Max Reger: Il Furibondo rilegge i Trii per archi

Reger è uno di quei compositori che un po’ tutti conoscono di nome, che tutti reputano complesso e contorto, ma che in pochissimi hanno davvero ascoltato. E d’altronde c’è da perdersi nell’ambia produzione di Johann Baptist Joseph Maximilian Reger, per gli amici Max. Oltre 140 numeri d’opera, in uno stile che partendo da un linguaggio maturato nel tardo Romanticismo prosegue su quella ripresa di forme classiche e barocche che già da Brahms aveva cominciato ad affermarsi. Ciò che lo contraddistingue, allontanandolo dai colleghi Mahler e Strauss (di una decina d’anni più vecchi del Nostro) e avvicinandolo proprio a Brahms, è il trovare la propria dimensione ideale nella musica da camera. Mentre i palcoscenici d’Europa si popolano di orchestre sempre più maestose, Reger riempie i suoi taccuini di sonate, suite, quartetti, quintetti, sestetti, Lieder, molte raccolte pianistiche e ovviamente una nutrita schiera di brani dedicati al suo strumento, l’organo. In questa vasta produzione occupano un posto molto interessante i due Trii per archi protagonisti di questo nuovo CD del Trio Il Furibondo, per l’etichetta tedesca Solo Musica.

Un CD che approfondisce con l’attenzione sia al contesto che alla parte tipica dell’ensemble italiano, composto dalla violinista Liana Mosca, il violista Gianni de Rosa e il violoncellista Marcello Scandelli, tutti abituati a lavorare con alcuni dei più importanti ensemble di musica antica del panorama europeo, come Il Giardino Armonico e Le Concert des Nations. Per quest’incursione nel primo Novecento, Il Furibondo ha collaborato con il Max Reger-Institut di Karlsruhe e il ricercatore Stefan König, che ha firmato l’assai utile libretto. Utile perché ci fornisce un orientamento nel percorso dell’autore, senza il quale potremmo trovarci spiazzati di fronte a due lavori di musica certamente densa, ma tutt’altro che contorta e pesante. Il Furibondo comprende bene la ricerca di maggiore chiarezza e leggerezza che Reger persegue in questi due brani e affronta i Trii con energia ed affiatamento, anche se non sempre con un’intonazione impeccabile e senza riuscire convincente fino in fondo.  L’interpretazione del trio, infatti, sembra un po’ restare a metà: da un lato rifugge la plasticità delle linee, evitando le sonorità piene, ampie e rotonde, dall’altro non porta questa scelta fino a trovare una libertà e uno slancio che riesca a dare vitalità alle complesse frasi del compositore bavarese. L’effetto è di una certa discontinuità, ma senza isolare dinamicamente, agogicamente e timbricamente in modo netto le varie aree con cui Reger suddivide i suoi movimenti più estesi. Del Trio n. 1 op. 77b (1904), infatti, il movimento più riuscito è senza dubbio il più breve, il Ländler del terzo movimento, di cui Il Furibondo identifica con chiarezza il carattere popolareggiante, un po’ aspro, ma già tornando all’Allegro con moto conclusivo, dal respiro più ampio, si sente la necessità di un maggiore slancio o al contrario di una maggiore nitidezza delle frasi musicali.

Tra i due, più riuscito è senza dubbio il Trio n. 2 op. 141b (del 1915, ma inserito per primo nel CD), anche per una maggiore felicità di composizione. Questo lo notiamo soprattutto nel secondo movimento, un Andante molto sostenuto con variazioni di splendida fattura, di cui Il Furibondo coglie magnificamente il carattere di intima sacralità, quell’idea di solitudine serena ma malinconica di un compositore che, ritirandosi a Jena, si sottrasse al dialogo con la contemporaneità, in un mondo che a quel punto aveva già visto nascere le Images di Debussy, il Sacre di Stravinskij e il Pierrot di Schönberg.  Buono anche il Vivace conclusivo, con il suo baldanzoso fugato, anche se un po’ buttato il brusco finale, su cui torna quella peculiare caratteristica de Il Furibondo di scomparire facilmente in pianissimo inudibili, per poi contrastare con nette sferzate, in una polarizzazione dinamica che non sempre rende giustizia alle frasi di Reger. Il quale ancora non ho compreso se sia un grande autore da riscoprire (come potrebbero far intendere gli elogi di Schönberg e Hindemith), o un autore per cui non c’è più (o non ancora) spazio nel sentire moderno. Intanto salutiamo con grande piacere ogni produzione che ci porti ad approfondire nuova musica e con essa nuove domande.

Alessandro Tommasi

Max Reger
Trii per archi
Il Furibondo
CD Solo Musica

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