costruzione degli organi. Si passa da strumenti più adatti ad imitare gli assoli bandistici (provvisti anche di percussioni come campanelli e grancassa), a strumenti che imitano l’orchestra postromantica. Quindi vi è la ricerca del colore dei fondi orchestrali, e della differenziazione tra registri della stessa altezza come l’Eufonio, la Gamba, il Salicionale, il Bordone… L’organo di Schio possiede tutti gli elementi timbrici per rendere bene quei piani sonori a cui avevo pensato, ed il risultato sonoro che esce dall’impasto timbrico è adatto a rendere la chiarezza delle polifonie perosiane.
- Come ti sei mosso nella scelta dei brani per il CD?
La produzione organistica di Perosi non è di grandi dimensioni. Perosi è stato organista, ma non solo. Nella sua gioventù, soprattutto finché fu maestro di cappella alla Marciana a Venezia e nei primi anni dell’impiego romano, veniva invitato spesso ad inaugurare organi. Per l’occasione, oltre ad improvvisare, preparava brani ad hoc. Questi, assieme a quelli composti seguendo le nuove direzioni della musica sacra, sono i componimenti che ho prediletto nella mia incisione. Per esempio, le due raccolte da 6 Trii ciascuna che ho inciso sono una novità per l’epoca, dato che nel panorama italiano organistico questo genere (presente in Germania e in Francia) viene praticamente introdotto da Perosi. Assieme agli altri brani, mostrano un aspetto di un compositore che non vuole stupire con effetti speciali, ma che sembra bearsi nella santità dei suoni che riempiono il luogo sacro, con un senso di rapimento estatico.
- Progetti futuri?
Attualmente sto lavorando al completamento del catalogo delle opere organistiche di un autore milanese che sto analizzando da anni, Polibio Fumagalli (1830 – 1900). Per quanto riguarda le incisioni discografiche, ho in programma per l’anno prossimo l’incisione dell’integrale di un autore bolognese, Antonio Diana (? – post 1862), che ha stampato con Ricordi una Raccolta di composizioni per Organo d’ogni genere, emblematica di quello stile di cui sopra, parente del belcanto teatrale.
Alessandro Cammarano
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