Maribor: l’eleganza della Rondine
Nata come un’operetta e diventata uno spettacolo moderno, brillante e disincantato sul sentimento, la Rondine di Giacomo Puccini sembra vivere un periodo di grande recupero d’interesse nell’anno dell’anniversario pucciniano dei cent’anni dalla morte. È tornata in scena a Verona, sul palcoscenico del Filarmonico dopo ben ventidue anni di assenza. È attesa alla Scala nel prossimo aprile. Appena varcati i confini del Bel Paese a Nord Est, ecco il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor che la accoglie per la prima volta nell’allestimento proveniente da Zagabria e firmato da Hugo De Ana. Lastovka, ossia La Rondine prosegue le celebrazioni pucciniane di SNG Operaballet Maribor con quella che forse fu l’opera più amata dal compositore di Lucca. Fra marzo e il prossimo novembre l’istituzione musicale slovena dopo Manon Lescaut e La Rondine, rappresenterà di seguito Tosca, Madama Butterfly e Turandot.
La Rondine sfugge a ogni definizione: mette in scena sogni, amori, battibecchi che da un lato incantano e dall’altro divertono, con un’orchestra finissima e un’orchestrazione attenta a ogni tipo di ritmo, le danze di Parigi, le sue luci e il suo divertimento.
Opera sperimentale, in bilico tra l’operetta viennese di ambientazione parigina – da Vienna arrivò a Puccini il soggetto di Willner e Reichert – e il dramma borghese novecentesco, La Rondine nacque su libretto del veronese Giuseppe Adami già prima della Grande Guerra, per vedere la luce a Montecarlo solo nel 1917. Da allora il suo cammino fu tortuoso, e Puccini, perennemente alla ricerca della perfezione, creò almeno tre versioni differenti con altrettanti finali diversi: nella sua concezione originale la presenta il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor in un’ambientazione di grande fascino che sposta l’azione all’epoca dei telefoni bianchi, perfettamente congrua ad accogliere la vicenda dell’innamoramento della bella ed elegante Magda, mantenuta dal banchiere Rambaldo, per il giovane Ruggero venuto a Parigi dalla provincia. E il sogno che l’annoiata Magda canta nel primo atto – abbandonare il lusso e i divertimenti per una vita dedicata all’amore – si trasforma in realtà. Ma, vissuto nella realtà, il sogno è destinato a durare? Se la vicenda può ricordare da principio quella della Traviata verdiana e i suoi valzer, la sapienza compositiva e la modernità di Puccini, che cita le avanguardie musicali dal Richard Strauss da Salome al tango, e autoironicamente prende le distanze dalle sue opere sentimentali, offre un finale inedito, e in qualche modo spiazzante, in cui la protagonista sceglie consapevolmente la libertà di continuare a essere mantenuta. Come dire la rondine non spicca il volo “oltre il mare / verso un chiaro paese / di sogno… verso il sole / verso l’amore”.
Detto questo, lo spettacolo elegantissimo di Hugo de Ana che ne firma regia qui riprodotta da Michele Cosentino e Tim Ribic, scene e costumi, – il disegno luci è invece opera di Vittorio Alfieri, – rende giustizia all’eleganza della musica e dà un buon supporto alle debolezze del testo. La festa privata in casa di Magda al primo atto è molto curata nei movimenti di tutti, il sipario si apre sulla protagonista al telefono e si popola quindi del démi-monde che la frequenta in cui brilla la stella del poeta Prunier, gloria della nazione cui Martin Susnik offre vocalità e figura adeguate. Nel secondo atto, colori e vivacità sono ammirevoli, e così gli interventi del corpo di ballo coreografato da Michele Cosentino, meno centrati quelli del coro preparato da Zsuzsa Budavari Novak.
Nella compagnia si mettono in evidenza i due tenori, il già citato Susnik e l’eccellente Max Jota che dona al provinciale Ruggero vocalità integra, bel fraseggio e impeccabile musicalità.
Lo spettacolo gioca sul legame in qualche modo materno che lega la rondine Magda, annoiata del lusso e del denaro, al bamboccione arrivato dalla provincia; Sabina Cvilak lo restituisce con recitazione misurata, canto – acuti estremi a parte – amministrato con dovizia di piani e pianissimi, bei fraseggi che compensano una dizione non sempre molto accurata.
Valentina Cuden è una Lisette sopra le righe, ma simpatica, e molto affiatato e bene assortito è il trio di donnine allegre del primo atto formato da Martina Ledinek (Yvette), Mojca Potrc (Bianca) e Dada Kladenik (Suzy).
Sebastian Celofiga è uno sbrigativo Rambaldo, e puntuali sono gli interventi di Marko Zaler (Périchaud), Marko Skofic (Gobin), Maks Fegus (Crébillon) e di tutti gli altri.
Dal podio Simon Krecic offre a una partitura frastagliata come poche, il dinamismo che a Puccini, e a questo Puccini che prefigura gli esiti che raggiungerà a breve con il Trittico e Turandot, conviene. Direzione sensibile, concertazione accurata e gesto efficace fanno di questo giovane Maestro una sicura realtà per gli spettacoli del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor di cui è responsabile artistico per l’opera. L’Orchestra Sinfonica di SNG Maribor gli risponde con prontezza e gli applausi, molto calorosi di un pubblico numeroso e partecipe, che salutano tutti al termine dello spettacolo, sono più che meritati.
Rino Alessi
(24 febbraio 2024)
La locandina
Direttore | Simon Krečič |
Regia, scene e costumi | Hugo de Ana |
Personaggi e interpreti: | |
Magda de Civry | Sabina Cvilak |
Lisette | Valentina Čuden |
Ruggero Lastouc | Max Jota |
Prunier | Martin Sušnik |
Rambaldo Fernandez | Sebastijan Čelofiga |
Périchaud | Marko Žaler |
Gobin | Marko Škofič |
Crébillon | Maks Feguš |
Yvette | Martina Ledinek |
Bianca | Mojca Potrč |
Suzy | Dada Kladenik |
Georgette | Terezija Potočnik Škofič |
Gabriella, una voce | Nina Hvalec |
Lolette | Renata Krajnc |
Un maggiordomo | Mihael Roškar |
Orchestra e coro dell’Opera Slovena di Maribor | |
Maestro del coro | Zsuzsa Budavari Novak |
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